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Giovedì 13 giugno è in programma a Roma, presso la Sala Cristallo dell’Hotel Nazionale (piazza Montecitorio) l’incontro dal titolo “I droni armati e il nuovo volto della guerra“.
L’evento, che chiama a raccolta esperti nazionali e internazionali, è stato voluto e organizzato in collaborazione con Rete Italiana per il Disarmo e l’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo con l’obiettivo di far crescere l’attenzione della politica e dei cittadini su uno strumento che in pochissimi anni ha radicalmente trasformato le dinamiche dei conflitti.
La partecipazione all’evento è gratuita, ma è necessario registrarsi.
L’utilizzo di droni armati vede l’Italia coinvolta in prima linea. Non a caso la prima sessione è dedicata alla presentazione di una ricerca realizzata appositamente dall’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo che intende misurare quanto l’opinione pubblica sia informata sul ruolo e le attività dell’Italia in questo ambito. Intervengono Francesca Farruggia (Direttrice IRIAD) e Fabrizio Battistelli, presidente dell’Istituto di Ricerche.
Francesco Vignarca di Rete Disarmo analizza invece la rilevanza della base aerea di Sigonella in Sicilia come snodo delle operazioni (anche letali) condotte dai droni statunitensi.
Nella seconda sessione, di respiro internazionale, si affronta la questione delle vittime civili, i cosiddetti “danni collaterali“, degli attacchi condotti con droni armati a partire dal lavoro di ricerca svolto dai nostri ricercatori e presentato da Ella Knight del Segretariato Internazionale di Amnesty International.
Dedicati alla necessità di una regolazione dei droni e agli incroci tra droni e politica di difesa dell’Unione Europea gli interventi di Wim Zwijnenburg e Foeke Postma di PAX Netherlands.
Nella terza sessione è invece intenzione degli organizzatori favorire un confronto con Parlamentari ed esponenti governativi per riflettere sul prossimo uso di questi sistemi armati da parte delle nostre forze armate, sul loro uso da parte di altre forze armate con partenza dal nostro territorio nazionale e sulle necessarie indicazioni operative e giuridiche. Inviti in tal senso sono stati già trasmessi a Parlamentari e rappresentanti del Governo.
Il nostro lavoro sui rischi collegati all’utilizzo dei droni armati rientra in una campagna più ampia dedicata alle violazioni dei diritti umani connesse all’utilizzo delle armi e al ruolo e alle responsabilità italiane su queste tematiche.
L’uso intenzionale della forza letale, al di fuori del conflitto armato, può essere giustificato solo quando strettamente inevitabile, al fine di proteggersi da una minaccia imminente alla vita. Nelle situazioni di conflitto armato, gli attacchi con i droni hanno causato un numero significativo di morti civili e in alcuni casi sembrano aver violato il diritto umanitario internazionale.
Una caratteristica comune dell’uso di droni armati fuori dalle zone di ostilità attive è stata la mancanza di trasparenza, che ha ostacolato l’accertamento di fatti basilari riguardanti gli attacchi con i droni, compreso il quadro legale applicabile, e impedito l’accertamento delle responsabilità e l’accesso alla giustizia e alla riparazione da parte delle famiglie delle vittime.
Dal 2001 con l’inizio della cosiddetta “guerra al terrore“, gli Stati Uniti hanno sviluppato un vasto programma di uso letale dei droni, che serve per effettuare uccisioni mirate extra-territoriali in tutto il mondo. Gli Stati Uniti fanno molto affidamento sull’assistenza di molti Stati per queste operazioni con i droni all’estero e Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Italia hanno tutti svolto un ruolo di supporto significativo.
Insieme ad altre organizzazioni abbiamo documentato attacchi illegali con i droni statunitensi nel corso di oltre un decennio, denunciando il fatto che questi raid hanno violato il diritto alla vita e in alcuni casi sono equiparabili a esecuzioni extragiudiziali e altre forme di uccisioni illegali.
Scarica il documento “Principi chiave sull’uso e sul trasferimento dei droni armati“.