Foto Corporal Steve Follows RAF/MOD
Tempo di lettura stimato: 6'
Una “profonda preoccupazione per la fornitura segreta di assistenza da parte degli Stati europei alle operazioni dei droni letali condotte dagli Stati Uniti, in particolare alla luce di una drammatica espansione negli attacchi con droni” senza dimenticare come recentemente “il Presidente Trump abbia smantellato le già inadeguate restrizioni dell’Amministrazione Obama sull’uso della forza” letale. Sono queste le motivazioni che hanno spinto 19 Organizzazioni della società civile internazionale (13 delle quali fanno parte dello European Forum on Armed Drones) a diffondere una dichiarazione congiunta sull’assistenza fornita dai Paesi europei al programma con droni letali condotto dali Usa, sottolineando i possibili impatti in termini legali e di complicità.
Una situazione problematica, quella dei droni armati e del loro uso letale dentro e fuori i conflitti armati riconosciuti, al centro del recente Rapporto “Assistenza mortale” pubblicato da Amnesty International e che evidenzia quale sia stato il ruolo di quattro importanti Paesi europei he in questi anni hanno supportato il programma statunitense dei droni: Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Italia. “Dal 2001 con l’inizio della cosiddetta “guerra al terrore”, gli Stati Uniti hanno sviluppato un vasto programma che prevede l’uso dei droni per effettuare uccisioni mirate extra-territoriali in tutto il mondo. In molti casi i droni hanno colpito vittime innocenti, realizzando uccisioni illegali, alcune delle quali potrebbero equivalere a crimini di guerra o a esecuzioni extragiudiziali” sottolinea Amnesty. Nel Rapporto in particolare si riporta come già da tempo Regno Unito, Germania e Italia consentano agli Stati Uniti di gestire basi nei loro territori, col conseguente impiego di comunicazioni e infrastrutture d’intelligence che permettono la trasmissione di informazioni dagli operatori dei droni negli Usa ai droni armati che lanciano attacchi mortali in tutto il pianeta; inoltre l’Italia consente agli Usa di lanciare attacchi coi droni armati dalla base Usa di Sigonella a scopo difensivo.
“Con sempre più Stati europei che collaborano e condividono dati con gli Stati Uniti in varie missioni militari e acquisiscono essi stessi droni armati, l’EFAD chiede un chiarimento sulle posizioni legali sull’uso della forza letale con droni armati, in particolare fuori dal campo di battaglia – sottolinea Wim Zwijnenburg della Ong Olandese PAX e coordinatore del Forum -. L’EFAD chiede inoltre un più ampio dibattito a livello di UE sull’uso e la proliferazione dei droni armati per garantire che queste nuove tecnologie vengano utilizzate conformemente ai quadri giuridici esistenti e in modo trasparente. Non va dimenticato infatti che gli Stati europei probabilmente impiegheranno più mezzi militari nelle operazioni militari all’estero, nel contempo cercando un mercato potenziale per la propria industria dei droni”. Il Forum Europeo sui droni armati è composto da 27 organizzazioni della società civile europea o con attività in Europa (per l’Italia sono membri la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili e la Rete Italiana per il Disarmo). La “Call to Action” del Forum chiede ai Governi di articolare politiche chiare, prevenire la complicità, assicurare la trasparenza, stabilire responsabilità e controllare la proliferazione dei droni armati.
La Rete Italiana per il Disarmo ha in corso sul tema dei droni armati una campagna di ricerca e mobilitazione in particolare incentrata sul fatto che il nostro Paese è sul punto di dotarsi di armamento per i propri droni militari. L’azione è coordinata dall’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo che ha già pubblicato nel 2017, in collaborazione con esperti internazionali e nazionali, la ricerca “Droni militari: proliferazione o controllo” con una prima panoramica della situazione (illustrata inoltre nell’evento pubblico del settembre 2017 presso l’Università Statale di Milano “Droni armati in Italia e in Europa: problemi e prospettive”).
“I problemi che pongono i droni armati sono tanti e molto seri. Forse il più urgente di tutti è che la gente ne sa pochissimo. Dato che in democrazia i cittadini hanno il diritto di essere informati, oggi il nostro obiettivo è di capire se sono disponibili informazioni sufficienti su un tema che non è soltanto tecnico, cioè strategico e militare, ma ha rilevanti implicazioni che riguardano i principi dello Stato di diritto, da quello di un giusto processo (che invece viene negato nel caso delle “esecuzioni mirate”) fino alla vita quotidiana (privacy, sicurezza ecc.) – commenta Fabrizio Battistelli presidente di IRIAD -. Per questo, nell’ambito della campagna di azione sul tema droni condivisa con la RID, Archivio Disarmo sta effettuando una ricerca sull’opinione pubblica italiana articolata in una serie di focus group nelle principali città italiane e nella realizzazione di un sondaggio di opinione a livello nazionale”.
La dichiarazione congiunta è scaricabile a questo link.
Il recente Report “Assistenza mortale” pubblicato da Amnesty International sul supporto degli Stati europei al programma statunitense di droni armati è scaricabile a questo link.
Il Report di ricerca “Droni militari: proliferazione o controllo” pubblicato ad aprile 2017 da Rete Disarmo e IRIAD Archivio Disarmo è scaricabile a questo link.
Per maggiori informazioni sullo European Forum on Armed Drones: www.efadrones.org.