Migliaia di donne e ragazze sopravvissute alla brutalità del gruppo armato Boko haram sono state successivamente stuprate dai soldati che sostengono di averle liberate. L’esercito nigeriano e la milizia alleata, chiamata Task force civile congiunta (Jtf), hanno separato le donne dai loro mariti confinandole in “campi satellite”. Lì, le hanno costrette a lavorare nei campi e stuprate, a volte in cambio di cibo.
In migliaia sono morte di fame. Alcune donne si trovano a maggior rischio di abusi perché i loro mariti sono stati portati via; automaticamente sospettati di essere combattenti di Boko Haram solo perché uomini di una certa età.
Un gruppo di donne sfollate chiamato il Movimento Knifar sta facendo una campagna per chiedere giustizia e protezione dai loro stupratori e il rilascio dei loro mariti. Il movimento è composto da circa 1.300 persone e ha raccolto un elenco di circa 800 vittime, decedute per fame e malattie dopo esser state sfollate.
Chiedi, insieme a noi, al governo nigeriano di assicurare alla giustizia gli autori di tutti gli abusi e di rendere pubbliche le azioni che saranno intraprese in questa direzione.
President Muhammadu Buhari
Office of the President
Nigerian Presidential Complex,
Aso Rock Presidential Villa
Abuja, Federal Capital Territory
Nigeria
Eccellenza,
Le scrivo come sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati.
Le chiedo di ordinare la diffusione del rapporto del comitato investigativo presidenziale e di rendere pubblico ciò che il governo farà per affrontare la violenza e gli abusi subiti dalle donne sfollate nel nord-est della Nigeria. I risultati della relazione dovrebbero anche essere resi pubblici.
I perpetratori di queste violazioni dei diritti umani, tra cui lo stupro di donne e ragazze nei campi per sfollati, devono essere assicurati alla giustizia e devono essere affrontate le cause che portano le donne ad essere particolarmente a rischio di violenza sessuale. Queste includono restrizioni di movimento imposte dalle autorità, separazione dai familiari e fornitura inadeguata di assistenza nei campi.
Grazie per l’attenzione.
Quando, a partire dal 2015, l’esercito nigeriano ha strappato territori a Boko haram, le persone che vivevano nei villaggi precedentemente occupati dal gruppo armato sono state costrette a trasferirsi in “campi satellite”. Chi ha resistito all’ordine, se non è riuscito a fuggire in tempo, è stato ucciso.
In alcuni campi gli uomini tra i 14 e i 40 anni sono stati, nella maggior parte dei casi, imprigionati. La stessa sorte è toccata a molte donne che avevano viaggiato senza i loro mariti.
Decine di donne hanno raccontato ai nostri ricercatori di essere state stuprate in questi campi da parte di soldati e miliziani della Jtf e di essere state ridotte alla fame per diventare le loro “fidanzate” e ad essere disponibili a rapporti sessuali a ogni evenienza.
Molte donne erano state già vittime di abusi, rapimenti e matrimoni forzati da parte di Boko haram. Anziché essere soccorse, sono state arrestate dall’esercito in quanto “vedove di Boko haram”.
Lo sfruttamento sessuale continua ancora adesso, seguendo uno schema consolidato: i soldati entrano nei campi per fare sesso e i miliziani della Jtf scelgono “le più belle” da consegnare ai soldati. La paura impedisce alle vittime di ribellarsi.
Nei “campi satellite” c’è stata un’acuta crisi alimentare dall’inizio del 2015 fino alla metà del 2016, quando gli aiuti umanitari sono aumentati.
Come minimo centinaia, probabilmente migliaia di persone sono morte nel campo “Ospedale di Bama” in quel periodo. Le testimonianze parlano di 15-30 morti al giorno e le immagini satellitari, che mostrano la rapida espansione del cimitero all’interno del campo, danno loro ragione. Morti per fame sono state registrate anche nei “campi satellite” di Banki e Dikwa.
Nonostante dal giugno 2016 le Nazioni Unite e altre agenzie abbiano aumentato l’entità dell’assistenza umanitaria, molte donne hanno continuato a trovare difficoltà nell’accesso a quantità adeguate di cibo, anche a causa delle restrizioni alla libertà di movimento fuori dai campi.