Nigeria: minori e donne abusati sessualmente nelle prigioni dello Stato del Borno

30 Aprile 2019

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Attraverso una ricerca condotta nello stato del Borno, in Nigeria, abbiamo accertato casi di violenza sessuale nei confronti di donne e minori da parte di agenti di sicurezza e altri detenuti nelle strutture penitenziarie di alta sicurezza della regione.

Gli strazianti episodi sono avvenuti nelle prigioni di massima sicurezza di Maiduguri e Giwa, dove migliaia di civili, arrestati per sospetta complicità con il gruppo armato di Boko haram, sono detenuti. La ricerca ha inoltre accertato che numerosi minori sono detenuti illegalmente, insieme agli adulti, nel penitenziario di Maiduguri.

“Si tratta di un altro inquietante caso di violazione dei diritti umani perpetrato a danno dei civili nel contesto del fenomeno di Boko haram, nella Nigeria nord orientale”, ha dichiarato Osai Ojigho, direttore di Amnesty International Nigeria.

Gli abusi sui minori nel nel carcere di Maiduguri

Un nostro gruppo di ricercatori ha visitato il carcere di Maiduguri all’inizio di questo mese, per verificare le accuse mosse dal detenuto Charles Okah – inizialmente documentate da Sahara Reporters – secondo il quale vi sono bambini detenuti illegittimamente e vittime di abusi presso tale penitenziario.

Okah ha sostenuto che tre minori detenuti nel braccio della morte erano tra le molte vittime di abusi sessuali.

Abbiamo ottenuto documentazione del tribunale che conferma come almeno 68 bambini sono detenuti nel carcere di Maiduguri.

Ci siamo inotlre rivolti a ex detenuti minorenni del carcere di Giwa Barracks, i quali hanno effettivamente riconosciuto 39 di questi minori come loro ex compagni di detenzione a Giwa; si tratta di una lista che include i nomi dei tre minori detenuti nella stessa area in cui sono ospitati i prigionieri nel braccio della morte, stando al rapporto di Okah.

"A volte vedi un minore andare in bagno e un adulto seguirlo a ruota. Quando il ragazzo esce, non hai bisogno che ti venga detto cosa gli è successo"

Abbiamo intervistato un detenuto presso la prigione di Maiduguri e un ex guardiano, i quali hanno entrambi confermato la diffusione del fenomeno dell’abuso di minori nel penitenziario. Il detenuto ha in particolare confermato di essere stato testimone di abusi di minori da parte di adulti.

“Non è un segreto cosa accade in prigione con i piccoli”, ha detto il detenuto, che ha parlato con noi attraverso un intermediario per tutelare la propria identità.

La fonte ci ha anche riferito che a volte gli era stato possibile ascoltare cosa accadeva nei bagni e ciò aveva confermato la sua intuizione al riguardo degli abusi su minori.

L’ex guardia della prigione di Maiduguri, che era troppo impaurita per incontrarci personalmente, ha confermato di essere al corrente della situazione.

L’aggressione sessuale su un 16enne nella prigione di Giwa Barracks

Abbiamo anche documentato l’aggressione sessuale ai danni di un ragazzo di 16 anni da parte di un detenuto nella prigione di Giwa Barracks, all’incirca nel mese di gennaio del 2018, sei mesi prima che tutti i minori fossero rilasciati.

A quel tempo, i minori erano detenuti in celle confinanti con quelle degli adulti: le interazioni erano dunque inevitabili. Un ex detenuto ha dichiarato di avere visto un detenuto adulto “che tentava di togliere i pantaloni” a un ragazzo mentre dormiva.

“Un ragazzo che se ne è accorto ha svegliato il compagno che dormiva e, al mattino, è stato fatto rapporto alle guardie”, ha detto il testimone. Per quanto noto, il detenuto adulto è stato conseguentemente spostato presso un’altra cella, ma nessuna altra misura è stata presa per proteggere i minori. Questo episodio ci è stato confermato dalla vittima e da altri 15 ex detenuti.

Subito dopo la pubblicazione del rapporto di Okah, il governatore dello stato del Borno ha annunciato di avere istituito un gruppo di indagine e che avrebbe nel giro di una settimana reso noto il resoconto e adottato misure. Tuttavia, nessun aggiornamento è stato dato sullo stato dell’arte dei lavori del gruppo investigativo.

“I soldati hanno un enorme potere sulle donne; controllano quasi tutta la loro vita quotidiana nelle prigioni. Molti abusano di questo potere".

Donne violentate a Giwa Barracks

I nostri ricercatori hanno anche saputo di violenze sessuali sulle donne da parte dei militari nella prigione di Giwa Barracks.

Tre ex detenute hanno indipendentemente l’una dall’altra dichiarato di essere state testimoni di queste aggressioni e hanno identificato 10 tra i soldati responsabili – tra cui cinque che prestavano servizio presso l’ospedale della prigione. Due di queste ex detenute hanno dichiarato di essere a loro volta state violentate.

Stando alle testimoni, almeno 15 detenute sono state vittime di violenza da parte di soldati che pretendevano prestazioni sessuali in cambio di cibo, sapone, oggetti di prima necessità e la promessa di libertà.

Una ex detenuta ha detto: “Le riconocevamo, le donne che andavano con i soldati. Avevano sempre oggetti che noi non avevamo, come sapone, detergente e assorbenti. Alcune donne .. avevano fino a 15 assorbenti ciascuna (dati dai soldati). I soldati portavano alle loro ‘fidanzate’ anche pane, bibite e altro cibo”.

Una vittima ex detenuta ha spiegato che anche se i soldati non usavano la forza per costringerle ad avere rapporti, non era per loro possibile in quelle circostanze rifiutarsi. Una donna ci ha detto che aveva un “fidanzato soldato” per sopravvivere alla detenzione e avere maggior cibo. Ci ha riferito di avere conoscenza di altre donne nella stessa situazione.

Un’altra ex detenuta ha dichiarato che i soldati promettevano la libertà a chi avesse accettato di avere rapporti, cosa che poteva accadere nell’ipotesi di una gravidanza in cui il padre fosse stato il soldato.

Il 23 marzo 2019 Sahara Reporters ha rivelato dettagli di un rapporto di trenta pagine reso dal testimone oculare Charles Okah, che descriveva una serie di violenze sessuali ai danni di donne e minori nella prigione. Stando ai media, ci sono almeno 106 minori tra gli 11 e i 17 anni in stato di detenzione.

Un comitato del governo dello Stato ha visitato la prigione dopo la sua inaugurazione, per indagare su quanto riportato nel rapporto. Alcuni agenti sono stati arrestati ma rilasciati il giorno dopo. Da quel momento in poi, non si è più saputo nulla.

Stiamo facendo pressione sul governo dello Stato del Borno perché i risultati dell’indagine siano resi pubblici.