Sarah (24 anni) e Seán (25 anni) si sono conosciuti aiutando i rifugiati in Grecia.
Esperto di soccorso subacqueo, Seán ha studiato politiche migratorie all’università, in Irlanda.
Sarah è invece una nuotatrice di ricerca e soccorso, fuggita dalla Siria nel 2015.
Nonostante le storie che hanno conosciuto lavorando nel soccorso sono strazianti, per loro è stata un’esperienza formativa unica.
“Era molto bello vivere questo senso di comunità, nonostante il fatto che, ovviamente, erano tutti lì a causa di queste situazioni terribili” racconta Seán.
Nell’agosto del 2018, a causa del loro lavoro, sono stati arrestati e accusati di spionaggio, traffico di esseri umani e appartenenza a un’organizzazione criminale.
Hanno già trascorso 106 giorni di detenzione prima di essere rilasciati su cauzione nel dicembre 2018.
Se giudicati colpevoli, rischiano fino a 25 anni di carcere.
“È stato orribile capire che eravamo in prigione per non aver fatto altro che cercare di aiutare qualcuno. È stato ancor più spaventoso rendersi conto che ciò accadeva anche ad altre persone” racconta Seán.
Seán, ora è tornato in Irlanda, mente Sarah vive in Germania. Sono in attesa del processo.
In tutta Europa, persone come Sarah e Seán sono accusate di reati solo per aver aiutato persone in difficoltà. Aiutaci a cambiare la loro storia.
In Grecia oltre 50.000 persone sono intrappolate e vivono in condizioni estreme. Metà di loro sono donne e bambini (di cui oltre 3.000 non sono accompagnati dai loro genitori).
In base a un accordo con l’Unione Europea, il governo turco si era impegnato a riportare le persone che raggiungevano le isole greche in Turchia, inclusi richiedenti asilo e migranti vulnerabili.
Sulla carta, l’accordo doveva essere accompagnato dall’impegno, da parte degli Stati membri dell’Ue, di reinsediare in Europa lo stesso numero di siriani che sarebbero tornati dalla Grecia alla Turchia.
Le cifre mostrano, tuttavia, che nel 2018 sono stati effettuati più di 8.000 reinsediamenti di siriani, mentre circa 3,6 milioni rimangono in Turchia. Parallelamente, su 32.494 arrivi marittimi totali in Grecia nel 2018, i rimpatri in Turchia sono stati solo 322.
Mentre il numero di domande di asilo in Europa è diminuito negli ultimi tre anni, il numero di domande di asilo presentate in Grecia è aumentato esponenzialmente. Solo a Lesbo, ad esempio, è più che triplicato tra il 2016 (5.000 domande) e il 2018 (17.270 domande).
Impedendo alla maggior parte dei richiedenti asilo di lasciare le isole e di essere trasferiti sulla terraferma europea, i governi europei esercitano un’indebita pressione sui residenti delle isole, sulle risorse della comunità locale, sulle autorità locali e sulla Grecia, mentre le condizioni di accoglienza, compresi i meccanismi di protezione per i richiedenti asilo che continuano ad essere scadenti.
Nelle ultime settimane, stiamo riscontrando un drammatico peggioramento delle condizioni dei rifugiati sulle isole dell’Egeo, nelle quali si trovano ormai oltre 30mila persone.
Il sovraffollamento ha raggiunto il livello peggiore dal 2016. Le isole di Lesbo e Samo ospitano un numero di persone superiore rispettivamente di quattro e otto volte i posti a disposizione.
Ministro per la protezione civile
Michalis Chrisochoidis
Ministero per la protezione civile
P. Kanellopoulou 4, 101 77
Atene, Grecia
Egregio Ministro,
siamo soci e sostenitori di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati.
È sconcertante che in Grecia si possa finire in carcere per aver salvato vite umane. Ed è questo che è successo a Sarah Mardini e Seán Binder.
I due hanno collaborato come volontari con un’organizzazione di ricerca e soccorso in mare a Lesbo e hanno portato in salvo alcune persone che si trovavano in mare in una situazione di pericolo. Ma sono finiti in carcere con l’accusa di spionaggio, traffico di esseri umani e appartenenza a un’organizzazione criminale, fino al rilascio su cauzione nel dicembre 2018, in attesa del processo.
Nessun governo dovrebbe mai criminalizzare chi aiuta i rifugiati, invece di fare di più per proteggere il diritto dei rifugiati a trovare un luogo sicuro in cui vivere! Spesso le persone che fuggono da guerre, torture o altri abusi nei loro paesi, non hanno altre opzioni se non affrontare viaggi estremamente pericolosi per mettersi in salvo.
Le chiediamo di ritirare immediatamente tutte le accuse nei confronti di Sarah Mardini e Seán Binder e di riconoscere la legittimità delle attività umanitarie svolte dalle persone che agiscono in difesa dei diritti dei rifugiati e dei migranti.
La ringraziamo per l’attenzione.