In Russia e nelle repubbliche della federazione russa la discriminazione delle persone Lgbti è senza tregua, anche a causa di una legislazione discriminatoria nei loro confronti.
3 gesti che possono costare caro in Russia
Una legge russa vieta la cosiddetta propaganda tra i minori e punisce alcuni gesti con il solo intento di limitare la libertà di espressione delle persone Lgbti.
Fino a 15 giorni di carcere
Toccare il fondo schiena può essere molto rischioso: la legge contro la propaganda omosessuale prevede fino a 15 giorni di carcere per questo semplice gesto.
Fino a 5.000 rubli
Può sembrare assurdo, ma una semplice dimostrazione di affetto può diventare un reato. Se perseguita, le persone accusate rischiano una multa salata: fino a 5.000 rubli.
Deportato per un semplice bacio
Ancora più pericoloso è scambiarsi un bacio in pubblico: l’assurda legge contro la propaganda omosessuale può costare carissimo, fino alla deportazione.
Chiediamo alla Russia di cancellare questa legge assurda e di avviare indagini tempestive ed efficaci sulle persecuzioni delle persone Lgbti, come quella avvenuta in Cecenia nel 2017.
Ad aprile 2017, il quotidiano indipendente Novaja Gazeta ha riferito che in Cecenia più di 100 uomini ritenuti gay erano stati rapiti, torturati e altrimenti maltrattati in prigioni segrete e che alcuni erano stati uccisi. I sopravvissuti hanno raccontato di una campagna di violenza coordinata dalle autorità.
Testimoni oculari hanno dichiarato che un certo numero di persone catturate erano state uccise e alcune erano state consegnate alle loro famiglie perché eseguissero “delitti d’onore”, secondo le “tradizioni” locali.
Le autorità investigative federali hanno risposto con lentezza a queste segnalazioni. Si sono rifiutate di aprire un’inchiesta formale, dopo che una prolungata indagine preliminare non aveva ritenuto sufficientemente fondate le denunce, nonostante gli sforzi della difensora civica federale per stabilire e verificare i fatti pertinenti. A fine anno non risultava che fosse stata avviata alcuna indagine in merito.
Ad aprile 2017, il quotidiano indipendente Novaja Gazeta ha riferito che in Cecenia più di 100 uomini ritenuti gay erano stati rapiti, torturati e altrimenti maltrattati in prigioni segrete e che alcuni erano stati uccisi.
Il 31 giugno 2017, Russian LGBT Network, l’organizzazione russa della rete Lgbti, ha pubblicato un rapporto su questa persecuzione dal titolo “Hanno detto, che non sono un essere umano, non sono niente. Dovrei preferire di essere un terrorista piuttosto che un f****“. Il documento si basa sulle testimonianze di 33 persone provenienti dalla Cecenia, perseguitate, detenute illegalmente e torturate e raccoglie i dettagli sulla persecuzione di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali in Cecenia.
Le dichiarazioni delle vittime hanno portato alla luce informazioni sui brutali metodi di tortura delle autorità cecene.
Le autorità cecene, continuano a negare che esistano persone omosessuali nel paese. In un’intervista con il reporter della HBO David Scott durante lo show “Real Sports with Bryant Gumbel” online dal 15 luglio, Ramzan Kadyrov ha risposto ridendo alla domanda sulla questione della persecuzione dei gay in Cecenia: “Questo è un nonsense. Non abbiamo quel genere di persone qui. Non ci sono gay. Se ci fossero, portateli in Canada. Lode a Allah”.
Quando Kadyrov è stato messo sotto pressione sulle persecuzioni ha risposto: “Loro [i gay] sono il diavolo. Non sono umani. Che Dio li maledica per quello di cui ci accusano”.
Queste dichiarazioni provengono dalla più alta carica statale cecena, a prova del fatto che nessuna persona gay può sentirsi al sicuro in Cecenia fino a che le autorità russe non consegneranno alla giustizia gli autori delle purghe contro i gay e degli altri crimini correlati.
Una volta in carcere, le persone Lgbti raccontano di aver subito pestaggi, torture con la corrente elettrica (usate sia per ottenere i nomi di altri uomini omosessuali che per “curare” le vittime dell’omosessualità), mancanza di acqua, malnutrizione e privazione del sonno.
Ad infierire su queste vittime sono stati gli stessi detenuti in queste strutture. Le persone in carcere per reati di droga o per i loro orientamenti terroristici hanno uno status più elevato. Hanno accesso al cibo e a consegne da parte dei familiari. Hanno accesso ai letti a castello, mentre i detenuti gay sono costretti a dormire sul pavimento di cemento.
Le persone Lgbti detenute nelle carceri cecene hanno solo 3 ore di sonno in media ogni giorno e non possono usare il bagno quando gli serve.
La maggior parte degli altri detenuti ha maltrattato e torturato gli omosessuali, mentre solo alcuni si sono mostrati comprensivi e hanno persino condiviso il loro cibo con loro.
Oltre al dolore fisico, le vittime sono sprofondate nella disperazione. Dopo l’arresto, a parte i perpetratori, nessuno sa dove siano realmente detenute. Ogni giorno arrivano nuove persone nella struttura e c’è la sensazione di un orrore senza fine.
Le testimonianze
A.B. “Ho sopportato quanto ho potuto, ma non ce l’ho più fatta quando mi hanno mostrato un video delle torture. L’hanno filmato loro stessi. C’era un ragazzo che presumibilmente ha avuto contatti con dei terroristi. Hanno portato un tubo cavo e un filo spinato. Hanno messo un tubo dentro di lui. Nel suo ano, quindi, hanno messo il filo spinato all’interno di questo tubo. Allora hanno tirato fuori il tubo. E poi stavano lentamente estraendo il filo spinato. Quando ho visto quel video e mi sono reso conto che avevano già portato il tubo e il filo spinato, sono crollato. Ho accettato di collaborare con loro. <…> Godevano a torturarci. Noi eravamo costretti a picchiare gli altri e a collegarli a scariche elettriche”.
G.H. “L’unità era estremamente piccola e ci è stato dato solo un angolo. C’erano 15-16 di noi. Non ci è stato permesso di mangiare, camminare o dormire. Il gruppo di uomini che mi picchiava era almeno di 7-8 persone. Mi hanno messo su una sedia; all’inizio ero ammanettato nella parte anteriore e poi nella parte posteriore. Mi hanno colpito tutto il tempo con i loro giganti stivali neri. Dissero di essere troppo disgustati per toccarci con le mani. L’unica area che non mi hanno colpito era la faccia. Poi hanno preso questi tubi di plastica e hanno iniziato a picchiarmi con quelli”
C.D. “Hanno portato via i nostri documenti e i nostri telefoni. Siamo stati condotti nel corridoio e incatenati alla centrale elettrica. Ci siamo seduti sul pavimento freddo tutta la notte. Tutti quelli che passavano ci davano calci, ci sputavano addosso e ci insultavano. Erano veramente arrabbiati con me per il fatto che avevo frequentato i russi. ‘Non dovresti dormire con il rappresentante di un’altra nazione”, hanno detto. I militanti mi hanno picchiato con i tubi, puntando sotto la vita: i fianchi e le natiche. E di tanto in tanto, mi torturavano con la corrente elettrica. Hanno usato una barra con fili con delle pinzette collegate. Hanno attaccato quelle pinzette al mio corpo. Hanno riso quando ho pianto“.
K.L. “Siamo stati costretti a dormire sul pavimento con il fondoschiena verso l’alto, e ogni persona nella cella ci colpiva con un tubo per 3 volte. In una sola settimana, hanno detenuto e torturato 18 persone Lgbti. Il più giovane aveva circa 17 anni e il più vecchio aveva circa 47 anni. Non ci è stato permesso di lavarci. Alcuni detenuti avevano ferite aperte e la cella puzzava di carne putrefatta“.
L.M. “Mi hanno legato le mani dietro la schiena e collegato i fili a me con dei morsetti, in modo che i fili entrassero sotto le mie unghie. Ricordo un militante che rideva di me. La macchina elettrica usata per la tortura era etichettata con le parole “rivelatore di bugie”. Mi hanno versato acqua sulla pelle in modo che la corrente mi colpisse in maniera più forte“.
E.F. “Ogni giorno, sono stato trasportato nei locali delle torture. Sono stato picchiato lì ogni giorno. Ogni nuovo giorno <…> Era impossibile dormi lì; potevi essere catturato in qualsiasi momento e gettato in un altro posto. Là non c’erano finestre, niente. Era sempre buio come la notte. <…> Hanno messo sacchetti di plastica sulla mia testa, e quando ero a corto di ossigeno, hanno strappato la borsa e mi hanno colpito alle gambe allo stesso tempo. <…> Non avevamo acqua all’interno. L’unica acqua che potevamo bere era quando uscivamo dalle celle“.
A rafforzare la persecuzione delle persone Lgbti in Russia, oltre alle dichiarazioni pubbliche di rappresentanti politici e istituzionali, è la stessa legge.
In particolare, quella emanata nel giugno 2013 sulla “Propaganda dei rapporti sessuali non convenzionali tra adolescenti” nota anche come “la legge contro la propaganda omosessuale”. L’articolo 6.21 è stato aggiunto al testo giuridico russo ed è diventato così una base giuridica – per le autorità – per punire coloro che promuovono “rapporti sessuali non convenzionali”. L’Art. 6.21 nel Codice russo prevede pesanti multe per coloro che, tenuto conto delle autorità, promuovono “relazioni sessuali non tradizionali”.
Questa legge può avere conseguenze davvero incredibili, ad esempio prevede fino a 15 giorni in carcere per aver toccato un fondoschiena oppure, punisce con una pena pecuniaria di 5.000 rubli chi ha avuto dimostrazioni pubbliche di affetto; oppure ancora prevede la deportazione per un semplice bacio.
C’è già una lunga lista di persone che sono state colpite da questa legge, ad esempio gli attivisti Lgbti Nikolaj Alexejev, Nikolaj Bajev e Alexejev Kiselev. Nel gennaio 2014, questi 3 attivisti hanno presentato un’azione di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo lamentando che i loro diritti stabiliti nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) sono stati violati dal governo russo.
Nel giugno 2017, la Corte ha dichiarato che la Russia viola l’articolo 10 (libertà di espressione) e l’articolo 14 (libertà di discriminazione) della CEDU e ha condannato la Russia a una pena pecuniaria. La Russia ha fatto appello contro questo verdetto.
L’attivista Lgbti di Samara, Edvokia Romanova, è stata accusata in base alla legge sulla “propaganda omosessuale” dopo aver condiviso un post dal sito web dell’organizzazione sovranazionale della Coalizione della gioventù per i diritti sessuali e riproduttivi e articoli riguardanti la parità di trattamento delle persone Lgbti. Edvokia è stata giudicata colpevole e costretta a pagare una pena pecuniaria di circa 750 sterline.
Amnesty International è dell’opinione che una tale legge violi la libertà di espressione e combatte per la sua abolizione. I Mondiali di calcio 2018 sono l’occasione giusta per accendere i riflettori sul dramma della comunità Lgbti in Russia.
Gli “omicidi d’onore” vengono ancora praticati nel Caucaso Settentrionale, in particolare in Cecenia. Gli uomini che si pensa abbiano “macchiato l’onore” della famiglia perché sono, o si crede siano omosessuali, rischiano di essere uccisi da membri delle loro stesse famiglie. Chi commette questi “omicidi d’onore” spesso gode dell’impunità per i propri crimini. Un gran numero di video violenti sono stati recentemente pubblicati su internet, spaventando gli attivisti omosessuali.
Kheda Saratova, membro del Consiglio dei Diritti Umani sotto il Governo della Cecenia, ha inizialmente commentato che la società cecena e “l’intero sistema di giustizia” ceceno avrebbero trattato “con comprensione” chiunque avesse ucciso un parente omosessuale. Più tardi ha affermato di essere stata fraintesa e che la scoperta che in Cecenia ci fossero uomini omosessuali l’aveva talmente scioccata che non era in grado di pensare lucidamente.
Le autorità cecene, capeggiate dal Presidente Ramzan Kadyrov, di fatto controllano praticamente ogni sfera della vita nella Repubblica del Caucaso Settentrionale nella Federazione Russa. Ogni forma di dissenso viene violentemente repressa e difensori dei diritti umani, giornalisti e attivisti politici, inclusi coloro che arrivano da fuori, così come – in rare occasioni – membri dell’apparato statale che esprimono qualsiasi forma di critica alla leadership cecena e alle sue policy, affrontano minacce, molestie e spesso violenze fisiche.
L’assassinio della giornalista Anna Politkovskaya nel 2006 e il rapimento e l’omicidio di Natalia Estemirova, attivista per i diritti umani cecena nel 2009, sono stati preceduti da minacce simili.
Aleksandr Ivanovich Bastrykin
Investigation Committee of the Russian Federation
Egregio Presidente
Sono un sostenitore di Amnesty International, un’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani ovunque siano violati.
Il 1 aprile 2017 il Novaya Gazeta, quotidiano indipendente russo, ha riportato che centinaia di uomini sospettati di essere omosessuali erano stati rapiti nei giorni precedenti, come parte di una campagna coordinata. A quanto si dice, gli uomini sono stati torturati o comunque maltrattati e costretti a svelare l’identità di altre persone LGBTI a loro note. Ad oggi, ancora nessun passo avanti è stato fatto per verificare le denunce e assicurare alla giustizia i presenti colpevoli.
Per queste ragioni la esorto:
- A svolgere indagini tempestive, efficaci e approfondite sui rapporti riguardanti i rapimenti e gli omicidi di uomini ritenuti gay in Cecenia e di assicurare che, chiunque sia ritenuto colpevole o complice di questi crimini sia assicurato alla giustizia in ottemperanza delle leggi della Federazione Russa;
- A prendere tutte le necessarie misure per assicurare la sicurezza di ogni individuo a rischio in Cecenia a causa del suo orientamento sessuale e di condannare duramente i commenti discriminatori dei funzionari pubblici;
- A condannare in maniera ferma la violenza di stato contro vari gruppi in Cecenia pretendendone l’interruzione immediata;
- A condannare pubblicamente le minacce contro i giornalisti, conducendo investigazioni immediate, efficaci e imparziali sulle minacce rivolte allo staff dalla Novaya Gazeta e altri giornalisti che hanno sostenuto i propri colleghi, portando immediatamente davanti alla giustizia i responsabili;
- A condurre investigazioni immediate, efficaci e imparziali sulle violazioni dei diritti umani avvenute in passato in Cecenia, assicurando i colpevoli alla giustizia tramite processi regolari.
Le ricordo, inoltre, che avete l’obbligo internazionale di proibire ogni discriminazione e di investigare e perseguire i crimini d’odio, una delle forme più odiose di discriminazione.
Grazie per l’attenzione.