Aggiornato il 19/06/2019 – Taibeh Abbasi è una ragazza di 19 anni. Insieme alla madre e ai suoi due fratelli (uno dei quali minorenne), è stata prelevata dalla polizia norvegese sabato 15 giugno e sono stati imbarcati su un aereo. Dopo aver passato diverse ore a Istanbul, grazie alla forte pressione internazionale, tutta la famiglia è rientrata in Norvegia.
La storia
Taibeh e la sua famiglia hanno ottenuto lo status di rifugiati in Norvegia nel settembre 2012. Tuttavia, il 25 marzo 2014 il direttore dell’immigrazione glielo ha revocato, affermando non ci fossero prove sufficienti di un fondato timore di persecuzione in Afghanistan e che Kabul fosse un luogo sicuro per il rimpatrio.
“A Kabul non c’è futuro per me e per i miei fratelli, se non quello di essere una minoranza discriminata – ha dichiarato Taibeh –. In quanto ragazza, sarei particolarmente esposta. I miei sogni di educazione e carriera sarebbero infranti“.
Se le autorità norvegesi procederanno con il rimpatrio, il futuro di Taibeh sarà simile a quello di disperazione e profonda depressione in cui sono cadute tante delle famiglie che hanno subito lo stesso trattamento. Sarebbe espulsa dalla sua casa, trattenuta dalle autorità e imbarcata su un aereo verso un’area di conflitto. Il Governo norvegese non chiederebbe nessuna notizia sul suo futuro dopo l’atterraggio a Kabul. Non si preoccuperebbe di verificare se l’assunzione dell’Afghanistan come paese sicuro fosse stata corretta e la decisione di rimpatriare Taibeh giusta. Non si porrebbe il dubbio di aver forse perso una brillante dottoressa.
Chiedi insieme a noi al Governo norvegese di:
- fermare immediatamente l’ordine di rimpatrio di Taibeh Abbasi e della sua famiglia in Afghanistan
- interrompere temporaneamente i rimpatri in Afghanistan fino a che non possano avvenire in sicurezza e dignità.
La famiglia di Taibeh appartiene al gruppo etnico Hazara, minoritario in Aghanistan.
Nel 1998 si sono rifugiati in Iran per sfuggire al regime dei talebani. Taibeh è nata lì, non ha mai conosciuto l’Afghanistan.
Anche in Iran la famiglia di Taibeh ha rischiato la vita ed è stata discriminata. Per questo hanno deciso di chiedere lo status di rifugiati in Norvegia.
Dal loro arrivo, nell’estate del 2012, hanno vissuto a Trondheim, nella Norvegia centrale, dove Taibeh e i suoi fratelli frequentano la scuola e si sono pienamente integrati.
Il 25 marzo 2014 il direttore dell’immigrazione ha revocato alla famiglia di Taibeh lo status di rifugiati, affermando non ci fossero prove sufficienti di un fondato timore di persecuzione in Afghanistan e che Kabul fosse un luogo sicuro per il rimpatrio.
L’appello della famiglia di Taibeh all’Immigration Appeal Board del 14 ottobre 2017 è stato respinto, così come i ricorsi successivi ai tribunali norvegesi.
Molti afghani in Norvegia corrono lo stesso rischio di essere rimpatriati.
Le autorità norvegesi per la migrazione sostengono che Kabul costituisce un’alternativa sicura.
Al contrario, in termini di vittime civili, Kabul è attualmente la provincia più pericolosa dell’Afghanistan. La situazione nel paese si sta deteriorando e nessuna area può essere considerata sicura, in quanto una serie di gruppi armati sta combattendo per il controllo del territorio.
In base al diritto internazionale questi rimpatri sono illegali. Il principio giuridico internazionale vincolante del non-refoulement indica che i paesi europei non possono trasferire nessuno in un luogo in cui sono a serio rischio di violazioni dei diritti.
Esporre persone a pericoli e persecuzioni in Afghanistan, mentre la violenza aumenta, è una violazione del diritto internazionale.
Primo Ministro
Erna Solberg
email: erna.solberg@smk.dep.no
postmottak@smk.dep.no
Twitter: @erna_solberg
Gentile Primo Ministro,
mi rivolgo a Lei in quanto sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati.
A seguito della decisione Corte Suprema norvegese del 30 novembre 2017 di respingere l’appello della famiglia Abbasi, Taibeh Abbasi insieme alla madre e a due fratelli rischia di essere rimpatriata in Afghanistan.
Taibeh ha 18 anni ed è nata in Iran da genitori afghani appartenenti al gruppo etnico minoritario Hazara. Vive in Norvegia dal 2012, dove frequenta la scuola ed è pienamente integrata. Non è mai stata in Afghanistan.
Se venisse rimpatriata in un paese devastato dalla guerra, dove il numero di vittime civili continua ad aumentare, sarebbe a serio rischio di violazioni dei diritti umani.
Le chiedo di sospendere immediatamente l’ordine di rimpatrio di Taibeh Abbasi e della sua famiglia in Afghanistan.
La invito a considerare di interrompere temporaneamente i rimpatri in Afghanistan fino a che non possano avvenire in sicurezza e dignità.
La ringrazio per l’attenzione.