Dal 2015, di fronte a un numero crescente di persone che provano a raggiungere l’Europa in cerca di sicurezza o di una vita migliore e di fronte a migliaia di morti in mare, i leader europei si sono concentrati sulla riduzione degli arrivi al di là di ogni altra considerazione.
Proteggere le frontiere esterne dell’Unione europea dagli attraversamenti irregolari è diventata la priorità e i trafficanti, identificati come la causa immediata degli attraversamenti irregolari, sono stati identificati come nemici da sconfiggere.
I leader europei hanno concordato un piano d’azione, il cui fulcro consiste in una missione militare europea nel Mediterraneo centrale, EUNAVFOR MED, progettata per interrompere il modello commerciale dei trafficanti, insieme a un aumento delle risorse per il controllo delle frontiere da parte di Frontex, l’agenzia di frontiera dell’Ue. Hanno creato hotspot in Italia e in Grecia per registrare le persone all’arrivo e individuare rapidamente i migranti economici da rimandare nei paesi di origine. Hanno anche offerto a governi stranieri al di fuori dell’Europa, tra cui alcuni con spaventosi record di violazioni di diritti umani, cooperazione e aiuti economici per supportarli nel fermare il traffico di esseri umani e prevenire partenze dirette verso l’Europa.
Il piano d’azione dell’Ue contro il traffico di migranti si riprometteva di rafforzare il quadro giuridico contro il contrabbando “evitando al contempo i rischi di criminalizzazione di coloro che forniscono assistenza umanitaria ai migranti in difficoltà“. Cinque anni dopo, tuttavia, Amnesty International ha ripetutamente documentato numerose violazioni dei diritti umani nei confronti di rifugiati e migranti, nonché contro i difensori dei diritti umani che forniscono loro assistenza.
Come osservato dal relatore speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, la strategia dei governi per proteggere i loro paesi dalla migrazione si è basata su misure di deterrenza. Tuttavia, queste misure non sono riuscite a scoraggiare le persone che erano spinte a lasciare i loro paesi a causa di conflitti, persecuzioni e povertà, e hanno invece esacerbato i rischi del loro viaggio.
I difensori dei diritti umani, che hanno reagito alle sofferenze dei rifugiati e dei migranti e hanno tentato di alleviare gli effetti delle misure di deterrenza dei governi, sono diventati essi stessi obiettivi delle autorità. La criminalizzazione delle Ong nel Mediterraneo centrale è uno degli esempi più noti di ciò, sebbene non l’unico.
Nel 2002 l’Ue ha adottato norme per reprimere il traffico di esseri umani. Al fine di armonizzare la legislazione degli stati membri in questo settore, l’Ue ha adottato la direttiva sulla facilitazione, che definisce cosa costituisca facilitazione all’ingresso, al transito e al soggiorno non autorizzati, e la correlata decisione quadro del Consiglio, rafforzando il quadro penale per impedire tale facilitazione.
Sono conosciute insieme come il “pacchetto favoreggiatori”. Il “pacchetto favoreggiatori” richiede che gli stati membri criminalizzino a livello nazionale i comportamenti che facilitano l’ingresso, il transito e il soggiorno irregolari.
Tuttavia, come ha concluso uno studio commissionato dal Parlamento europeo, piuttosto che coerenza, ha creato “ambiguità legislativa e incertezza giuridica” che hanno portato a sanzioni penali applicate negli stati membri a “una vasta gamma di comportamenti che coprono un continuum dall’estremo del traffico di persone all’altro estremo dell’assistenza“. La criminalizzazione dell’assistenza umanitaria a rifugiati e migranti viola i diritti umani sia dei difensori dei diritti umani sia dei rifugiati e dei migranti.