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L’ennesimo conflitto tra Israele e Hamas, cominciato il 7 ottobre 2023, è senza precedenti. Oltre mille civili israeliani sono stati uccisi da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi nell’iniziale offensiva in territorio israeliano. La risposta israeliana contro la Striscia di Gaza ha causato decine di migliaia di morti e ha dato origine a una crisi umanitaria di dimensioni inimmaginabili.
Seguendo i nostri principi di imparzialità e indipendenza, stiamo monitorando l’operato di tutte le parti in conflitto e continueremo a pubblicare le nostre indagini sulle violazioni dei diritti umani nell’area.
Continueremo a fare pressione affinché le autorità israeliane e i gruppi armati palestinesi rispettino il diritto internazionale umanitario.
In particolare chiediamo:
Infine chiediamo alla Corte penale internazionale di accelerare i passi avanti nell’indagine aperta nel 2021 sulla situazione nello Stato di Palestina e di includervi i crimini recentemente commessi da tutte le parti in conflitto.
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L’escalation senza precedenti del conflitto tra Israele da un lato e Hamas e altri gruppi armati palestinesi dall’altro sta distruggendo innumerevoli vite.
Gli incessanti bombardamenti israeliani stanno facendo salire in modo impressionante il numero delle vittime civili a Gaza: al momento della pubblicazione di questo appello sono almeno 8000, inclusi moltissimi minori. Questa è stata la risposta agli orribili attacchi compiuti in Israele da Hamas e altri gruppi armati palestinesi, che hanno causato circa 1400 morti. Almeno 200 israeliani presi in ostaggio da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi restano in pericolo. I razzi che continuano a essere lanciati contro Israele pongono a rischio la popolazione civile.
L’assedio rafforzato di Israele nei confronti di Gaza ha bloccato l’ingresso di beni fondamentali come acqua, cibo e carburante, costringendo oltre due milioni di abitanti a lottare per la sopravvivenza. La catastrofe umanitaria provocata da 16 anni di blocco illegale di Israele nei confronti della Striscia di Gaza occupata non potrà che peggiorare se i combattimenti non si fermeranno immediatamente.
Tutte le parti in conflitto continuano a commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, compresi crimini di guerra.
Di fronte a questa devastazione e a questa sofferenza senza fine, deve prevalere l’umanità.
Firma la nostra petizione e sollecita i leader mondiali a chiedere un immediato cessate il fuoco a tutte le parti in conflitto e a porre fine alla catastrofe umanitaria in corso a Gaza.
101814 persone hanno firmato
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La nostra ricerca pubblicata nel febbraio 2022 dimostra che Israele impone un sistema di oppressione e dominazione sulle e sui palestinesi in tutte le aree sotto il suo controllo: in Israele e nei Territori occupati, e contro i rifugiati palestinesi, in modo che a beneficiarne siano le e gli ebrei israeliani. Ciò equivale all’apartheid ed è proibita dal diritto internazionale.
Leggi, politiche e pratiche volte a mantenere un sistema crudele di controllo sulle e sui palestinesi, li hanno frammentati geograficamente e politicamente, spesso impoveriti in un costante stato di paura e insicurezza.
Le autorità israeliane stanno usando un sistema sperimentale di riconoscimento facciale, noto come “Red wolf”, per tracciare i palestinesi e automatizzare gravi limitazioni alla loro libertà di movimento.
È quanto emerge dal rapporto “Apartheid automatizzato”, pubblicato il 2 maggio 2023.
Il sistema “Red wolf” fa parte di una rete sempre più ampia di sorveglianza che sta rafforzando il controllo del governo israeliano sui palestinesi e che contribuisce a mantenere il sistema israeliano di apartheid nei loro confronti.
Il rapporto riguarda Hebron e Gerusalemme Est, le uniche città dei Territori palestinesi occupati che hanno al loro interno insediamenti israeliani. Si basa su prove raccolte sul campo nel 2022, interviste ad abitanti palestinesi, analisi di materiale open-source e testimonianze di personale militare in servizio e in congedo, queste ultime fornite dall’organizzazione israeliana “Breaking the Silence” e usate per corroborare le conclusioni cui è giunta Amnesty International circa il funzionamento dei sistemi israeliani di riconoscimento facciale.