© Mohamed Abed/AFP via Getty Images
L’ennesimo conflitto tra Israele e Hamas, cominciato il 7 ottobre 2023, è senza precedenti. Oltre mille civili israeliani sono stati uccisi da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi nell’iniziale offensiva in territorio israeliano. La risposta israeliana contro la Striscia di Gaza ha causato decine di migliaia di morti e ha dato origine a una crisi umanitaria di dimensioni inimmaginabili.
Seguendo i nostri principi di imparzialità e indipendenza, stiamo monitorando l’operato di tutte le parti in conflitto e continueremo a pubblicare le nostre indagini sulle violazioni dei diritti umani nell’area.
Continueremo a fare pressione affinché le autorità israeliane e i gruppi armati palestinesi rispettino il diritto internazionale umanitario.
In particolare chiediamo:
Infine chiediamo alla Corte penale internazionale di accelerare i passi avanti nell’indagine aperta nel 2021 sulla situazione nello Stato di Palestina e di includervi i crimini recentemente commessi da tutte le parti in conflitto.
Photo by MAHMUD HAMS/AFP via Getty Images
L’escalation senza precedenti del conflitto tra Israele da un lato e Hamas e altri gruppi armati palestinesi dall’altro sta distruggendo innumerevoli vite.
Gli incessanti bombardamenti di Israele continuano a uccidere i palestinesi di Gaza a un ritmo impressionante. Oltre 42.000 palestinesi residenti a Gaza sono stati uccisi in 12 mesi e quasi 95.000 persone sono state ferite, tra cui migliaia rimaste permanentemente invalide. Gran parte del nord di Gaza è stato distrutto e almeno il 90% dell’intera popolazione è ora sfollata internamente. Il sistema sanitario è stato in gran parte distrutto. Circa 100 ostaggi israeliani presi da Hamas e da altri gruppi armati sono ancora detenuti a Gaza e restano in pericolo.
L’assedio rafforzato di Israele nei confronti di Gaza ha bloccato l’ingresso di beni fondamentali come acqua, cibo e carburante, costringendo oltre due milioni di abitanti a lottare per la sopravvivenza. La catastrofe umanitaria provocata da 16 anni di blocco illegale di Israele nei confronti della Striscia di Gaza occupata non potrà che peggiorare se i combattimenti non si fermeranno immediatamente.
Tutte le parti in conflitto continuano a commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, compresi crimini di guerra. L’impressionante numero di morti, la distruzione diffusa, la fame e la malnutrizione, la negazione deliberata degli aiuti umanitari come parte di un assedio illegale, la retorica razzista e disumanizzante dei funzionari israeliani e il contesto più ampio del sistema di apartheid di Israele sono tutti segnali di allarme di un genocidio contro i palestinesi di Gaza. Nel gennaio 2024 la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che esiste un rischio reale di genocidio e ha ordinato a Israele di adottare misure preventive per proteggere i civili.
Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno abusato del loro potere di veto per impedire al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di chiedere un cessate il fuoco che potrebbe alleviare le sofferenze umane a Gaza, porre fine agli attacchi illegali da parte di tutte le parti, contribuire a garantire il rilascio degli ostaggi e consentire alle agenzie umanitarie di far arrivare nella Striscia aiuti, acqua e forniture mediche salvavita.
Di fronte a questa devastazione e a questa sofferenza senza fine, deve prevalere l’umanità.
Firma la nostra petizione e sollecita i leader mondiali a chiedere un immediato cessate il fuoco a tutte le parti in conflitto e a porre fine alla catastrofe umanitaria in corso a Gaza.
104630 persone hanno firmato
ci aiuti a inviare i nostri ricercatori sul campo per documentare le violazioni dei diritti
ci aiuti a inviare i nostri ricercatori sul campo per documentare le violazioni dei diritti
ci aiuti a indagare, svelare e documentare violazioni monitorando zone ad alto rischio.
Scelta libera
ci aiuti a indagare, svelare e documentare violazioni monitorando zone ad alto rischio
ci aiuti a inviare un ricercatore sul campo per indagare le violazioni dei diritti
contribuisci a promuovere un'azione urgente in difesa di chi vede violati i propri diritti
Scelta libera
Il mondo può cambiare se chi detiene il potere, politico ed economico, viene chiamato a rispondere delle proprie azioni. Questo si può fare solo sulla base di fatti, di prove, di elementi concreti e verificabili che possono portare a mettere i diritti delle persone al centro delle decisioni.
Il tuo sostegno conta: ogni giorno lavoriamo per cambiare il mondo, ma non possiamo farlo da soli. Per riuscirci dobbiamo essere in tanti. Per riuscirci abbiamo bisogno di te.
Puoi donare anche con:
HAZEM BADER/AFP via Getty Images
La nostra ricerca pubblicata nel febbraio 2022 dimostra che Israele impone un sistema di oppressione e dominazione sulle e sui palestinesi in tutte le aree sotto il suo controllo: in Israele e nei Territori occupati, e contro i rifugiati palestinesi, in modo che a beneficiarne siano le e gli ebrei israeliani. Ciò equivale all’apartheid ed è proibita dal diritto internazionale.
Leggi, politiche e pratiche volte a mantenere un sistema crudele di controllo sulle e sui palestinesi, li hanno frammentati geograficamente e politicamente, spesso impoveriti in un costante stato di paura e insicurezza.
Le autorità israeliane stanno usando un sistema sperimentale di riconoscimento facciale, noto come “Red wolf”, per tracciare i palestinesi e automatizzare gravi limitazioni alla loro libertà di movimento.
È quanto emerge dal rapporto “Apartheid automatizzato”, pubblicato il 2 maggio 2023.
Il sistema “Red wolf” fa parte di una rete sempre più ampia di sorveglianza che sta rafforzando il controllo del governo israeliano sui palestinesi e che contribuisce a mantenere il sistema israeliano di apartheid nei loro confronti.
Il rapporto riguarda Hebron e Gerusalemme Est, le uniche città dei Territori palestinesi occupati che hanno al loro interno insediamenti israeliani. Si basa su prove raccolte sul campo nel 2022, interviste ad abitanti palestinesi, analisi di materiale open-source e testimonianze di personale militare in servizio e in congedo, queste ultime fornite dall’organizzazione israeliana “Breaking the Silence” e usate per corroborare le conclusioni cui è giunta Amnesty International circa il funzionamento dei sistemi israeliani di riconoscimento facciale.