Khan Yunis, Gaza - 26 novembre 2023 - Foto di Ashraf Amra/Anadolu via Getty Images
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Il procedimento avviato dalla Corte internazionale di giustizia sulla denuncia del Sudafrica circa la violazione, da parte di Israele, dei suoi obblighi ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio, potrebbe contribuire a proteggere i civili palestinesi, porre fine alla catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza occupata e offrire un po’ di speranza per la giustizia internazionale.
Il Sudafrica ritiene che le azioni e la mancanza di azioni di Israele nei confronti della popolazione palestinese di Gaza, all’indomani degli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas e di altri gruppi armati, hanno carattere di genocidio. Il Sudafrica sollecita pertanto la Corte a ordinare “misure provvisorie” per proteggere la popolazione palestinese di Gaza, anche chiedendo a Israele di porre fine immediatamente agli attacchi militari che “costituiscono, o danno origine, a violazioni della Convenzione sul Genocidio” e di annullare i provvedimenti che costituiscono punizioni collettive e trasferimenti forzati di popolazione.
Le prime udienze si svolgeranno all’Aja l’11 e il 12 gennaio.
Amnesty International non è arrivata a determinare che la situazione a Gaza ammonti a un genocidio. Tuttavia, i segnali sono preoccupanti, considerando lo sconvolgente livello di morte e distruzione – oltre 23.000 palestinesi uccisi in appena tre mesi e altri 10.000 dispersi sotto le macerie – e l’agghiacciante impennata di dichiarazioni deumanizzanti e razziste nei confronti dei palestinesi da parte di alcuni esponenti del governo e dell’esercito israeliano.
Va aggiunta a tutto questo l’imposizione, da parte di Israele, di un assedio illegale contro Gaza, che impedisce o limita fortemente l’accesso della popolazione civile all’acqua, al cibo, all’assistenza sanitaria e al carburante, causando sofferenze inaudite e mettendo a rischio la sopravvivenza delle persone che si trovano nella Striscia di Gaza.
“Non si vede la fine di questa massiccia sofferenza umana, della devastazione e della distruzione cui stiamo assistendo di ora in ora. Il rischio che Gaza si sarebbe trasformata dalla più grande prigione a cielo aperto in un gigantesco cimitero si è rovinosamente materializzato davanti ai nostri occhi”, ha dichiarato Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
“Mentre gli Usa continuano a usare il potere di veto per impedire al Consiglio di sicurezza di chiedere un cessate il fuoco, proseguono i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità e il rischio di genocidio è concreto. Gli stati hanno l’obbligo positivo di prevenire e punire il genocidio e altre atrocità. L’esame della condotta di Israele, da parte della Corte internazionale di giustizia, è un passo fondamentale per proteggere le vite dei palestinesi, per ripristinare fiducia e credibilità nell’applicazione universale del diritto internazionale e per aprire la strada alla giustizia e alla riparazione per le vittime”, ha aggiunto Callamard.
Tutti gli stati hanno l’obbligo giuridico di agire per prevenire il genocidio, ai sensi della Convenzione del 1948 sulla prevenzione e sulla punizione del crimine di genocidio e, come già determinato dalla stessa Corte, ai sensi del diritto consuetudinario. Questo significa che l’obbligo di prevenire il genocidio è vincolante per tutti gli stati, compresi quelli che non sono parte della Convenzione.
Il 16 novembre 2023 un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha messo in guardia circa lo “sviluppo di un genocidio” nei Territori palestinesi occupati e soprattutto nella Striscia di Gaza.
“È arduo esagerare la dimensione della devastazione e della distruzione di questi ultimi tre mesi nella Striscia di Gaza. Buona parte del nord è stato distrutto e almeno l’85 per cento della popolazione è sfollata internamente. Molti palestinesi ed esperti di diritti umani ritengono che ciò sia la conseguenza di una strategia israeliana per rendere Gaza “invivibile”. A ciò si devono aggiungere dichiarazioni che hanno lasciato sgomenti da parte di alcune autorità israeliane in favore dell’espulsione illegale e del trasferimento forzato dei palestinesi da Gaza, nonché l’aberrante uso di una retorica deumanizzante”, ha proseguito Callamard.
“In attesa di una sentenza finale della Corte internazionale di giustizia che dichiari se il crimine di genocidio e altri crimini di diritto internazionale siano stati o meno commessi, un ordine urgente di attuare misure provvisorie sarebbe uno strumento importante per evitare ulteriori morti, distruzioni e sofferenze dei civili e servirebbe a segnalare ad altri stati che non devono contribuire al compimento di gravi crimini contro i palestinesi”, ha concluso Callamard.
Sono atti di genocidio quelli commessi con “l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo protetto” come ad esempio un gruppo nazionale, etnico, religioso o razziale.
Le misure provvisorie chieste dal Sudafrica includono la richiesta che Israele desista da atti descritti nell’articolo II della Convenzione sul genocidio, quali “uccidere membri di un gruppo protetto” e “infiggere deliberatamente a quel gruppo condizioni di vita mirate a portare alla sua totale o parziale distruzione”. Ne consegue la richiesta a Israele di non eseguire trasferimenti forzati e di non privare i palestinesi dell’accesso adeguato al cibo, all’acqua, all’assistenza umanitaria e alle forniture mediche. Ai sensi della Convenzione nessuno, neanche i più alti esponenti di un governo, può invocare l’immunità personale per tali atti.
La denuncia del Sudafrica alla Corte internazionale di giustizia cita prove raccolte da Amnesty International, che ha documentato in modo schiacciante crimini di guerra e altri crimini di diritto internazionale commessi da Israele nei suoi intensi bombardamenti contro la Striscia di Gaza: attacchi diretti contro civili e obiettivi civili, attacchi indiscriminati e altri attacchi illegali, trasferimenti forzati di civili e punizioni collettive contro la popolazione civile.
La denuncia del Sudafrica cita le ricerche di Amnesty International secondo la quale il sistema israeliano di dominazione e oppressione ai danni dei palestinesi costituisce apartheid.
Amnesty International condanna anche i crimini di guerra commessi da Hamas e da altri gruppi armati il 7 ottobre, tra cui la cattura di ostaggi, la deliberata uccisione civili e il continuo lancio di attacchi con razzi indiscriminati.
Amnesty International sta ripetutamente chiedendo indagini sulle violazioni del diritto internazionale commesse da tutte le parti in conflitto nonché un immediato e durevole cessate il fuoco, il ritorno in libertà di tutti gli ostaggi civili ancora trattenuti dai gruppi armati a Gaza, la scarcerazione di tutti i palestinesi detenuti arbitrariamente in Israele e la fine dell’assedio illegale e inumano di Israele nei confronti di Gaza.
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