Rafah, 10 novembre 2023 - foto di MOHAMMED ABED/AFP via Getty Images
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Amnesty International ha espresso apprezzamento per il nuovo rapporto su Gaza, presentato al Consiglio Onu dei diritti umani dalla Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato dal 1967. Nel rapporto si afferma che “vi sono ragionevoli motivi per ritenere che la soglia indicante la commissione di un genocidio da parte di Israele sia stata raggiunta”.
“Questo lavoro fondamentale deve servire a sollecitare un’azione da parte degli stati, che devono rispettare i loro obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio e adottare misure concrete per proteggere la popolazione palestinese di Gaza”, ha dichiarato Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
“Il momento di agire per prevenire il genocidio è adesso. Gli stati terzi devono esercitare pressioni politiche sulle parti in conflitto per l’attuazione della risoluzione sul cessate il fuoco, approvata il 25 marzo dal Consiglio di sicurezza, e usare la loro influenza affinché Israele la applichi, attraverso la fine ai bombardamenti e l’annullamento delle restrizioni alla fornitura di aiuti umanitari. Chiediamo a quegli stati di imporre un embargo totale sulle armi a tutte le parti in conflitto e di premere su Hamas e sugli altri gruppi armati affinché tutti gli ostaggi civili siano rimessi in libertà”, ha aggiunto Callamard.
“Il rapporto arriva due mesi dopo che la Corte di giustizia internazionale aveva messo in guardia su un plausibile rischio di genocidio. Nel frattempo la situazione a Gaza è peggiorata in modo esponenziale: altre migliaia di palestinesi sono stati uccisi e Israele ha rifiutato di ottemperare alle misure ordinate dalla Corte per assicurare forniture sufficienti di aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Ogni giorno che passa si approssima una carestia prodotta dall’uomo e altre persone muoiono di fame”, ha sottolineato Callamard.
“Facciamo nostre le richieste contenute nel rapporto della Relatrice speciale affinché l’Unrwa torni a essere completamente finanziata e sia in grado di operare in tutta la Striscia di Gaza, compresa la zona nord dove le autorità israeliane hanno negato l’ingresso ai suoi camion”, ha proseguito Callamard.
“Contribuire a prevenire il genocidio significa anche contribuire all’accertamento delle responsabilità, sostenendo l’indagine in corso del Procuratore della Corte penale internazionale ed esercitando la giurisdizione universale per portare di fronte alla giustizia coloro che sono sospettati di crimini di diritto internazionale. Tutti gli stati, in particolare gli alleati di Israele, devono premere su quest’ultimo affinché la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite e la Relatrice speciale, così come altri organismi indipendenti di monitoraggio sui diritti umani, possano entrare a Gaza”, ha precisato Callamard.
“Un cessate il fuoco permanente resta la soluzione migliore per rafforzare le misure cautelari emesse dalla Corte di giustizia internazionale per evitare il genocidio, altri crimini e la sofferenza dei civili. Negli ultimi giorni la richiesta di uno stop ai combattimenti ha preso corpo, grazie alla posizione assunta dal Consiglio europeo e alla risoluzione del Consiglio di sicurezza. Gli stati devono ora renderla una realtà”, ha concluso Callamard.