Israele deve revocare immediatamente il blocco illegale e disumano su Gaza

12 Ottobre 2023

Photo by MAHMUD HAMS/AFP via Getty Images

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Premessa

Amnesty International è un’organizzazione imparziale per i diritti umani che cerca di assicurare che tutte le parti coinvolte in un conflitto armato rispettino il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani. Di conseguenza, Amnesty International indagherà sulle azioni delle forze israeliane a Gaza per determinare se esse rispettino il diritto internazionale umanitario, comprese le norme che chiedono di prendere tutte le precauzioni per ridurre al minimo i danni alla popolazione civile e alle strutture civili e di evitare attacchi e forme di punizione collettiva contro i civili. Amnesty International continuerà a osservare le attività di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi.

 

Amnesty International ha dichiarato oggi che la chiusura dell’unica centrale elettrica di Gaza acuisce una già disperata crisi umanitaria per oltre due milioni e 200.000 persone intrappolate nel mezzo di una massiccia campagna di bombardamenti da parte di Israele, che ha causato la morte di almeno 1350 persone e ne ha ferite più di 6000.

Gli attacchi aerei sono iniziati in risposta all’offensiva del 7 ottobre da parte di Hamas e altri gruppi armati palestinesi di Gaza, che hanno sparato razzi in maniera indiscriminata e inviato miliziani nel sud di Israele, causando la morte di oltre 1200 persone e il ferimento di oltre 2700, nonché la presa di ostaggi, tra cui molti civili.

“Le autorità israeliane devono immediatamente ripristinare l’approvvigionamento elettrico a Gaza e sospendere tutte le restrizioni introdotte su ordine del ministro della Difesa il 9 ottobre nonché revocare il blocco illegale, che dura da 16 anni, contro la Striscia di Gaza. La punizione collettiva inflitta alla popolazione civile di Gaza costituisce un crimine di guerra ed è crudele e disumana. Come potenza occupante, Israele ha un chiaro obbligo, secondo il diritto internazionale, ovvero di garantire che siano soddisfatte le necessità basilari della popolazione civile di Gaza”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

Il blackout nella Striscia di Gaza sta acuendo la già disastrosa situazione umanitaria in atto. Rendendo ancora più difficili le comunicazioni e l’accesso a Internet, la mancanza di corrente elettrica sta avendo un impatto devastante sui servizi essenziali e sull’approvvigionamento di acqua potabile e sta scatenando una vera e propria emergenza sanitaria, lasciando gli ospedali, già in gravi difficoltà, privi di attrezzature mediche fondamentali in un momento in cui il personale medico è impegnato al massimo per curare migliaia di feriti gravi a seguito degli attacchi israeliani. Questa situazione mette a serio rischio la vita dei pazienti ospedalieri, compresi coloro con patologie croniche e quelli in terapia intensiva, tra cui anche i neonati in incubatrice.

Un ministro israeliano ha dichiarato oggi che le autorità non ripristineranno l’energia elettrica né permetteranno l’ingresso di acqua o carburante fino a quando Hamas non libererà gli ostaggi. Questa è una conferma esplicita dell’intento delle autorità israeliane: punire la popolazione civile di Gaza per le azioni compiute dai gruppi armati palestinesi. Amnesty International ribadisce che i civili palestinesi non sono responsabili dei crimini di Hamas e degli altri gruppi armati palestinesi e che Israele, ai sensi del diritto internazionale umanitario, non deve farli soffrire per atti di cui non sono responsabili e che non possono controllare.

“Le atroci stragi di civili israeliani da parte dei gruppi armati palestinesi e altre gravi violazioni dei diritti umani non esimono Israele dal rispettare i suoi obblighi in materia di diritto internazionale umanitario e dal proteggere i civili. La punizione collettiva dei civili a Gaza non porterà giustizia alle vittime dei crimini di guerra commessi da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi, né sicurezza ai civili in Israele”, ha proseguito Callamard.

Amnesty International è altresì preoccupata per i ripetuti attacchi contro il valico di Rafah e chiede a Israele di agevolare l’istituzione di corridoi umanitari per la distribuzione di aiuti a Gaza e di consentire un passaggio sicuro alle persone ferite e ai civili che vogliono fuggire. L’organizzazione per i diritti umani esorta la comunità internazionale a lavorare per raggiungere un accordo in merito ai corridoi umanitari.

Le autorità israeliane devono astenersi dal compiere attacchi illegali che provocano morti e feriti tra i civili e distruggono le case e le infrastrutture civili. Le autorità israeliane devono evitare l’incitamento alla violenza contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est, e garantire la sicurezza di tutti i civili che vivono sotto il loro controllo. Tutti i gruppi armati palestinesi a Gaza devono liberare incondizionatamente e immediatamente tutti i civili presi in ostaggio.

Amnesty International sta attualmente sta indagando sugli attacchi aerei israeliani a Gaza, tra i quali quello contro un palazzo residenziale nel quartiere di al-Zeitoun, che ha causato la morte di 15 membri della stessa famiglia, inclusi sette minori: cinque fratelli e due cugini, oltre ai loro nonni anziani; la distruzione di Burj Palestine, una torre nel quartiere di al-Rimal; e il bombardamento di un mercato nel campo profughi di Jabalia, che ha provocato la morte di almeno 69 persone, tra cui almeno 15 bambini e bambine.

Amnesty International sollecita Israele e i gruppi armati palestinesi ad adottare tutte le precauzioni necessarie per evitare il coinvolgimento di civili nei combattimenti, in linea con i loro obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale.

Questa indagine fa parte di una serie di comunicati di Amnesty International sull’escalation della violenza e delle violazioni dei diritti umani in Israele, Gaza e nel resto del Territori palestinesi occupati. Amnesty International ha pubblicato le sue prime conclusioni sulle violazioni del diritto internazionale commesse da Hamas e dai gruppi armati palestinesi, tra cui esecuzioni sommarie di massa, sequestri di ostaggi e lancio di razzi intrinsecamente indiscriminati. Con ulteriori prove che emergono sulle violazioni commesse nel sud di Israele, Amnesty International continuerà le sue indagini per determinare l’intera gamma di crimini commessi ai sensi del diritto internazionale.

 

Ulteriori informazioni

A partire dal 2007 Israele ha imposto un blocco terrestre, aereo e navale sulla Striscia di Gaza, una punizione collettiva contro l’intera popolazione. Quella in corso è la sesta operazione militare tra Israele e gruppi armati di Gaza da allora.

Nel giugno 2023 Amnesty International ha pubblicato la sua indagine sull’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza del mese precedente, giungendo alla conclusione che Israele aveva illegalmente distrutto abitazioni palestinesi, spesso senza necessità militare, compiendo così una forma di punizione collettiva.

Nel suo rapporto del febbraio 2022 Amnesty International aveva denunciato che le forze israeliane stavano commettendo a Gaza (così come nella Cisgiordania occupata e all’interno di Israele) atti vietati dallo Statuto della Corte penale internazionale e dalla Convenzione sull’apartheid nell’ambito di un sistematico e massiccio attacco contro la popolazione, al fine di mantenere in vigore un sistema di oppressione e di dominazione sui palestinesi costituente il crimine contro l’umanità di apartheid.

I precedenti rapporti di Amnesty International sulle violazioni dei diritti umani e i crimini di diritto internazionale commessi durante i combattimenti tra Israele e i gruppi armati palestinesi possono essere letti qui: https://www.amnesty.org/en/location/middle-east-and-north-africa/israel-and-occupied-palestinian-territories/.