Israele deve porre fine all’occupazione della Palestina

19 Febbraio 2024

HAZEM BADER/AFP via Getty Images

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Israele deve porre fine alla brutale occupazione di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, iniziata nel 1967.

Lo ha chiesto oggi Amnesty International in occasione dell’inizio delle udienze pubbliche nelle quali la Corte internazionale di giustizia esaminerà le conseguenze sul piano legale della prolungata occupazione israeliana.

Le udienze pubbliche, in programma all’Aja fino al 26 febbraio, fanno seguito alla risoluzione con cui, nel dicembre 2022, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto alla Corte un parere sulla legalità delle politiche e delle prassi israeliane nei Territori palestinesi occupati e sulle conseguenze, per  altri stati e per le stesse Nazioni Unite, della condotta israeliana.

“Quella israeliana della Palestina è la più lunga e una delle più mortali occupazioni militari al mondo. Da decenni è caratterizzata da massicce e sistematiche violazioni dei diritti umani contro i palestinesi. L’occupazione ha anche reso possibile e rafforzato il sistema israeliano di apartheid sulla popolazione palestinese”, ha dichiarato Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

“Nel corso degli anni, l’occupazione militare israeliana si è trasformata in un’occupazione perpetua, in evidente violazione del diritto internazionale”, ha aggiunto Callamard.

“L’attuale conflitto nella Striscia di Gaza, dove la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che c’è un concreto e imminente rischio di genocidio, ha evidenziato le catastrofiche conseguenze del fatto che i crimini di diritto internazionale israeliani nei Territori palestinesi occupati continuino impunemente da così lungo tempo. Il mondo deve riconoscere che porre fine all’illegale occupazione israeliana è un prerequisito per fermare le ricorrenti violazioni dei diritti umani in Israele e nei Territori palestinesi occupati”, ha proseguito Callamard.

Occupazione “perpetua”

Ai sensi del diritto internazionale umanitario, l’occupazione di un territorio durante un conflitto è intesa come temporanea. La potenza occupante deve amministrare il territorio nell’interesse della popolazione occupata e mantenere per quanto possibile la situazione esistente all’inizio dell’occupazione, tra l’altro rispettando le leggi esistenti e astenendosi dal modificare la demografia e dall’alterare l’integrità territoriale del territorio occupato.

L’occupazione israeliana non ha rispettato questi principi basilari del diritto internazionale umanitario. La durata superiore al mezzo secolo, insieme all’annessione illegale di Gerusalemme Est occupata e di ampie parti della Cisgiordania mediante confische di terreni e l’espansione degli insediamenti, forniscono prove evidenti che l’obiettivo di Israele è un’occupazione permanente e a vantaggio della potenza occupante e dei suoi cittadini.

La Striscia di Gaza resta occupata anche se nel 2005 le forze israeliane si sono ritirate e sono state abbandonate le colonie: Israele mantiene il controllo effettivo sul territorio e sulla popolazione, anche attraverso quello delle frontiere, delle acque territoriali, dello spazio aereo e del registro della popolazione. Da 16 anni, l’occupazione a Gaza continua attraverso un blocco illegale imposto da Israele, il quale ha gravemente limitato la libertà di movimento delle persone e delle merci, provocando gravi danni all’economia, in seguito a ripetute ostilità che hanno ucciso e ferito migliaia di persone e distrutto la maggior parte delle infrastrutture e delle abitazioni distruggendo gran parte delle infrastrutture e delle abitazioni.

“Tutti gli stati devono rivedere le loro relazioni con Israele per assicurare che non contribuiscano a sostenere l’occupazione o il sistema di apartheid. Ai ministri degli Affari esteri europei che si riuniscono oggi a Bruxelles diciamo che chiedere all’unisono e con chiarezza la fine dell’occupazione israeliana non è mai stato così urgente”, ha sottolineato Callamard.

 

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Una donna palestinese aspetta di poter raggiungere il suo campo di ulivi dall'altra parte della barriera di separazione israeliana - 13 ottobre 2021, villaggio di Bait A'wa, periferia di Hebron, Cisgiordania.

Vivere sotto l’occupazione

I palestinesi sottoposti all’occupazione israeliana subiscono una miriade di violazioni dei diritti umani, mantenuta da un sistema istituzionalizzato di dominazione e oppressione sistematiche. Leggi discriminatorie e repressive, ufficialmente adottate nel contesto dell’occupazione ma che sono effettivamente funzionali agli obiettivi del sistema israeliano di apartheid, hanno frammentato e segregato i palestinesi dei Territori occupati, consentendo lo sfruttamento illegale delle loro risorse, limitando arbitrariamente i loro diritti e le loro libertà e controllando quasi ogni aspetto della loro vita.

Anche prima dell’ultimo conflitto, i palestinesi della Striscia di Gaza avevano subito numerose offensive militari israeliane, almeno sei dal 2008 al 2023, oltre al blocco aereo, terrestre e marittimo che ha aiutato Israele a mantenere un effettivo controllo e dunque l’occupazione di Gaza. Durante quelle offensive, Amnesty International ha documentato un ricorrente schema di attacchi illegali equivalenti a crimini di guerra e a crimini contro l’umanità, uniti al perdurante blocco che costituisce una punizione collettiva, a sua volta crimine di guerra.

Nella Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est occupata, la popolazione palestinese ha a che fare abitualmente con l’uso eccessivo della forza, le uccisioni illegali, gli arresti arbitrari, la detenzione amministrativa, gli sgomberi forzati, le demolizioni delle abitazioni, la confisca dei terreni e delle risorse naturali e il diniego di diritti e libertà fondamentali. Il sistema israeliano di controlli sovrapposti, rafforzato dalla sorveglianza di massa, barriere fisiche, restrizioni di legge, tra cui il muro/barriera di sicurezza illegale, da centinaia di posti di blocco e postazioni di controllo, insieme a un regime arbitrario di permessi, limita la libertà di movimento dei palestinesi e perpetua la privazione dei loro diritti.

Tra gli esempi più emblematici del totale disprezzo di Israele per il diritto internazionale c’è stata l’istituzione e la costante espansione degli insediamenti israeliani in tutti i Territori palestinesi occupati e l’annessione illegale di Gerusalemme Est, occupata immediatamente dopo la guerra del 1967, la quale è stata costituzionalmente sancita nel 1980. Nella Cisgiordania ci sono attualmente almeno 300 insediamenti e avamposti illegali, anche a Gerusalemme Est, con una popolazione di oltre 700.000 coloni israeliani.

“Da 56 anni i palestinesi dei Territori occupati vivono intrappolati e oppressi sotto la brutale occupazione israeliana, sottoposti a un sistema discriminatorio. Ogni aspetto della loro vita quotidiana è disturbato e controllato dalle autorità israeliane che pongono limitazioni ai loro diritti di muoversi, di guadagnarsi da vivere, di seguire le proprie aspirazioni nel campo educativo e professionale e di avere una qualità di vita decente e che negano loro l’accesso ai terreni e alle risorse naturali”, ha rimarcato Callamard.

“Inoltre, Israele porta avanti incessantemente le sue feroci politiche di confisca dei terreni per espandere gli insediamenti illegali, in violazione del diritto internazionale e con conseguenze devastanti per i diritti umani e per la sicurezza dei palestinesi. Da decenni, violenti coloni israeliani attaccano i palestinesi nella pressoché totale impunità”, ha proseguito Callamard.

 

Un draconiano sistema di controllo

Il draconiano sistema israeliano di controllo sui Territori palestinesi occupati comprende un’ampia serie di posti di blocco militari, muri / barriere, basi militari e pattugliamenti oltre a una serie di ordinanze militari repressive.

Il controllo, da parte di Israele, delle frontiere dei Territori palestinesi occupati, del registro della popolazione, delle forniture di acqua, elettricità e servizi di comunicazione, dell’assistenza umanitaria e allo sviluppo nonché l’imposizione della sua moneta hanno un effetto devastante sullo sviluppo economico e sociale della popolazione palestinese.

Questo controllo ha raggiunto livelli di crudeltà senza precedenti nella Striscia di Gaza, dove dal 9 ottobre Israele ha ulteriormente rafforzato il blocco illegale in vigore da 16 anni. Il blocco, insieme alle ricorrenti operazioni militari, ha fatto precipitare la popolazione di Gaza in una delle più gravi crisi umanitaria e dei diritti umani dei tempi moderni.

“In quanto potenza occupante, Israele ha l’obbligo di assicurare protezione e benessere a tutti coloro che risiedono nei territori che controlla. Invece, perpetra gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani con impunità. Per giustificare le sue crudeli politiche, Israele cita la necessità di mantenere la sicurezza. Ma la sicurezza non può mai giustificare l’apartheid, l’annessione illegale, gli insediamenti o i crimini di guerra contro una popolazione protetta. L’unico modo per assicurare la sicurezza degli israeliani e dei palestinesi è di garantire diritti umani a tutte e a tutti”, ha concluso Callamard.

Porre fine all’occupazione vorrebbe dire ripristinare i diritti dei palestinesi abolendo il brutale blocco nei confronti di Gaza; smantellare gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est e annullare la sua annessione illegale; consentire ai palestinesi la libertà di movimento nelle aree dove vivono e la riunificazione delle famiglie separate da differenti status giuridici; alleviare le sofferenze di massa e le massicce violazioni dei diritti umani.

Porre fine all’occupazione significherebbe anche affrontare una delle cause di fondo delle ricorrenti violenze e dei crimini di guerra contro gli israeliani, contribuendo così a migliorare la protezione dei diritti umani e ad assicurare giustizia e riparazione alle vittime di tutte le parti.

 

Ulteriori informazioni

Il 30 dicembre 2022 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione A/RES/77/247 in cui ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia un parere su questioni fondamentali riguardanti le conseguenze legali derivanti dalla prolungata occupazione, sugli insediamenti e sull’annessione dei Territori palestinesi occupati dal 1967, su come le politiche e le prassi israeliane incidano sullo status legale dell’occupazione e su quali conseguenze derivino da tale status per tutti gli stati e per le Nazioni Unite.

La Corte dovrebbe emettere il suo parere nel corso dell’anno.

Da sei decenni Amnesty International denuncia le gravi violazioni dei diritti umani commesse impunemente da Israele nei Territori palestinesi occupati. Nel 2022 l’organizzazione ha pubblicato il rapporto “L’apartheid israeliano contro i palestinesi: un crudele sistema di dominazione e di crimini contro l’umanità”, in cui ha messo in luce il vicendevole ruolo dell’esercito israeliano e dell’occupazione nel perpetuare il sistema di apartheid. Molte delle conclusioni e delle raccomandazioni dei rapporti di Amnesty International sottolineano l’urgente bisogno che termini l’occupazione israeliana in modo da porre fine al contesto che rende possibili crimini di guerra e crimini contro l’umanità.