Egitto, gli assassini del procuratore generale siano processati in modo equo

29 Giugno 2015

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Amnesty International ha chiesto che gli autori dell’attentato che la mattina del 29 giugno al Cairo ha ucciso il procuratore generale egiziano Hisham Barakat e ferito cinque delle sue guardie del corpo e un passante, siano consegnati alla giustizia e sottoposti a un processo equo e senza ricorso alla pena di morte. ‘L’uccisione del procuratore generale Barakat è un omicidio a sangue freddo, un atto codardo e che suscita disprezzo‘ – ha dichiarato Said Boumedouha, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘In uno stato di diritto, giudici e procuratori devono essere liberi di svolgere il loro lavoro senza minacce di violenza. Ma le autorità egiziane non devono prendere queste minacce a pretesto per aggirare i diritti umani‘ – ha proseguito Boumedouha.

Un gruppo poco noto, denominato Resistenza popolare di Giza, ha inizialmente rivendicato su Facebook l’attentato per poi ritrattare ore dopo. Nel maggio 2015, oltre 500 ‘studiosi e gruppi islamici’ nel mondo hanno lanciato online una dichiarazione invitando i loro sostenitori in Egitto a uccidere le autorità giudiziarie, militari e di polizia del paese. La dichiarazione, denominata ‘Nedaa Al-Kenana’, è stata pubblicata in un periodo di deterioramento della situazione dei diritti umani a causa delle violazioni commesse dalle forze di sicurezza. L’omicidio del procuratore generale Barakat è avvenuto un giorno prima dell’anniversario della manifestazione in cui milioni di egiziani, nel 2013, avevano chiesto la deposizione dell’allora presidente Mohamed Morsi, leader della Fratellanza musulmana.

L’attentato del 29 giugno non costituisce una novità. A maggio, nel Sinai settentrionale, tre giudici erano stati uccisi e altri due feriti dopo che un tribunale aveva raccomandato la pena di morte nei confronti di Morsi. Dal luglio 2013, dopo la deposizione di Morsi, decine di persone comuni sono state uccise e ferite in numerosi attacchi compiuti contro le forze di sicurezza. Da allora sono stati uccisi almeno 600 membri delle forze armate e di polizia, soprattutto nel Sinai settentrionale.