Lampedusa, il quarto campo sui diritti umani

16 Luglio 2014

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Si svolgerà da domenica 20 a domenica 27 luglio a Lampedusa il campo estivo sui diritti umani di Amnesty International Italia, giunto alla quarta edizione.

Per una settimana, i circa 60 partecipanti prenderanno parte a seminari, incontri con la popolazione e iniziative pubbliche sul tema della difesa dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati e lanciare, da un luogo-simbolo come Lampedusa, l’appello della campagna europea di Amnesty International ‘Sos Europa’, che chiede all’Unione europea (Ue) e ai suoi stati membri di dare priorità alle persone prima che alle frontiere, attraverso il rafforzamento delle attività di ricerca e soccorso in mare, di cui l’operazione ‘Mare nostrum’ è un positivo esempio, avendo salvato oltre 50.000 persone dall’ottobre 2013.

Venerdì 25 i partecipanti al campo prenderanno parte alla prima ‘Veleggiata per i diritti umani’, una regata organizzata insieme alla Lega navale italiana – sezione di Lampedusa e Linosa: derive, tavole a vela, cabinati e catamarani con le insegne di Amnesty International partiranno da Cala Pisana alle 10 per farvi ritorno, dopo un passaggio di fronte all’isola e alla spiaggia dei Conigli. Seguiranno le premiazioni.

Parteciperanno al campo di Lampedusa anche Hussain Majid e Said Islam Yaccub, testimoni provenienti dal campo europeo di Amnesty International di Sofia (Bulgaria) e dal ‘Siciliambiente’ film festival di San Vito Lo Capo.

Gli stati membri dell’Ue spendono ogni anno milioni di euro per proteggere le loro frontiere con recinzioni, sistemi di sorveglianza sofisticati e pattugliamento. Tra il 2007 e il 2013 l’Ue ha speso quasi due miliardi per proteggere le sue frontiere ma solo 700 milioni di euro per proteggere i richiedenti asilo e i rifugiati.

L’Ue e gli stati membri stanno inoltre finanziando e cooperando con i paesi vicini, come la Turchia, il Marocco e la Libia, per creare una zona cuscinetto in grado di fermare migranti e rifugiati prima ancora che raggiungano i confini dell’Europa. Allo stesso tempo stanno chiudendo un occhio sulle violazioni dei diritti umani che migranti e rifugiati soffrono in questi paesi.

A fronte di sempre maggiori ostacoli per raggiungere l’Europa via terra, rifugiati e migranti prendono rotte marittime più pericolose verso la Grecia e l’Italia. Ogni anno centinaia di persone muoiono nel tentativo di raggiungere le sponde dell’Europa.

Solo nei primi sei mesi del 2014, più di 200 persone in fuga dalla guerra e dalla persecuzione hanno perso la vita nelle acque del Mediterraneo e del Mar Egeo; altre centinaia mancano all’appello e si teme siano morte.

Ulteriori informazioni

Hussain Majid, nigeriano, 21 anni, ha studiato amministrazione e gestione aziendale. Ancora minorenne, nel 2009, a seguito del conflitto religioso in atto in Nigeria, ha lasciato il suo paese, attraversando il Niger e arrivando in Libia un anno dopo. Dopo mesi di maltrattamenti subiti dalle bande che lo tenevano in ostaggio, ha raggiunto Tripoli da dove il conflitto lo ha costretto nuovamente alla fuga. È approdato a Lampedusa nell’estate del 2011. Vive attualmente a Roma.

Said Islam Yaccub, 16 anni, originario del Camerun, è arrivato in Libia insieme alla madre, nel 2005, quando aveva poco più di otto anni. Nel 2010 è stato preso da una squadra giovanile di calcio ma alla fine del campionato è rimasto intrappolato nel conflitto libico. Milizie fedeli al colonnello Gheddafi lo hanno fatto salire, insieme a molte altre persone, su un’imbarcazione che dopo due giorni di viaggio è approdata a Lampedusa. Da allora Said, che vive a Palermo in un centro per minori non accompagnati, non ha mai più avuto notizia di sua madre. Ha ripreso a giocare a calcio e studia in un istituto alberghiero.

FINE DEL COMUNICATO                                              Roma, 17 luglio 2014

Per interviste: Amnesty International Italia – Ufficio Stampa
Tel. 06 4490224 – cell. 348 6974361, e-mail: press@amnesty.it

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