Cile, 11 settembre 1973 – 11 settembre 2013: è il momento di affrontare l’eredità del passato

9 Settembre 2013

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7 agosto 2013

L’11 settembre 2013 saranno trascorsi 40 anni dal sanguinoso colpo di stato diretto dal generale Augusto Pinochet. Sotto il suo governo militare (1973 -1990), le forze armate e di sicurezza cilene uccisero o fecero sparire oltre 3000 persone. Migliaia di persone furono torturate. Altre migliaia furono costrette all’esilio.
Leggi fatti e cifre sul Cile di Pinochet    Firma l’appello rivolto al presidente Sebastián Piñera

Le testimonianze

Dopo quasi 40 anni di esilio in un quartiere alla periferia di Londra, Leopoldo García può finalmente dire di essere il primo cileno sopravvissuto alla tortura a vincere una causa giudiziaria. Alla fine di ottobre 2013, la Corte interamericana dei diritti umani ha stabilito che il Cile dovrà risarcirlo e processare chi lo ha torturato. Approfondisci

La scrittrice cilena Isabel Allende ricorda il colpo di stato militare dell’11 settembre 1973 e come quel giorno cambiò la sua vita e il suo paese per sempre. Leggi l’intervista

Lelia Pérez aveva 16 anni quando venne arrestata per la prima volta dai servizi di sicurezza. Divenne la cavia dei soldati, che la usavano per esercitarsi alla tortura. Quei giorni di terrore furono solo l’inizio di una vicenda terribile che portò Lelia attraverso alcune delle più famigerate prigioni di Pinochet. Nel corso di due anni, venne imprigionata tre volte e sempre torturata. Alla fine del 1976 lasciò il Cile. Leggi la sua storia

Il fotografo Julio Etchart negli anni ’80 ha documentato la vita durante il regime di Pinochet e la resistenza sia in Cile che nel Regno Unito. Le sue foto sono state pubblicate in diversi importanti quotidiani, come il Guardian, Sunday Times e New York Times ed esposte da Amnesty International. Julio Etchart e l’ex giornalista esperto di America Latina Hugh O’Shaughnessy hanno rilasciato un’intervista in cui discutono del lavoro di Julio e dei diritti umani durante la dittatura di Pinochet. Guarda l’intervista.

Dopo il colpo di stato, le idee politiche e le attività del professore di Arte cileno Mario Irrázabal non passarono inosservate. Venne arrestato, detenuto e torturato nel centro Londra 38 e successivamente fu trasferito allo Stadio Cile. Nei decenni successivi, ha tradotto la sua esperienza in opere d’arte. I suoi disegni sono pieni delle memorie del carcere: figure scure, alcune con graffi bianchi, altre con le mani legate, altre ancora bendate.  Leggi la sua storia

Non passa giorno senza che Gloria Elgueta non si chieda come suo fratello Martin possa aver trascorso i suoi ultimi giorni. Venne arrestato dalla polizia politica di Pinochet e portato a Londra 38, un appartamento coloniale a cinque isolati da casa loro. Dopo anni in cerca della giustizia, Gloria e altri familiari di scomparsi hanno formato un gruppo e chiesto di trasformare quel famigerato centro di tortura in un memoriale per ricordare coloro che vi persero la vita. Leggi la sua storia

Victor Hormazabal, nel 1973 aveva 27 anni; era un chimico, esponente del Partito Socialista e responsabile del sindacato lovale dei lavoratori ospedalieri. Venne arrestato e torturato. Fuggì dalla camera della morte e della tortura grazie all’intervento dell’ambasciatore norvegese Frode Nilsen. Leggi la loro storia

Roger Plant entrò a far parte di Amnesty International nel 1972 per occuparsi delle violazioni dei diritti umani in America Latina. Pochi mesi dopo il colpo di stato di Pinochet, si recò in Cile per documentare gli arresti arbitrari, le torture e le sparizioni. Ne seguì un rapporto sconvolgente che contribuì a fare luce su cosa stava accadendo veramente nel paese. Leggi la sua storia

Tra le persone costrette a lasciare il Cile c’è José Zalaquett, avvocato e attivista per i diritti umani, arrestato due volte e alla fine costretto all’esilio. Nei giorni successivi al golpe, José entrò nel Comitato di pace, un’organizzazione cattolica che documentava le violazioni dei diritti umani e forniva assistenza legale a coloro che venivano arrestati nell’ambito della politica di ‘sradicamento del cancro marxista’. José, obbligato ad andare in esilio, è entrato in Amnesty International e si è unito a un gruppo di esuli cileni che cercavano di sensibilizzare sulla situazione dei diritti umani nei paesi sudamericani. Leggi la sua storia e la sua opinione su cosa rappresenta oggi la figura di Pinochet.

La lotta contro l’impunità

Grazie alla tenacia di molte vittime e loro familiari e a pochi magistrati e giudici coraggiosi, è stato fatto qualche passo avanti per contrastare l’impunità che ha caratterizzato le violazioni dei diritti umani commesse durante il regime militare di Pinochet. Alcuni presunti responsabili di quei crimini sono stati portati di fronte alla giustizia.

Resta però da fare molto altro. La ricerca di giustizia, verità e riparazione è ostacolata dai ritardi dei procedimenti giudiziari, da sentenze che non riflettono la gravità dei reati commessi, da amnistie e da misure che pongono limiti di tempo alla durata delle indagini.

Le nostre richieste

Amnesty International chiede al governo cileno di attuare misure concrete per fermare l’impunità per le violazioni del passato, del presente e del futuro. Quei crimini non dovranno accadere mai più.

In particolare, chiediamo l’abolizione del decreto legge 2191, conosciuto come legge d’amnistia; approvato durante il regime di Pinochet, si estende dall’11 settembre 1973 al 10 marzo 1978, ed è tuttora in vigore. Negli ultimi anni, alcune sentenze su sparizioni forzate ne hanno escluso l’applicazione, ma il provvedimento ancora getta un’ombra pericolosa su futuri procedimenti legali riguardanti le violazioni dei diritti umani del passato.

Il Cile deve inoltre riformare il codice di giustizia militare affinché i crimini commessi da esercito e polizia siano indagati dalla magistratura civile e sottoposti a processo nei tribunali ordinari, anziché in corte marziale. Il sistema di giustizia militare ha costantemente privato le vittime della giustizia, alimentando il clima d’impunità. Le modifiche del 2010, che hanno escluso gli imputati civili dall’applicazione della giustizia militare, sono state un passo avanti ma insufficiente. Le proposte di riforma all’esame del parlamento devono assicurare che le violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza siano processate nei tribunali civili, in modo da garantire i principi d’imparzialità e del giusto processo.

Le iniziative delle vittime e dei loro familiari per conservare la memoria storica sono state fondamentali per creare una repulsione collettiva delle violazioni dei diritti umani, come le sparizioni forzate, commesse in Cile. Perché tali crimini non si ripetano, è fondamentale sostenere con misure adeguate e durature queste iniziative e i programmi di educazione ai diritti umani. Chiediamo, infine, che i diritti umani siano messi al centro di ogni politica e programma.

Queste richieste, rivolte al presidente Sebastián Piñera e al parlamento, sono contenute in un appello da firmare sul sito di Amnesty International Cile. Consegneremo le firme alla vigilia del 40esimo anniversario dell’11 settembre 2013. Firma l’appello!

Leggi il comunicato stampa ‘Cile: 40 anni dopo il golpe di Pinochet, l’impunità deve finire’