Educare per cambiare il futuro

22 Gennaio 2018

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Intervista a Giorgio Marchesi

Come, dal tuo punto di vista, il mondo dello spettacolo e dell’arte può dare un contributo alla causa dei diritti umani?

Il nostro contributo può essere quello di accendere la luce su alcuni problemi, approfittando del fatto che ci sono persone che ci seguono possiamo veicolare alcuni messaggi. La cosa difficile è emergere in un mondo così saturo d’informazioni. Non si capisce perché alcune cose diventano virali, magari quelle demenziali e di gossip, e altre più importanti no. Comunque sono sempre con- vinto che l’esempio di vita delle persone valga più della lezione, delle parole.

Recentemente sei stato al nostro fianco per la campagna contro il bullismo, un tema che hai già affrontato nel film “Un bacio”. Perché hai a cuore questo tema?

Sono stato molto contento che Amnesty International mi abbia coinvolto su questo tema che mi era capitato di affrontare con questo film, che mi aveva avvicinato anche al fenomeno del cyberbullismo, un grande problema per i ragazzi. Noi adulti non lo conosciamo, ne siamo fuori, invece i ragazzi oggi a 10-11 anni si confrontano per la prima volta coi social e costruiscono un altro rapporto con la propria identità, che non è basato sui rapporti personali diretti. Questo li espone a un grosso pericolo, perché un post rimane nel tempo e viaggia ovunque, se i ragazzi subiscono qualche commento negativo o un atto di bullismo sui social questo li può segnare pesantemente. Sono rimasto molto colpito perché anche nelle scuole dei miei figli quella del bullismo è stata definita come un’emergenza e la polizia postale è andata a scuola per far capire cosa significa cyberbullismo e dare ai ragazzi qualche strumento in più. A me dà molto fastidio, in generale, l’aggressione esercitata dal gruppo sul singolo e il bullismo ne è spesso un esempio.

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