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Amnesty International ha chiesto che gli agenti della polizia di Hong Kong che hanno aggredito e preso a calci un manifestante alle 3 di mercoledì 15 ottobre rispondano del loro comportamento davanti alla giustizia.
Le immagini televisive mostrano un manifestante, di nome Ken Tsang Kin Chiu, con le mani legate dietro la schiena portato via da sei agenti di polizia, poi trascinato in un angolo e sbattuto a terra. Alcuni agenti di polizia prendono a calci e pugni l’uomo, rannicchiato per proteggersi, mentre altri agenti stanno a guardare.
“Si tratta di un’azione crudele nei confronti di una persona arrestata e che non pone alcuna minaccia nei confronti della polizia. Le indagini su questo episodio devono essere immediate e tutti coloro che risulteranno coinvolti in comportamenti illegali dovranno rispondere di fronte alla giustizia” – ha dichiarato Mabel Au, direttrice di Amnesty International Hong Kong. “È sconvolgente pensare che a Hong Kong ci siano agenti di polizia che credono di essere al di sopra della legge” – ha proseguito Au.
Il pestaggio di Tsang è avvenuto nelle prime ore del mattino del 15 ottobre, quando la polizia ha tentato di sgomberare i manifestanti che avevano occupato una strada a poca distanza dal principale centro delle proteste. La polizia ha spruzzato spray al peperoncino contro i manifestanti e ne ha arrestati 45. Tsang era stato inizialmente arrestato per aggressione a un agente di polizia. In seguito, l’accusa è stata cambiata in manifestazione illegale e tentativo di impedire agli agenti di polizia di svolgere il loro dovere. Si trova attualmente in una stazione di polizia.
“Tutti coloro che sono stati arrestati solo per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e di manifestazione devono essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente” – ha chiesto Au. “Amnesty International sollecita la polizia di Hong Kong a usare moderazione ed evitare ogni uso illegale della forza” – ha concluso Au. Questa settimana, la polizia di Hong Kong ha iniziato a rimuovere le barricate dei manifestanti nel tentativo di ridurre le dimensioni dell’area da loro occupata.