I nostri primi 50 anni: dichiarazione della presidente Bonetti

29 Dicembre 2025

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Sta per chiudersi il 50° anniversario di Amnesty International in Italia. Abbiamo dato avvio alle celebrazioni il 23 maggio, con una giornata di riflessione in Campidoglio durante la quale abbiamo ripercorso con vari ospiti le nostre battaglie in difesa dei diritti umani. Momenti di approfondimento e celebrazione sono stati organizzati anche in altre città dai gruppi delle persone attiviste locali.

 

 

Lo slogan scelto per l’anniversario è stato  “Mai in silenzio”: dal contributo alla redazione di una legge nel 1990, all’epoca tra le migliori al mondo in materia di commercio di armi, all’abolizione definitiva della pena di morte dal codice militare nel 1994, dalla partecipazione ai lavori che portarono nel 1998 all’adozione dello Statuto di Roma che ha dato vita alla Corte penale internazionale alla campagna per l’introduzione, nel 2017, del reato di tortura.

Non siamo stati in silenzio neanche quest’anno: il rapporto uscito nel dicembre 2024 sul genocidio nella Striscia di Gaza è stato presentato decine di volte nel corso del 2025, aumentando la conoscenza e la consapevolezza delle tantissime persone che hanno affollato gli incontri. Abbiamo preso parte a manifestazioni per chiedere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, la liberazione degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas e l’interruzione dei trasferimenti di armi a Israele.

Riguardo alla politica italiana, abbiamo protestato contro il decreto prima e poi la legge che criminalizza la protesta pacifica; abbiamo denunciato il meccanismo di detenzione amministrativa transnazionale previsto dal protocollo Italia-Albania, poco trasparente e lesivo dei diritti fondamentali. Abbiamo nuovamente chiesto al governo italiano di non rinnovare il Memorandum Italia-Libia, accordo che fa da premessa a respingimenti forzati e detenzioni arbitrarie di migliaia di persone nello stato nordafricano. Abbiamo sostenuto il referendum per la modifica dei criteri per ottenere la cittadinanza. Un’analisi presentata pochi giorni fa ha riepilogato i nostri rilievi sui diritti in caduta libera nei primi tre anni di governo Meloni.

La nostra Task Force Osservatori è intervenuta in occasione di numerose manifestazioni, come quelle in Val di Susa a luglio e a Udine a ottobre per la partita Italia-Israele, riuscendo a raccogliere preziose testimonianze sull’uso ingiustificato e sproporzionato della forza da parte delle forze di polizia.

Quello che si annunciava come evento potenzialmente rischioso – il Pride di Budapest del 28 giugno – è stato invece un bellissimo evento pacifico, allegro e colorato, svoltosi senza alcun incidente. È motivo di orgoglio che anche Amnesty International Italia vi abbia partecipato.

Abbiamo contribuito a tenere alta l’attenzione su aree del mondo pressoché dimenticate dai media mainstreaming, come il Sudan e il Myanmar. Abbiamo ospitato la direttrice di Amnesty International Messico Edith Olivares e ascoltato la testimonianza della buscadora Bibiana Mendoza: una delle tantissime donne che cercano i loro parenti vittime di sparizione forzata, rischiando loro stesse la vita.

A conclusione di una carrellata sicuramente parziale, mi fa piacere ricordare che in un anno così significativo abbiamo acquisito anche un altro tipo di visibilità: in tre luoghi d’Italia ora c’è uno spazio che parla di Amnesty International. A Firenze una piazzuola nei pressi del carcere di Sollicciano e a San Lazzaro di Savena un giardino sono stati intitolati al nostro fondatore Peter Benenson, mentre a Jesi spicca una bella panchina gialla dedicata ai diritti umani. Ringrazio di cuore le persone attiviste che con determinazione e tenacia l’hanno reso possibile.

Difendere i diritti umani diventa sempre più impegnativo ma la nostra forza è nella perseveranza e nella fiducia che l’umanità avrà la meglio. Humanity must win! Buon 2026!