Li Qiaochu e il #MeToo cinese: la storia della coraggiosa attivista

15 Febbraio 2022

Tempo di lettura stimato: 6'

Li Qiaochu è una femminista, attivista per i diritti dei lavoratori e delle donne.

Nonostante gli arresti arbitrari, le violenze e le torture che ha subito negli anni, ha sempre continuato il suo lavoro per costruire un paese più giusto e attento ai diritti delle persone.

A causa di questo suo inarrestabile attivismo, ora si trova in carcere.

 

La storia di Li Qiaochu

Li Qiaochu ha lavorato a lungo per il raggiungimento della parità di diritti dei lavoratori e delle donne, con particolare attenzione ai temi della giustizia sociale.

Nell’inverno del 2017, le autorità di Pechino hanno sgomberato i gruppi di “popolazione a basso reddito”, prendendo di mira principalmente i lavoratori migranti. Si trattava della più grande operazione di sgombero forzato a Pechino dai preparativi per le Olimpiadi estive del 2008.

Quell’inverno, Li Qiaochu ha lavorato con diversi volontari per raccogliere e diffondere informazioni sulle comunità più colpite, con l’obiettivo di aiutare i lavoratori migranti espulsi a trovare nuovi lavori e alloggi a prezzi accessibili.

Negli anni, Quiaochu non ha solo lottato per i diritti dei migranti e dei lavoratori, ma ha anche partecipato attivamente a diverse campagne nazionali cinesi del movimento #MeToo. Ha raccolto dati, redatto rapporti e pubblicato messaggi online per dare sostegno al movimento, aumentando la consapevolezza mondiale sul problema.

Tutto questo, però, ha avuto delle conseguenze sulla sua salute. Nel giugno 2019, infatti, Li ha ricevuto la diagnosi di depressione, iniziando da quel momento ad assumere farmaci con regolarità.

Nonostante le difficoltà, Li non ha mai abbandonato la sua lotta. Con lo scoppio del Covid-19, si è nuovamente offerta volontaria per aiutare sia online che offline la prevenzione delle epidemie nelle piccole comunità.

 

L’arresto di Li Qiaochu

Come risultato del suo attivismo, Li è stata spesso molestata dalla polizia.

All’inizio di dicembre 2019, diversi agenti di pubblica sicurezza hanno iniziato a posizionarsi fuori casa sua e a monitorarla mentre andava e tornava dal lavoro, violando gravemente i suoi diritti alla privacy e alla libertà di movimento.

Il 31 dicembre 2019 Li è stato convocata dalla polizia, trattenuta nell’ufficio di pubblica sicurezza per oltre 24 ore. Durante la sua detenzione, la polizia si è rifiutata di fornirle cure mediche adeguate.

A febbraio 2020 il suo partner Xu Zhiyong, anche lui attivista, è stato arrestato, sottoposto a torture e maltrattamenti durante la detenzione.

Un anno più tardi, Li Qiaochu aveva denunciato pubblicamente i maltrattamenti subiti dal suo partner e da tante altre persone detenute. Poco dopo, ricevette una chiamata: era la polizia di Pechino che le chiedeva di uscire da casa sua per “fare una chiacchierata”.

Li è stata così arrestata bruscamente e in seguito accusata di “incitamento alla sovversione del potere statale”, tenuta in isolamento per circa sei mesi.

Ad oggi, le autorità non hanno ancora fornito prove credibili del fatto che abbia commesso un reato riconosciuto a livello internazionale.

 

La repressione della Cina

Da quando il presidente Xi Jinping è salito al potere alla fine del 2012, difendere i diritti umani è diventato sempre più pericoloso.

Tutto ciò è diventato ancora più evidente nel momento in cui Pechino si è aggiudicata le Olimpiadi invernali il 31 luglio 2015. Poche settimane prima dell’annuncio, il governo cinese ha avviato la “repressione 709”.

Durante questa repressione, quasi 250 avvocati, avvocate, attiviste e attivisti sono stati interrogati o detenuti da agenti della sicurezza dello stato.

Oggi, la Cina continua la sua incessante persecuzione dei difensori e delle attiviste dei diritti umani. Sono infatti sistematicamente soggetti a molestie, intimidazioni, sparizioni forzate e detenzione arbitraria e in incommunicado, nonché a lunghe pene detentive. L’assenza di una magistratura indipendente e di garanzie effettive di un giusto processo aggravano tali violazioni ricorrenti.

I difensori dei diritti umani e le attiviste sono regolarmente presi di mira e accusati di reati definiti e formulati in modo ampio e vago come “sovvertire il potere statale”, “incitare alla sovversione del potere statale” e “fare litigi e provocare problemi”.

Li Qiaochu è trattenuta dalle autorità cinesi solo per aver parlato e denunciato violazioni dei diritti umani e per il suo attivismo pacifico.

Deve essere rilasciata immediatamente e incondizionatamente. Denunciando le violazioni dei diritti umani, non ha fatto altro che esercitare il suo diritto alla libertà di espressione.

Firma l’appello e chiedi la sua liberazione.