Nepal, repressione delle proteste: è stato un massacro

8 Settembre 2025

Photo by PRABIN RANABHAT/AFP via Getty Images

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Il 4 settembre le autorità nepalesi hanno “spento” le principali piattaforme social che non si erano adeguate al nuovo sistema di registrazione disposto da una legge del 2023.

Quattro giorni dopo, nella capitale Katmandu, un folto gruppo di manifestanti per lo più giovani è sceso in strada chiedendo l’annullamento del blocco dei social media e la fine della corruzione governativa. La situazione è degenerata quando alcuni manifestanti hanno violato la “zona rossa” imposta dalle autorità e sono entrati in parlamento. Le forze di polizia sono intervenute coi cannoni ad acqua e i gas lacrimogeni e poi sparando pallottole di gomma e proiettili veri.

È stato un massacro: almeno 19 i morti, oltre 100 i feriti.

Amnesty International ha sollecitato un’indagine indipendente sull’accaduto, ricordando che l’uso della forza letale contro chi manifesta, in assenza di un’immediata minaccia di morte o di ferimento grave, è vietato dal diritto internazionale.