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Un numero record di stati membri delle Nazioni Unite ha votato, il 17 dicembre, a favore della risoluzione che chiede una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte.
Dei 193 stati membri delle Nazioni Unite, 121 hanno votato a favore della settima risoluzione presentata dal Brasile e sponsorizzata da 83 stati alla sessione plenaria dell’Assemblea generale a New York; 35 hanno votato contro e 32 si sono astenuti.
Nel dicembre 2016 i voti a favore erano stati 117. Per la prima volta Dominica, Libia, Malaysia e Pakistan hanno votato a favore, mentre Antigua e Barbuda, Guyana e Sud Sudan sono passati dal voto contrario all’astensione.
Guinea Equatoriale, Gambia, Mauritius, Niger e Ruanda hanno ripreso la loro posizione abolizionista, a differenza di quanto fatto nel 2016. Nauru è passata dal voto favorevole al voto contrario, Bahrein e Zimbabwe dall’astensione al voto contrario e Congo e Guinea dal voto a favore all’astensione.
“Il fatto che un numero record abbia votato in favore della fine delle esecuzioni mostra che l’abolizione globale della pena di morte sta diventando un’inevitabile realtà. Un mondo libero dalla pena di morte è più vicino che mai“, ha dichiarato Chiara Sangiorgio, esperta sulla pena di morte di Amnesty International.
“Questo voto significa che un numero sempre maggiore di paesi vuole intraprendere passi per porre fine una volta per tutte a questa punizione crudele, inumana e degradante“, ha aggiunto Sangiorgio.
“Il voto mostra anche il crescente isolamento dei 35 stati che hanno votato contro la risoluzione. Gli stati che ancora mantengono in vigore la pena capitale dovrebbero istituire immediatamente una moratoria sulle esecuzioni, quale primo passo verso l’abolizione“, ha concluso Sangiorgio.
Nel 1945, anno di fondazione delle Nazioni Unite, solo otto degli allora 51 stati membri avevano abolito la pena di morte. Nel 2017 le esecuzioni hanno avuto luogo in soli 22 stati membri, l’11 per cento del totale.