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Il 12 settembre è stato eseguito lo sgombero forzato di 35 famiglie rom nell’insediamento informale di via Salviati, nella periferia est della Capitale. Per Amnesty International Italia, Associazione 21 luglio e Centro europeo per i diritti dei rom (Errc), lo sgombero non ha rispettato standard e garanzie procedurali ponendosi in continuità con le ripetute violazioni dei diritti umani perpetrati già dalla passata Amministrazione capitolina.
Le operazioni di sgombero sono iniziate alle 7.15 del 12 settembre, condotte da carabinieri, polizia di stato e polizia municipale (circa 70 uomini in tutto). I 120 rom presenti vivevano in via Salviati dallo scorso giugno, dopo essere fuggiti dal ‘villaggio della solidarietà’ di Castel Romano. L’azione odierna rappresenta l’attuazione dell’ordinanza del sindaco Marino n. 184 del 5 agosto 2013 che aveva disposto ‘il trasferimento immediato di persone e cose dall’insediamento abusivo di nomadi sito in via Salviati’ e il loro ricollocamento ‘presso il villaggio della solidarietà di Castel Romano’.
In risposta all’ordinanza del sindaco la comunità rom aveva affermato in una lettera aperta la volontà di non voler continuare a ‘vivere in un ghetto’, quale si configura l’insediamento di Castel Romano, un mega-campo monoetnico isolato dal contesto urbano, ad alta concentrazione, luogo di degrado fisico e relazionale.
Nella stessa lettera i rom avevano formulato al sindaco un appello al dialogo per dare vita a nuovi percorsi di inclusione ma, secondo le informazioni raccolte dalle tre organizzazioni, tale richiesta non ha avuto alcun seguito. Gli incontri avvenuti tra i rom e le autorità, per modalità, tempistica e partecipanti, non possono essere infatti considerati in alcun modo ‘genuine consultazioni’.
‘Per tale ragione – sostengono Amnesty International Italia, Associazione 21 luglio e Errc – lo sgombero forzato del 12 settembre non rispetta gli standard e le garanzie procedurali previste dalla normativa internazionale. Dai riscontri effettuati emergono infatti la mancanza di una reale e genuina consultazione con i rom interessati e l’assenza di alternative abitative adeguate. I ‘villaggi della solidarietà’ del Comune di Roma non possono essere ritenuti un’alternativa alloggiativa adeguata essendo stato comprovato come condurre la propria vita all’interno di detti insediamenti comprometta la fruizione di diritti imprescindibili sociali ed economici e condiziona fortemente la vita dei suoi abitanti, spesso anche in dispregio dei diritti umani’.
‘Lo sgombero forzato al quale abbiamo assistito – concludono le tre organizzazioni – oltre a rappresentare una grave violazione dei diritti umani, costituisce un innegabile passo indietro rispetto ai contenuti espressi all’interno della Strategia nazionale di inclusione dei rom, sinti e caminanti adottata dal governo italiano in attuazione della Comunicazione della Commissione europea n.173/2011 che sottolinea la necessità di superamento del modello ‘campo’ per combattere l’isolamento e favorire percorsi di interrelazione sociale’.
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Ulteriori informazioni
Per diversi giorni Amnesty International Italia ha tentato di avere un incontro con l’amministrazione comunale, ma non è stata ricevuta. Amnesty International Italia chiede al sindaco Marino di impegnarsi al ritiro del ‘Piano nomadi’ della precedente amministrazione e di aprire un dialogo con la comunità rom della capitale per identificare un percorso che porti al definitivo superamento dei campi.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 12 settembre 2013
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