Russia: Amnesty International dichiarata “organizzazione indesiderata”

19 Maggio 2025

© Eliana D'Elia / INESSE Handmade Photography

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Oggi, lunedì 19 maggio, l’Ufficio del procuratore generale russo ha dichiarato Amnesty International una “organizzazione indesiderata” ai sensi di una legge repressiva introdotta in Russia nel 2015, che consente alle autorità di vietare arbitrariamente qualsiasi organizzazione straniera e di criminalizzarne le attività nel paese.

Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha dichiarato:

“Questa decisione si inserisce in una più ampia strategia del governo russo volta a mettere a tacere il dissenso e isolare la società civile. In un paese in cui decine di persone attiviste sono state imprigionate, uccise o costrette all’esilio, dove gli organi di stampa indipendenti sono stati screditati, bloccati o costretti all’autocensura e dove le organizzazioni della società civile sono state messe al bando o sciolte è probabile che, se il Cremlino ti bandisce, tu stia facendo la cosa giusta”.

“Le autorità commettono un grave errore se pensano che etichettando la nostra organizzazione come ‘indesiderata’ ci impediranno di documentare e denunciare le violazioni dei diritti umani – accadrà esattamente il contrario. Non ci lasceremo intimidire e continueremo con determinazione a lavorare affinché le persone in Russia possano godere dei propri diritti umani senza discriminazioni. Continueremo a documentare e denunciare in tutto il mondo i crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina. Moltiplicheremo i nostri sforzi per mettere in luce le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dalla Russia, sia all’interno che all’esterno del paese”.

“Non smetteremo mai di lottare per la scarcerazione delle prigioniere e dei prigionieri di coscienza detenuti per aver difeso i diritti umani, né per l’abrogazione delle leggi repressive che impediscono alle persone in Russia di esprimere il proprio dissenso contro le ingiustizie. Continueremo a impegnarci senza sosta affinché tutte le persone responsabili di gravi violazioni dei diritti umani – in Russia, in Ucraina o altrove – siano chiamate a rispondere delle proprie azioni. In poche parole, nessun attacco autoritario potrà mai mettere a tacere la nostra lotta per la giustizia. Amnesty non si arrenderà mai né farà un passo indietro nella sua battaglia per la tutela dei diritti umani in Russia e oltre”.

Ulteriori informazioni

Nel comunicato dell’Ufficio del procuratore generale in Russia si accusa Amnesty International di promuovere “progetti russofobi” e si afferma che la decisione è stata motivata dal lavoro svolto dall’organizzazione in materia di libertà di espressione e di associazione nel paese, nonché dalla documentazione e denuncia dei crimini di diritto internazionale commessi dalle forze russe in Ucraina. La decisione si basa su una legge russa che viola essa stessa il diritto internazionale e il linguaggio utilizzato contrasta con i fatti, accusando Amnesty International di attività che, secondo i suoi stessi documenti statutari e politiche interne, è esplicitamente escluso possa svolgere.

Questa designazione arriva tre anni dopo che le autorità russe hanno bloccato l’accesso ai siti web di Amnesty International in Russia e cancellato la registrazione dell’ufficio dell’organizzazione a Mosca, di fatto chiudendolo. La decisione espone al rischio di persecuzione penale in Russia le organizzazioni partner e sostenitrici, giornaliste e giornalisti, e altre persone che collaborano con Amnesty International o che le autorità considerano sostenere o promuovere il suo lavoro.

Secondo la legislazione russa, partecipare alle attività di una “organizzazione indesiderata” costituisce reato. Un primo “illecito” può comportare una sanzione amministrativa fino a 15.000 rubli (162,40 euro). Le violazioni reiterate, così come il finanziamento o la gestione di tali organizzazioni, comportano responsabilità penale e possono portare a pene detentive fino a sei anni. In passato, questa legge è stata applicata anche alla diffusione o alla condivisione di qualsiasi materiale proveniente dall’organizzazione designata, incluse pubblicazioni e link risalenti a un periodo precedente alla sua classificazione come “indesiderata”.

Questa misura colloca Amnesty International tra decine di ong indipendenti e organi di stampa presi di mira negli ultimi anni nel contesto di una vasta campagna volta a reprimere il dissenso, smantellare la società civile in Russia e impedire a organismi di monitoraggio e partner internazionali di offrire sostegno o solidarietà. Questi provvedimenti fanno parte di un modello sistematico attraverso il quale le autorità russe ricorrono a pratiche autoritarie per mettere a tacere il dissenso, ostacolare l’assunzione di responsabilità e consolidare il potere.