Siria, giustizia e cure per le persone sopravvissute alla tortura

26 Giugno 2025

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A sei mesi dalla caduta del governo di Bashar al-Assad in Siria, le persone sopravvissute al brutale sistema detentivo, incluso il famigerato carcere militare di Saydnaya, stanno affrontando gravi conseguenze fisiche e mentali, in un contesto di drammatica mancanza di sostegno. Amnesty International, in occasione della Giornata internazionale per le vittime di tortura, si unisce alle associazioni delle persone sopravvissute nel chiedere azioni concrete per garantire il diritto alle riparazioni, inclusa la riabilitazione, e alla giustizia.

Il governo siriano ha l’obbligo di garantire il diritto alla verità, alla giustizia e alla riparazione per le persone sopravvissute a torture e ad altre gravi violazioni dei diritti umani. Amnesty International chiede inoltre ai governi donatori di finanziare con urgenza i gruppi guidati dalle persone sopravvissute, le loro associazioni e i programmi dedicati al sostegno delle vittime di tortura.

“Per anni i racconti di torture, sparizioni forzate e impiccagioni di massa segrete nei centri di detenzione siriani hanno fatto gelare il sangue. È intollerabile che le persone sopravvissute a questi orrori oggi fatichino ad accedere a cure mediche e sostegno psicosociale urgenti. Il governo siriano è alle prese con molteplici sfide economiche e politiche, ma deve comunque garantire, senza alcun ritardo, che tutte le persone sospettate di responsabilità penale per torture e altri crimini di diritto internazionale siano portate davanti alla giustizia in processi equi, dinanzi a tribunali civili ordinari”, ha dichiarato Bissan Fakih, dell’ufficio Campagne di Amnesty International per il Medio Oriente.

Il governo siriano, in carica dal 29 marzo, ha vietato la tortura in una recente dichiarazione costituzionale, stabilendo che non sarà soggetta a prescrizione. Ha inoltre istituito una Commissione per la giustizia di transizione, incaricata di guidare il processo di accertamento delle responsabilità, e ha svolto alcune consultazioni con persone sopravvissute. In un incontro a maggio, il ministro dell’Interno ha riferito ad Amnesty International che le prigioni più famigerate, tra cui Saydnaya e la sezione Palestina, non saranno mai più utilizzate.

Lo scorso mese Amnesty International ha incontrato persone sopravvissute, loro associazioni e organizzazioni della società civile in Siria, ha partecipato a eventi organizzati da persone sopravvissute e familiari delle persone scomparse e ha ascoltato le loro richieste. Queste includono assicurare il loro coinvolgimento effettivo e concreto, riparazioni complete che rispondano ai bisogni immediati di salute fisica e mentale e l’accertamento delle responsabilità per i crimini subiti.

Anni di torture e condizioni disumane hanno lasciato gli ex detenuti con tubercolosi e patologie agli occhi, alle articolazioni e ai nervi. I denti rotti a causa delle torture sono un lascito comune, così come i sintomi riconducibili al disturbo post-traumatico da stress.

“I sopravvissuti al famigerato sistema detentivo siriano hanno urgente bisogno di sostegno medico, psicologico e legale. In questo momento cruciale, gli stati donatori dovrebbero ripristinare o aumentare i finanziamenti ai gruppi delle persone sopravvissute, alle organizzazioni della società civile e ai programmi che offrono sostegno, invece di tagliare l’assistenza estera”, ha proseguito Fakih.

Le persone sopravvissute si aiutano a vicenda in mezzo ai tagli ai finanziamenti

Le organizzazioni guidate dalle persone sopravvissute hanno lanciato l’allarme sulle gravi lacune nei servizi di sostegno, soprattutto dopo il ritorno in libertà di massa dei detenuti seguito alla destituzione dell’ex presidente al-Assad, l’8 dicembre 2024.

“Proprio nel momento in cui le persone venivano scarcerate, i finanziamenti si sono interrotti”, ha dichiarato Muhannad Younes di Ta’afi, un gruppo guidato da persone sopravvissute che offre sostegno alla riabilitazione. L’organizzazione ha perso il 60 per cento dei finanziamenti a causa della sospensione degli aiuti esteri statunitensi, riducendo fortemente la capacità di fornire assistenza ai sopravvissuti, sia prima che dopo le scarcerazioni più recenti.

Diab Serrih, dell’Associazione delle persone detenute e scomparse di Saydnaya (Admsp), fondata da ex detenuti del carcere militare, ha affermato: “La riduzione generale dei finanziamenti da parte di Stati Uniti ed Europa aumenterà inevitabilmente la sofferenza delle vittime. I servizi di salute mentale in un paese post-conflitto non sono un lusso… sono fondamentali per la ripresa a lungo termine e la reintegrazione delle persone sopravvissute”.

Le associazioni delle persone sopravvissute e quelle recentemente scarcerate da Saydnaya, intervistate a Damasco, hanno dichiarato che faticano ad accedere a cure mediche urgenti, in un paese in cui gran parte del sistema sanitario è al collasso.

Un attivista di Damasco ha raccontato ad Amnesty di aver ricevuto una telefonata da una persona sopravvissuto di Saydnaya riguardo un conoscente bisognoso di cure mediche: “Aveva bisogno di una risonanza magnetica, ma non era riuscito a ottenerla negli ospedali pubblici. Le altre persone sopravvissute stavano mettendo insieme 600.000 lire siriane [circa 70 euro] per pagargli l’esame”.

Abdulmoneim al-Kayed, sopravvissuto di Saydnaya, scarcerato l’8 dicembre, ha confermato che altre persone sopravvissute stanno cercando di mettere insieme i soldi per aiutare lui e altri bisognosi. Ha dichiarato che, sebbene vi sia stata una risposta rapida per la tubercolosi, altre esigenze mediche sono state trascurate. Almeno 12 ex detenuti che conosce necessitano urgentemente di interventi chirurgici, in particolare neurologici e oftalmologici, e la grande maggioranza ha bisogno di cure dentistiche per i denti rotti a seguito delle torture.

Samira Shawarba, dell’Unione delle donne sopravvissute, ha sottolineato la necessità di esami medici completi, inclusi esami del sangue, per valutare l’impatto sulla salute a lungo termine di anni trascorsi in condizioni sovraffollate, insalubri e senza luce solare.

Anche il sostegno per la salute mentale è urgente e in gran parte assente. Al-Kayed ha detto: “Abbiamo provato in tutti i modi a ottenere assistenza psicologica ma purtroppo non ci siamo riusciti”.

Ahmed Helmi di Ta’afi ha spiegato che poche organizzazioni riescono a fornire questo tipo di assistenza: “Esiste un minimo di sostegno, ma è molto limitato, anche perché quelle stesse organizzazioni hanno subito tagli ai finanziamenti. Quelle con cui collaboravamo non possono più accettare segnalazioni, perché non se lo possono permettere”.

Le persone sopravvissute e le loro reti hanno ribadito che chi esce dai centri di detenzione siriani ha bisogno di un sostegno specifico e consapevole rispetto ai traumi vissuti, per poter vivere con dignità. “Approcci centrati sulle persone sopravvissute sono essenziali”, ha affermato Younes, spiegando che molte reti nate dal basso hanno adottato tali approcci, tenendo conto ad esempio della perdita di memoria e del fatto che lunghi questionari da riempire per ricevere aiuti possano essere percepiti come interrogatori.

Shawarba ha sottolineato il diritto delle persone sopravvissute alla riabilitazione, non solo nel breve ma anche nel lungo periodo, affinché possano riacquisire indipendenza e autostima.

Verità, giustizia e riparazioni

Le persone sopravvissute intervistate da Amnesty International hanno ribadito con forza che l’accertamento delle responsabilità è essenziale per la loro guarigione. Al-Kayed ha raccontato che molte famiglie di detenuti sono state vittime di estorsione. Alla sua famiglia sono stati estorti 25.000 euro in cambio della promessa della sua scarcerazione: “Chiedo giustizia per i responsabili dei servizi di sicurezza, affinché non sfuggano alla giustizia, e per chiunque abbia speculato sulle nostre vite ed estorto le nostre famiglie”.

Ahmed Helmi ha detto che le garanzie di non reiterazione sono fondamentali: “C’è stato un periodo della nostra vita in cui siamo stati cancellati dalla faccia della terra, oscurati dietro il sole e sottoposti a orrori. Quel luogo e quel tempo resteranno sempre una macchia nera, che crescerà finché non riusciremo a dargli un senso. E potrà averlo solo se servirà da base per fare in modo che i nostri figli non vivano mai ciò che abbiamo vissuto noi. Il senso di ciò che abbiamo attraversato sta solo nella sua non ripetizione. Se non possiamo garantirla, allora tutto ciò non ha significato”.

Younes ha aggiunto che le riparazioni vanno oltre l’aspetto economico: “Hanno anche un valore emotivo e simbolico…pensate a tutto ciò che è accaduto in Siria negli ultimi 14 anni: non c’è alcun legame fisico con quei ricordi, nessuna targa, nessun memoriale. In altri paesi costruiscono monumenti e istituiscono giornate nazionali… Io non voglio che tutto si riduca a una transazione. Deve essere un risarcimento della dignità umana”.

Qualsiasi iniziativa di verità, giustizia e riparazione dovrà riguardare tutte le vittime, anche quelle di violazioni commesse dai gruppi armati di opposizione. Le autorità siriane dovranno inoltre pretendere riparazioni da altri stati e attori non statali, tra cui le imprese, responsabili di violazioni dei diritti umani e crimini di diritto internazionale in Siria.

Ulteriori informazioni

Per decenni Amnesty International ha denunciato che le forze governative siriane hanno usato arresti arbitrari, sparizioni forzate e torture per reprimere il dissenso. Sotto il regime di Assad, la tortura è stata usata come parte di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile, costituendo un crimine contro l’umanità. Si stima che oltre 100.000 persone siano state vittime di sparizioni forzate in Siria, in gran parte ad opera delle forze governative. L’organizzazione ha inoltre documentato casi di rapimenti, torture ed esecuzioni sommarie da parte di ex gruppi armati di opposizione ad Aleppo e Idlib. Nel 2024 Amnesty ha anche denunciato come l’Amministrazione autonoma del nord-est della Siria abbia sottoposto a detenzione arbitraria decine di migliaia di persone, molte delle quali in condizioni disumane, sottoponendole a torture e maltrattamenti.