Albania, gli ex prigionieri politici chiedono giustizia

17 Ottobre 2012

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Un gruppo di 24 ex prigionieri politici del regime comunista che governò l’Albania dal 1944 al 1991 è in sciopero della fame da oltre tre settimane, in segno di protesta per i ritardi con cui il governo di Tirana assegna i risarcimenti previsti da una legge del 2007.

Secondo l’Associazione degli ex perseguitati politici, dal 2007 è stato versato solo un ottavo del risarcimento previsto. Molti degli ex prigionieri sono anziani, infermi e vivono in condizioni di estrema povertà.

L’8 ottobre gli ex prigionieri Gjergj Ndreca e Llazi Koçi si sono dati fuoco, rimanendo gravemente feriti. Il 10 ottobre è stata la volta di Lirak Lejko. Gli altri ex prigionieri hanno svolto manifestazioni di protesta di fronte al parlamento.

Il 12 ottobre, favorito dalla mediazione dell’ambasciata degli Usa e della delegazione dell’Unione europea, si è svolto un incontro tra l’Associazione e il presidente albanese, Bujar Nishani. Tuttavia, il primo ministro Sali Berisha continua a sostenere che la protesta degli ex prigionieri ha una motivazione politica.

Amnesty International ha chiesto alle autorità albanesi di riprendere gli incontri e garantire il pronto pagamento dei risarcimenti spettanti agli ex prigionieri politici.

Durante i 47 anni di governo comunista, molti oppositori vennero perseguitati a causa delle loro idee politiche, arrestati, esiliati ed espropriati dei loro beni. Decine di migliaia di persone furono imprigionate e molte di esse vennero assegnate ai lavori forzati, in condizioni molto dure, con scarse razioni di cibo e cure mediche.

Secondo l’Associazione degli ex perseguitati politici, vennero messi a morte almeno 5577 uomini e 450 donne.

La legge del 2007 prevede che ogni ex prigioniero politico riceva un risarcimento di 2000 lek (circa 14,30 euro) per ciascun giorno di prigionia.