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In occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa, Amnesty International ha ricordato il tragico tributo di sangue pagato dai giornalisti in Afghanistan. Nel 2020 ne sono stati uccisi 11 e altri quattro dall’inizio del 2021. Nessuno di questi omicidi, commessi sempre da uomini a volto coperto, è stato indagato.
La Commissione congiunta per la protezione dei giornalisti, un organismo istituito dal governo di Kabul nel 2016, ha fatto ben poco per arginare la violenza contro gli operatori dell’informazione.
“Fare il giornalista in Afghanistan è come stare su un campo di battaglia”, ha dichiarato ad Amnesty International il video-giornalista Muhammad Tariq Azim.
“I meccanismi di protezione sono molto deboli. Io per esempio non ho ottenuto alcun tipo di sostegno”, ha denunciato Frishta Aslamzadeh di Zan Tv.
“L’unico aiuto che ho ricevuto è arrivato dal Comitato per la salvezza dei giornalisti, una Ong locale che mi ha fornito un casco e un giubbotto anti-proiettile. Ma non c’è stato nient’altro”, ha commentato Baes Hayat, da quasi 10 anni al servizio di Ariana News.