Amnesty accusa l’Ue: migranti e rifugiati abbandonati nelle mani dell’irresponsabile Guardia costiera libica

27 Marzo 2019

@OLMO CALVO/AFP/Getty Images

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Amnesty International accusa l’Unione europea: operazione “Sofia” ridotta, migranti e rifugiati abbandonati nelle mani dell’irresponsabile Guardia costiera libica

Commentando la notizia della significativa riduzione, decisa oggi dai governi dell’Unione europea, dell’operazione “Sofia” di EunavforMed, che proseguirà priva di navi nel Mediterraneo centrale e con la sola sorveglianza aerea, il ricercatore di Amnesty International sull’immigrazione Matteo de Bellis ha rilasciato questa dichiarazione:

Siamo di fronte a un’oltraggiosa abdicazione alle proprie responsabilità da parte dei governi dell’Unione europea“.

Dopo aver usato ogni pretesto a loro disposizione per precludere il Mediterraneo alle navi di soccorso delle Ong e avendo già interrotto diversi mesi fa le loro operazioni di soccorso, i governi dell’Unione europea stanno ora togliendo le loro navi in modo che nessuno possa salvare le vite di uomini, donne e bambini in pericolo“.

I governi dell’Unione europea continueranno a usare la sorveglianza aerea per allertare la Guardia costiera libica quando individueranno migranti e rifugiati in mare, in modo che vengano riportati in Libia, pur sapendo che lì verranno detenuti arbitrariamente e sottoposti a torture, stupri, uccisioni e sfruttamento“.

Questa vergognosa decisione non ha nulla a che fare con le necessità delle persone che rischiano le loro vite in mare. Ha tutto a che fare, invece, con l’incapacità dei governi europei di trovare il modo di condividere le responsabilità del loro salvataggio“.

Se le notizie di oggi sono corrette, è bene che i governi europei riconsiderino urgentemente la loro decisione e mantengano una capacità di soccorso in mare. Va stabilito un meccanismo per il rapido approdo e l’altrettanto rapida ricollocazione in Europa delle persone soccorse in mare e ogni ulteriore forma di cooperazione con la Libia dovrà essere subordinata alla chiusura dei centri di detenzione in quel paese“.