Amnesty International accusa multinazionale spagnola di fare profitti sulla tortura dei rifugiati che l’Australia trattiene a Nauru

5 Aprile 2017

Rémi Chauvin

Tempo di lettura stimato: 12'

Un’importante azienda, responsabile per la gestione del centro per richiedenti asilo e rifugiati dell’isola di Nauru, sta ricavando profitti per milioni di dollari da un sistema che costituisce una forma di tortura.

Lo ha denunciato Amnesty International in un nuovo rapporto intitolato “L’i$ola del tesoro”, nel quale accusa la multinazionale spagnola Ferrovial e la sua sussidiaria australiana Broadspectrum di essere complici, traendone vasti profitti, del sistema crudele e segreto di gestione dei rifugiati da parte dell’Australia sull’isola di Nauru.

“Il governo australiano ha fatto di Nauru un’isola di disperazione per i rifugiati e i richiedenti asilo ma anche un’isola di profitto per aziende che fanno milioni di dollari grazie a un sistema così volutamente e inerentemente crudele da costituire tortura”, ha dichiarato Luicy Graham, ricercatrice di Amnesty International su aziende e diritti umani.

“Continuando a mantenere in piedi questo sistema, destinato espressamente a causare sofferenza e a scoraggiare le persone dal dirigersi in Australia per chiedere asilo, Broadspectrum e Ferrovial ne sono senza alcun dubbio complici”, ha aggiunto Graham.

Poiché il contratto di Broadspectrum col governo australiano del valore di 2,4 miliardi di dollari australiani terminerà a ottobre, Amnesty International sta sollecitando altre aziende a non cercare di fare profitti sulla tortura.

“Le aziende che stanno considerando l’ipotesi di subentrare sappiano che sarebbero complici di un sistema intenzionalmente abusivo, contravverrebbero alle loro responsabilità in materia di diritti umani e si esporrebbero a denunce penali e a richieste di risarcimento danni”, ha sottolineato Graham.

“Il regime di crudeltà del centro di Nauru costituisce una macchia che nessun’azienda responsabile vorrebbe avere sulla sua coscienza e sulla sua reputazione”, ha aggiunto Graham.

Lucrare sulla crudeltà

Nel 2012 l’Australia ha inaugurato un sistema volutamente crudele di “gestione offshore” sull’isola di Nauru e su quella di Manus, appartenente a Papua Nuova Guinea. I richiedenti asilo e i rifugiati sono isolati in località remote e vengono sottoposti a trattamenti crudeli e degradanti, in alcuni casi per anni, solo per aver cercato riparo sulle coste australiane.

Nel suo rapporto “L’isola della disperazione”, reso pubblico nell’ottobre 2016, Amnesty International aveva denunciato la violazione intenzionale e sistematica, da parte dell’Australia, dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati e che le condizioni nell’isola di Nauru erano così volutamente crudeli da arrivare a costituire tortura.

Ora, emerge che la crudeltà produce affari lucrosi.

I due centri di Nauru e Manus sono gestiti da Broadspectrum, acquisita da Ferrovial nell’aprile 2016.

Nell’anno finanziario 2016, le attività di Broadspectrum che riguardano i due centri hanno prodotto 1,646 miliardi di dollari australiani, un incredibile 45 per cento del totale delle entrate dell’azienda.

Da quando ha acquisito Broadspectrum, Ferrovial ha fatto ricavi per 1,4 miliardi di euro, buona parte dei quali grazie alle attività a Nauru e Manus.

“Non solo Ferrovial e Broadspectrum chiudono gli occhi sulle violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo australiano ma sono proprio loro a renderle possibili”, ha commentato Graham.

“Siamo di fronte a un imbroglio cinico e predisposto a sangue freddo, in cui l’Australia prepara lo schema e le aziende fanno il lavoro sporco. Considerando gli straordinari profitti che se ne ricavano, è chiaro che queste aziende siano motivate dalla loro profonda avidità”.

Il valore totale del contratto tra il governo australiano e Broadspectrum è di 2,5 miliardi di dollari australiani in tre anni e mezzo.

Se comparato ad altri ambiti in cui opera Broadspectrum, è evidente che si tratta di un contratto più che conveniente.

Il margine di profitto del settore Difesa, sociale e proprietà – che comprende le attività svolte a Nauru e Manus – era del 17,8 per cento nell’anno finanziario 2016, enormemente più alto rispetto allo 2,8 per cento del settore Infrastrutture e all’1,6% del settore Risorse e industria.

I ricavi di Ferrovial dal settore Servizi – in cui sono incluse le operazioni di Nauru e Manus – è aumentato del 24,1 per cento nel 2016, l’anno dell’acquisizione di Broadspectrum.

Le condizioni squallide di Nauru

Mentre Ferrovial e Broadspectrum fanno ampi profitti, le persone intrappolate sull’isola di Nauru trascorrono un’esistenza inimmaginabilmente tetra, con poche speranze di uscirne fuori.

Non solo è stato negato loro l’ingresso in Australia ma non sanno neanche se e quando sarà loro permesso di lasciare Nauru. Recentemente si è parlato di un accordo con gli Usa. Persino persone riconosciute rifugiate non possono lasciare l’isola.

I richiedenti asilo e i rifugiati subiscono aggressioni, anche di natura sessuale, da parte del personale del centro e nessuno viene chiamato a risponderne.

“Yasmin”, proveniente dall’Iran, ha tentato più volte il suicidio. Suo marito, “Amir”, ha raccontato ad Amnesty International di aver visto la sua salute mentale peggiorare dopo l’arrivo nel centro.

Broadspectrum non solo è a conoscenza delle condizioni in cui si trovano i richiedenti asilo e i rifugiati ma in alcuni casi i suoi impiegati e personale in subappalto (quello della Wilson Security) si sono resi responsabili di comportamenti negligenti e abusivi.

Alla data 30 del aprile 2015 erano state presentate nei loro confronti 30 denunce di abusi su minori, 15 denunce di aggressioni sessuali o stupro e quattro denunce relative a prestazioni sessuali in cambio di fornitura di merce di contrabbando.

“Questo è il business al suo livello peggiore. Ferrovial ha acquisito Broadspectrum conoscendo pienamente la dimensione delle violazioni dei diritti umani a Nauru e quella dei profitto che Broadspectrum faceva alle spalle di quella immensa sofferenza”, ha commentato Graham.

Un’opprimente clima di segretezza favorisce gli abusi

Il governo australiano ha orgogliosamente difeso l’intenzione di far soffrire le persone trattenute a Nauru e Manus con l’obiettivo di far desistere altri richiedenti asilo dal tentativo di entrare irregolarmente in Australia.

Nonostante questa candida ammissione, nessuno vuole assumersi la responsabilità di quanto accade nel centro di Nauru.

Broadspectrum ha risposto ad Amnesty International che “non opera nel centro” e lo stesso ha fatto sapere Ferrovial. Il governo australiano a sua volta afferma che il centro è gestito dal governo di Nauru, che ha addossato ad altri la responsabilità.

Dalle ricerche di Amnesty International è emerso che Broadspectrum gestisce quotidianamente il centro e esercita un controllo effettivo sulla vita quotidiana dei richiedenti asilo e dei rifugiati, per conto del governo australiano e con la supervisione e il controllo finali di quest’ultimo.

Il governo australiano sta facendo di tutto per nascondere la reale dimensione delle violazioni in corso a Nauru e Manus: gli operatori sanitari che denunciano le condizioni di vita possono incappare in un reato penale mentre ai fornitori di servizi è richiesto di sottoscrivere una clausola di confidenzialità.

In un documento interno trapelato all’esterno, Broadspectrum ha avvisato i suoi dipendenti che possono essere licenziati se forniscono informazioni sulle attività svolte a Nauru.

La segretezza si estende anche al contratto sulla base del quale Broadspectrum e Wilson Services operano a Nauru e Manus, le cui clausola non sono completamente pubbliche.

“Il segreto di questi contratti consente a Broadspectrum e Ferrovial di nascondere l’esatto ammontare dei profitti che realizzano dalle violazioni dei diritti umani, mentre le rigide clausole di confidenzialità imposte dal governo australiano permettono di nascondere la dimensione di quelle violazioni”, ha sottolineato Graham.

Nessun’azienda dovrebbe trarre profitto dalle violazioni dei diritti umani

Il sistema di “gestione offshore” australiano non potrebbe andare avanti senza il coinvolgimento di Broadspectrum. Ferrovial ha annunciato che, alla scadenza di ottobre 2017, non rinnoverà il contratto e si prevede che il governo australiano pubblichi un bando per una nuova fornitura di servizi. Amnesty International sta chiedendo a Ferrovial di porre fine al più presto alle sue operazioni a Nauru e Manus e sollecita tutte le aziende a non subentrarle.

“Nessun’azienda dovrebbe operare a Nauru e Manus. La situazione in queste due isole è così compromessa che sarebbe impossibile per qualsiasi azienda operarvi senza contribuire a gravi violazioni dei diritti umani ed esporsi a possibili ripercussioni sul piano legale e reputazionale”, ha chiarito Graham.

“È dunque nostro dovere, nei confronti delle vittime delle violazioni dei diritti umani sulle due isole, fare nomi e cognomi delle aziende che mettono i profitti di fronte alla decenza, scegliendo di far parte del sistema australiano di gestione dei richiedenti asilo e dei rifugiati”, ha concluso Graham.

Amnesty International chiede al governo australiano di porre fine alla “gestione offshore”, di trasferire sul suo territorio tutti i richiedenti asilo e i rifugiati attualmente a Nauru e Manus e di assicurare che tutti coloro che sono già in possesso dello status di rifugiato abbiano il diritto di risiedere in Australia.

L’organizzazione per i diritti umani chiede al governo australiano di collaborare con tutte le offerte di cooperazione e assistenza internazionale basate sul rispetto dei diritti umani, tra cui il reinsediamento dei rifugiati in un paese terzo se i rifugiati desiderano essere reinsediati e sono in grado di prendere una decisione pienamente informata e libera.

 

FINE DEL COMUNICATO                                                                                   Roma, 5 aprile 2017

Per maggiori informazioni:

Scarica il rapporto “L’i$ola del tesoro

Il capitolo relativo all’Australia tratto dal Rapporto 2016-2017 di Amnesty International

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