Amnesty International: il Consiglio di sicurezza imponga un embargo sulle armi dirette in Myanmar

28 Settembre 2017

AFP/Getty Images

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Amnesty International ha esortato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a fare tutto il possibile per porre fine ai crimini contro l’umanità e alla pulizia etnica in corso contro la popolazione civile rohingya in Myanmar, anche imponendo un embargo totale sulle armi dirette verso il paese.

Oggi il Consiglio di sicurezza si riunirà in sessione pubblica per esaminare la situazione di Myanmar. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, riferirà sulla crisi in atto nello stato di Rakhine.

“L’esercito di Myanmar sta uccidendo e costringendo alla fuga i rohingya nel contesto di una campagna di crimini contro l’umanità che costituiscono pulizia etnica. Gli stati membri del Consiglio di sicurezza devono chiedersi da quale parte della storia vogliono stare e fare tutto ciò che è nelle loro possibilità per porre fine a questo incubo. Insieme, hanno il potere di premere su Myanmar perché ponga termine al ciclo di violenza”, ha dichiarato Tirana Hassan, direttrice di Amnesty International per le risposte alle crisi.

“Il Consiglio di sicurezza dovrebbe chiedere la fine immediata dei trasferimenti di armamenti, munizioni ed equipaggiamento militare nei confronti di Myanmar, imponendo un embargo totale sulle armi che impedisca i trasferimenti diretti e indiretti e si estenda alla formazione e ad altre forme di cooperazione con le forze armate del paese”, ha aggiunto Hassan.

La riunione del Consiglio di sicurezza si svolge quasi un mese dopo l’inizio della brutale campagna dell’esercito di Myanmar nello stato di Rakhine, lanciata all’indomani degli attacchi armati contro decine di posti di blocco rivendicati dall’Esercito di salvezza dei rohingya dell’Arakan, che avevano causato almeno 12 morti tra le forze di sicurezza.

Da allora, quasi mezzo milione di rifugiati ha oltrepassato il confine col Bangladesh. In altri termini, poco meno della metà di una popolazione di 1.200.000 abitanti dello stato di Rakhine ha abbandonato le sue case. In poco più di un mese i morti sono stati centinaia.

Amnesty International ha documentato come le forze di sicurezza abbiano incendiato interi villaggi abitati dai rohingya e abbiano sparato sugli abitanti in fuga: in quanto massicci e sistematici attacchi contro la popolazione civile, si tratta di crimini contro l’umanità. Nonostante il governo di Myanmar sostenga che le operazioni militari siano terminate, Amnesty International ha verificato che gli incendi sono stati appiccati fino alla settimana scorsa.

La situazione è resa peggiore dalle gravi limitazioni che Myanmar ha imposto all’arrivo degli aiuti umanitari nello stato di Rakhine. Amnesty International ha ricevuto notizie attendibili sul rischio che sopraggiunga la fame, dato che l’offensiva dell’esercito di Myanmar costringe a lasciare i villaggi e che chi vi rimane riesce a malapena a procurarsi da mangiare.

“La crisi è tutt’altro che finita ed è fuori discussione che nello stato di Rakhine le violazioni dei diritti umani proseguano incontrastate. Ora più che mai il mondo deve prendere una forte posizione e premere su Myanmar e sulle sue forze di sicurezza affinché cessino di procurare orrore alla popolazione civile rohingya”, ha commentato Hassan.

“Vogliamo che il Consiglio di sicurezza condanni pubblicamente le atrocità in corso nello stato di Rakhine e solleciti la fine della violenza e l’accesso immediato e non ostacolato agli aiuti umanitari”, ha concluso Hassan.

FINE DEL COMUNICATO

Roma, 28 settembre 2017

Per maggiori informazioni sulla situazione in Myanmar e firmare l’appello in favore dei rohingya:

https://www.amnesty.it/myanmar-rischio-la-vita-decine-migliaia-rohingya/

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