Amnesty International: “L’Unione europea mantenga alta la pressione sull’Ungheria”

29 Gennaio 2019

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Alla vigilia della sessione speciale del Parlamento europeo, in programma il 30 gennaio, sullo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani in Ungheria, il direttore della sezione ungherese di Amnesty International Dávid Vig ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“In Ungheria, l’erosione dei diritti fondamentali e gli attacchi alle voci dissidenti proseguono senza sosta. Lo scorso novembre, 476 organi d’informazione sono stati fusi in un’enorme agglomerato mediatico filogovernativo. In più, il nuovo sistema di giustizia amministrativa, profondamente influenzato dal ministero dell’Interno, consentirà ai politici di interferire nelle questioni giudiziarie e compromettere l’indipendenza della magistratura”.

“A settembre, i parlamentari europei hanno mostrato il loro appoggio alla popolazione ungherese invocando la procedura dell’articolo 7 e chiedendo al governo di Budapest di rispettare i principi fondanti dell’Unione europea di giustizia e rispetto dei diritti umani”.

“Adesso ci affidiamo agli stati membri per far sì che il governo ungherese non possa continuare a mettere impunemente a rischio lo stato di diritto e i diritti fondamentali. La presidenza della Romania dovrà proporre un preciso piano agli stati membri per difendere quei principi”.

Ulteriori informazioni

Il 12 settembre 2018 il peggioramento della situazione dei diritti umani in Ungheria aveva spinto il Parlamento europeo ad adottare un rapporto per avviare la procedura ai sensi dell’articolo 7.1 del Trattato dell’Unione europea, a causa del “chiaro rischio di una grave violazione” dei principi fondanti europei da parte dell’Ungheria.

Il rapporto adottato dal Parlamento europeo esprimeva forti preoccupazioni per il funzionamento del sistema costituzionale, l’indipendenza della magistratura, le libertà di espressione e di associazione, il diritto a un trattamento equo, i diritti delle minoranze tra le quali i rom e gli ebrei, i diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati e altro ancora.

Il rapporto è ora all’attenzione del Consiglio dell’Unione europea.

Roma, 29 gennaio 2019

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