Elena Milashina è un’importante giornalista investigativa di Novaya Gazeta, il quotidiano per cui lavorava anche Anna Politkovskaja. Da molti anni denuncia le violazioni dei diritti umani e l’impunità in Cecenia, dove coloro che difendono i diritti umani sono seriamente a rischio di ritorsioni, minacce, intimidazioni, campagne diffamatorie e violenze.
La stessa Elena Milashina è stata presa di mira in numerose occasioni. Nel 2017 fu lei a denunciare la campagna omofoba di rapimenti, torture e omicidi in Cecenia. Nonostante la condanna globale, la Russia si è rifiutata di collaborare o rispondere alle richieste di indagine.
La giornalista russa non si è mai arresa e continua a svolgere con passione e devozione il suo lavoro.
Il giornalismo non è reato. Chiedi protezione per Elena Milashina!
Dopo la denuncia del trattamento riservato alla comunità Lgbtqia+ in Cecenia, un altro articolo ha scandalizzato il mondo. Il 10 luglio 2017, Elena Milashina ha denunciato l’esecuzione extragiudiziale di massa di almeno 27 uomini ceceni nel gennaio dello stesso anno. Per questo, i rischi per Elena e i suoi colleghi sono aumentati.
La sera del 6 febbraio 2020, lei e l’avvocata per i diritti umani Marina Dubrovina erano in Cecenia per lavoro quando sono state aggredite da una folla nell’atrio del Continent Hotel, nella capitale Groznyj. Gli aggressori hanno colpito con schiaffi e pugni le due donne, filmando le loro azioni con una telecamera. Nonostante la condanna nazionale e internazionale, ad oggi l’indagine avviata su questo attacco si è rivelata inefficace e i responsabili sono ancora in libertà.
Il 12 aprile 2020, Milashina ha pubblicato un articolo critico sulla risposta delle autorità alla pandemia di Covid-19 in Cecenia. In risposta, il presidente ceceno Ramzan Kadyrov l’ha minacciata di morte in un video su Instagram. La giornalista non si è fatta intimidire e il 15 marzo 2021 su Novaya Gazeta ha rivelato arresti illegali, torture ed esecuzioni extragiudiziali perpetrate da soldati del Secondo reggimento di pattuglia speciale della Cecenia. L’articolo si basava in gran parte sulla testimonianza del loro ex ufficiale Suleyman Gezmakhmayev, corroborando e integrando le conclusioni dell’indagine condotta dal quotidiano, dalla stessa Elena Milashina e da altri difensori dei diritti umani russi sulle presunte esecuzioni extragiudiziali avvenute in Cecenia nel 2017.
In risposta all’articolo, alti funzionari ceceni hanno avviato una campagna diffamatoria e intimidatoria contro Elena Milashina e il suo giornale, arrivando a chiedere alle autorità federali russe di chiuderlo. Le autorità si sono spinte oltre, definendo i giornalisti di Novaya Gazeta “agenti dei servizi speciali occidentali” e affermando che stavano cospirando contro le autorità cecene e che perseguivano un’agenda anti-russa.
Egregio Presidente Putin,
le scrivo per esprimere la mia profonda preoccupazione in merito alle minacce e alle vessazioni cui è sottoposta la giornalista di Novaya Gazeta, Elena Milashina.
Considerando il pregresso di omicidi di giornalisti e difensori dei diritti umani in Russia e i precedenti attacchi contro Elena Milashina in relazione al suo lavoro sulla Cecenia, Amnesty International ritiene che la sicurezza di Elena Milashina sia gravemente a rischio. È fondamentale intensificare gli sforzi su tutti i fronti – pressione diplomatica, advocacy internazionale, solidarietà e sostegno pubblico e visibile – per garantire che Elena Milashina e gli altri collaboratori di Novaya Gazeta siano protetti e possano continuare il loro lavoro giornalistico in sicurezza e senza timore di rappresaglie. Le autorità dovrebbero rispettare gli obblighi internazionali e proteggere tutti coloro che esercitano la libertà di espressione e la libertà di stampa in Russia.
Le chiedo, in qualità di Capo dello Stato e garante della Costituzione e dei diritti umani in essa sanciti, di:
– condannare pubblicamente le minacce contro Elena Milashina, adottare misure significative per garantire che ciò non accada di nuovo e che la giornalista sia al sicuro;
– sostenere il diritto di chi fa giornalismo a portare avanti il suo lavoro senza rischi di rappresaglia, oltre a tutelare il diritto alla libertà di espressione e di informazione.
Cordiali saluti.