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Il 24 marzo, a sei anni e dieci giorni dall’omicidio della difensora dei diritti umani brasiliana Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes, sono stati arrestati e posti in detenzione preventiva i tre presunti mandanti: Domingos Brazão, consigliere della Corte dei conti dello stato di Rio de Janeiro; suo fratello Chiquinho Brazão, eletto al parlamento federale; e Rivaldo Barbosa, all’epoca capo della Polizia civile di Rio de Janeiro.
Amnesty International Brasile, che ha seguito il caso dall’inizio, ritiene che gli arresti costituiscano un importante passo avanti verso il chiarimento dei due omicidi. Tuttavia, questo non significa che sia stata raggiunta la giustizia.
Preoccupa che, a oltre sei anni dai fatti, le autorità investigative brasiliane abbiano identificato solo tre autori del crimine (due ex agenti della Polizia militare e un vigile del fuoco) e, come mandanti, solo tre funzionari pubblici.
Gli omicidi di Marielle Franco e di Anderson Gomes, ricorda Amnesty International Brasile, sono stati altamente pianificati, coinvolgendo svariati attori. Ci sono state innumerevoli falle investigative, per non parlare dei tentativi di ostruire le indagini, che in molti casi hanno chiamato in causa pubblici ufficiali. Molte più persone devono essere chiamate a rispondere di fronte alla giustizia.
Le informazioni raccolte dalle autorità investigative lasciano intendere che i due omicidi possano essere stati legati agli interessi di gruppi paramilitari in fase di espansione, come le milizie, nella città di Rio de Janeiro.
Da questo punto di vista, Amnesty International Brasile sottolinea che non va dimenticato che la nascita e l’espansione del paramilitarismo dipendono da vari fattori, tra i quali le omissioni, la tolleranza e l’acquiescenza dello stato nonché l’impunità e la mancata risposta delle autorità statali alle deviazioni interne alle loro strutture.