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Negli ultimi giorni abbiamo letto informazioni del tutto infondate circa le ONG palestinesi audite dal Comitato Diritti Umani alla Camera riprese dal comunicato emesso dall’Ambasciata israeliana in Italia come reazione a tale iniziativa.
Le accuse di “terrorismo” non sono circostanziate da prove sufficienti da parte israeliana, nonostante le ripetute critiche mosse da molti governi stranieri e la richiesta di ulteriori evidenze come pure richiesto da varie associazioni ed esponenti della società civile israeliana.
E non potrebbe essere altrimenti, vista la mancanza di condanne contro i soggetti in questione, che al contrario godono di ottima reputazione a livello internazionale.
Un esempio dell’infondatezza delle informazioni riportate è che Shawan Jabarin non è mai stato condannato, anzi è stato il primo prigioniero di coscienza di Amnesty International ai tempi dei fatti a lui attribuiti, e Jimmy Carter in persona si è speso per la sua liberazione. Inoltre, Jabarin e l’organizzazione di cui è direttore, Al-Haq, sono stati insigniti di prestigiosi premi internazionali quali il Gwynne Skinner Human Rights Award 2020, lo Human Rights and Business Award 2019, lo Human Rights Prize of the French Republic 2018.
Al-Haq e Addameer rispettivamente da 40 e 30 anni documentano le violazioni dei diritti umani commesse sia da forze israeliane che palestinesi al fine di proteggere e promuovere diritti umani e lo stato di diritto nei territori palestinesi occupati e hanno condannato, per esempio, i recenti eventi in cui le autorità palestinesi hanno represso le proteste popolari nel territorio occupato e in passato hanno chiesto che l’Unione Europea sospendesse i finanziamenti alle autorità palestinesi in ragione dei trattamenti inumani e degradanti subiti da detenuti nelle carceri palestinesi. Nei loro rapporti alle Nazioni Unite, le organizzazioni in questione hanno inequivocabilmente condannato le violazioni dei diritti umani commesse da tutte le parti in conflitto contro i civili di qualsiasi nazionalità durante le operazioni militari nella Striscia di Gaza.
Sostenere l’affiliazione di queste due, e di altre quattro Ong palestinesi, con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina è una mossa faziosa e volta a screditare non solo le organizzazioni in questione, ma anche tutte le altre organizzazioni con le quali esse collaborano, tra cui l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, l’Unione Europea, gli organi delle Nazioni Unite, e la Corte Penale Internazionale.
Le sei organizzazioni (Addameer, Al-Haq, Defense for Children International-Palestine, UAWC, UPWC, Bisan) sono impegnate da decenni nella promozione dei diritti umani e nel monitoraggio e documentazione delle violazioni commesse sia da parte israeliana che palestinese; alcune di loro stanno collaborando con la Corte Penale Internazionale sul “caso Palestina”, e la loro reputazione è comprovata da numerosi riconoscimenti internazionali, incluso l’accesso diretto che è garantito ad alcune di loro agli organi delle Nazioni Unite in virtù dello stato consultivo speciale di cui godono presso l’ECOSOC.
Il 30 novembre scorso, in risposta ad una interrogazione, la Vice Ministra Marina Sereni ha affermato che “sulla base di un approccio condiviso con tutti i principali paesi dell’Unione Europea, il nostro governo nel quadro di un impegno convinto per assicurare sostegno alla società civile e a tutela dei diritti umani, intende portare avanti un’azione di sensibilizzazione nei confronti delle autorità israeliane affinché vengano fornite prove più circostanziate a sostegno delle gravi accuse mosse alle organizzazioni, poiché le informazioni fornite finora da parte israeliana non appaiono sufficienti.”
Pertanto, noi riaffermiamo il nostro sostegno al fianco dealle 6 ONG palestinesi e chiediamo venga riconosciuto e rispettato il diritto e la libertà di espressione, di organizzazione e di protesta pacifica e nonviolenta. Come pure esprimiamo la nostra solidarietà all’On. Laura Boldrini, da sempre impegnata a favore dei diritti umani, capace di leggere la complessità della questione israelo-palestinese, di analizzare questioni di diritto internazionale e gli obblighi derivanti per gli Stati terzi in caso di sua violazione. Anche quando può ricadere verso dei Paesi “alleati” e può dar fastidio.
Le organizzazioni firmatarie di questo comunicato invitano pertanto i giornalisti che hanno rilanciato le affermazioni dell’Ambasciata israeliana e lo staff dell’Ambasciata stessa a fornire pubblicamente prove concrete a sostegno delle tesi diffamatorie nei confronti delle ONG citate.
Comunicato promosso da:
Amnesty International
AOI – Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale
Human Rights Watch
Piattaforma delle ONG Italiane in Medio Oriente e nel Mediterraneo
Rete Italiana Pace e Disarmo
Per adesioni scrivere a: segreteria@retepacedisarmo.org