CC BY-NC-ND 2.0 - Giulio Farella
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In merito alla decisione della questura di Roma di vietare la manifestazione per la Palestina in programma per il prossimo 5 ottobre, Amnesty International Italia ricorda che il diritto di protesta è protetto da diverse disposizioni sui diritti umani e in particolare dall’interazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione.
Gli standard internazionali e regionali sui diritti umani che governano il diritto di assemblea pacifica sottolineano, come principio fondamentale, la “presunzione a favore delle assemblee pacifiche”, che dovrebbe riflettersi nelle politiche e nelle pratiche nazionali. Ciò obbliga gli stati a facilitare le assemblee e, tra le altre cose, a rimuovere gli ostacoli a partecipanti e a organizzatori, a dover giustificare pienamente qualsiasi tipo di restrizione venga applicata e a esercitare tolleranza e misura, anche nei confronti dei disagi.
Questo vale anche per le assemblee spontanee – quelle che rispondono o reagiscono a eventi attuali, per le quali non è possibile fornire un preavviso nei tempi e nelle procedure abituali – o non notificate. Anche queste ultime devono essere agevolate e protette allo stesso modo e non dovrebbero essere disperse a causa di una mancata notifica.
In Italia, l’articolo 17 della Costituzione afferma un principio generale di presunzione a favore delle assemblee pubbliche, prevedendo un mero preavviso alle autorità competenti. Il regime di notifica non dovrebbe essere in alcun modo utilizzato per controllare le proteste pacifiche, né per sanzionare coloro che le organizzano, compatibilmente anche con lo spirito originario della Costituzione.
Gli stati hanno anche l’obbligo negativo di evitare interferenze ingiustificate con l’esercizio del diritto di riunione pacifica e l’obbligo positivo di proteggere coloro che esercitano il diritto e di facilitarne l’esercizio in modo da consentire a chi partecipa di riunirsi in sicurezza e di raggiungere i propri obiettivi. Qualsiasi limitazione posta al diritto di riunione pacifica deve essere frutto di attenta valutazione specifica e deve a sua volta rispettare i principi di legalità, proporzionalità e necessità.
Questi principi non sembrano essere stati rispettati nel prendere questa decisione di diniego della piazza. Possibili atti o espressioni di odio antisemita, che vanno condannati nella maniera più netta, non possono essere attribuiti anticipatamente e automaticamente alla maggioranza se non addirittura alla totalità della protesta. Lo stesso vale per eventuali messaggi individuali di incitamento alla violenza.
Gli standard internazionali, infatti, specificano che le restrizioni necessarie dovrebbero essere basate solo sul tempo, il luogo o le modalità di una riunione, senza tener conto del messaggio che essa cerca di trasmettere, in base al principio secondo cui le restrizioni devono essere “neutrali rispetto al contenuto”.
Amnesty International Italia ricorda che gli stati devono rispettare, garantire per legge e assicurare che tutte le persone possano esercitare il loro diritto di protesta senza discriminazioni basate su etnia, sesso, razza, religione o convinzioni personali, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità, età, opinioni politiche o di altro tipo, status socioeconomico, nazionalità o altro tipo di status.
Amnesty International Italia sottolinea che gli stati devono allineare pienamente le leggi nazionali con le leggi e gli standard internazionali sui diritti umani, abrogando o modificando sostanzialmente le disposizioni che vietano o criminalizzano i comportamenti che devono essere protetti. Ciò dovrebbe includere, tra l’altro, l’abrogazione delle restrizioni ingiustificate poste sul tempo, sul luogo e sul contenuto delle assemblee, compresi i divieti generalizzati, delle limitazioni indebite dei diritti di protesta dei minori così come dell’applicazione inappropriata delle leggi o dei programmi antiterrorismo e di sorveglianza illegale.