Difensori dei diritti umani sempre più sotto attacco nel mondo: il report

25 Settembre 2019

© Pierre Crom

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L’Unione europea e i suoi stati membri stanno disattendendo l’impegno a sostenere e proteggere i difensori dei diritti umani che, nel mondo, stanno subendo un crescendo di attacchi e minacce di morte.

Questo è quanto emerge dal nostro lavoro di ricerca che esamina la coerenza e l’efficacia dell’azione dell’Unione europea nella difesa dei difensori dei diritti umani: un’azione che può offrire, e talvolta offre, una protezione vitale mentre il troppo spesso frequente silenzio pone in pericolo chi difende i diritti umani in determinati paesi.

Abbiamo analizzato in che modo vengono attuate le Linee guida dell’Unione europea per la protezione dei difensori dei diritti umani in cinque paesi: Arabia Saudita, Burundi, Cina, Honduras e Russia.

Le attiviste e gli attivisti per i diritti umani di ogni parte del mondo sono perfettamente in grado di testimoniare quanto il sostegno dell’Unione europea possa essere utile per il loro lavoro e per la loro stessa vita e, ugualmente, quanto la mancanza di una strategia possa compromettere l’azione dell’Unione europea.

Abbiamo riscontrato profonde differenze nel modo in cui l’Unione europea e i suoi stati membri si comportano nei confronti dei difensori dei diritti umani di quei cinque paesi.

Le crescenti restrizioni che stanno soffocando la società civile in Arabia Saudita non ricevono una chiara risposta da parte dell’Unione europea, che quasi mai prende posizione in favore dei difensori dei diritti umani che operano nel paese.

Invece, nonostante le complicate relazioni esistenti, nei confronti della Cina l’Unione europea usa molto di più la diplomazia pubblica per esprimere preoccupazione su difensori dei diritti umani che rischiano persecuzioni, arresti arbitrari e torture.

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Quando l’Unione europea e i suoi stati membri sono al fianco dei difensori dei diritti umani, ciò può fare la differenza tra la libertà e la prigionia, tra la vita e la morte. Ma quando quest’azione manca, i difensori dei diritti umani sono lasciati soli: questo può mettere in pericolo il loro lavoro e le stesse comunità per cui s’impegnano“, ha dichiarato Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee.

Mancanza di una strategia

La flebile reazione dell’Unione europea di fronte ai rischi sempre maggiori che corrono i difensori dei diritti umani si estrinseca nell’assenza di dichiarazioni pubbliche o nella loro inadeguatezza rispetto alla gravità delle situazioni affrontate dai difensori dei diritti umani. Spesso i comunicati dell’Unione europea non vengono tradotti nelle lingue locali o condivisi sui social media.

Eppure, quando l’Unione europea agisce, la differenza la fa.

In due casi emblematici di difensori dei diritti umani della Russia, Oyub Titiev e Valentina Cherevatenko, sotto processo per accuse inesistenti, l’azione ad alto livello, coerente e coordinata dell’Unione europea e degli stati membri ha contribuito alla riduzione della condanna in un caso e al ritiro delle accuse nell’altro.

Di segno opposto è stato il comportamento nei confronti di un difensore dei diritti umani dell’Arabia Saudita, Mohammed al-Otaibi, vittima di rimpatrio forzato dal Qatar pur avendo ottenuto un visto per motivi umanitari dalla Norvegia.

"La mia organizzazione lavora a diretto contatto con l’Unione europea e siamo davvero grati per il suo sostegno, sia finanziario che tecnico, ai difensori dei diritti umani dell’Africa orientale e del Corno d’Africa. Ma ho avuto anche modo di vedere i doppi vincoli che legano l’Unione europea quando sono in gioco questioni economiche o altri interessi vitali". Memory Bandera Rwampawanyi

Nel rapporto abbiamo identificato una serie di buone e innovative prassi con cui l’Unione europea sostiene i difensori dei diritti umani in questi e altri paesi, ma purtroppo non sono sistematizzate né condivise.

Il 30 agosto 2019, nel corso del vertice dei ministri degli Esteri dell’Unione europea di Helsinki, alcune difensore dei diritti umani hanno incontrato l’Alta rappresentante Mogherini e gli stessi ministri degli Esteri degli stati membri.

Per quanto riguarda Burundi e Honduras, abbiamo messo in luce una serie di sfide complesse che i difensori dei diritti umani locali sono costretti ad affrontare.

La maggior parte dei difensori dei diritti umani del Burundi sono in carcere o in esilio, mentre quelli dell’Honduras che si occupano di terra, territorio e ambiente sono particolarmente presi di mira.

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