Egitto, annullare i processi presso i tribunali d’emergenza

31 Ottobre 2021

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La tanto a lungo auspicata fine dello stato d’emergenza in vigore dal 2017, annunciata dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi il 25 ottobre, è caratterizzata dal proseguimento di decine di processi di difensori dei diritti umani, attivisti, esponenti politici di opposizione e manifestanti pacifici presso i tribunali d’emergenza per la sicurezza dello stato, le cui procedure sono profondamente inique.

Lo ha dichiarato Amnesty International alla vigilia della nuova udienza del processo che vede imputati di fronte a uno di questi tribunali il blogger e attivista Alaa Abdel Fattah, il blogger Mohamed “Oxygen” Ibrahim e l’avvocato e direttore del Centro Adalah per i diritti e le libertà Mohamed Baker con l’accusa, politicamente motivata, di aver “diffuso informazioni false per minacciare la sicurezza nazionale” sui loro social media.

I tre imputati hanno trascorso oltre due anni in detenzione preventiva in condizioni terribili, privati di contatti regolari con le loro famiglie e del diritto di avere colloqui privati con i loro avvocati.

“La buona notizia della fine dello stato d’emergenza è che non potranno più essere assegnati nuovi casi ai tribunali d’emergenza. Ma i processi in corso, aumentati negli ultimi tre mesi col rinvio a giudizio di una ventina di attivisti, esponenti politici di opposizione e difensori dei diritti umani, continueranno”, ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e sull’Africa del Nord di Amnesty International.

“Se volessero affrontare davvero la crisi dei diritti umani in corso, le autorità egiziane dovrebbero rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti coloro che sono sotto processo presso i tribunali d’emergenza per aver esercitato pacificamente i loro diritti umani. Questi tribunali dovrebbero cessare di funzionare del tutto, dato che le loro procedure violano i più elementari standard sui processi equi, compreso il diritto degli imputati ad appellarsi a un tribunale di grado superiore in caso di condanna”, ha aggiunto Luther.

Dettagli sui processi in corso presso i tribunali d’emergenza

Alaa Abdel Fattah e Mohamed Baker sono imputati di “diffusione di notizie false” per aver criticato le autorità circa il trattamento dei detenuti e per alcuni decessi in custodia avvenuti in circostanze sospette; Mohamed “Oxygen” Ibrahim, invece, per aver denunciato sui social media il mancato rispetto dei diritti sociali ed economici da parte del governo. I loro scritti non hanno in alcun modo incitato alla violenza e all’odio e sono dunque protetti dalla costituzione egiziana e dagli obblighi internazionali in materia di libertà d’espressione.

Alaa Abdel Fattah è stato arrestato il 29 settembre 2019 così come Mohamed Baker, suo avvocato, proprio mentre si era recato a incontrare il suo cliente in un ufficio della procura. In occasione del loro trasferimento in carcere, nel mese di ottobre, Alaa Abdel Fattah è stato bendato, denudato, preso a calci e a pugni e, insieme a Mohamed Baker, sottoposto a insulti e minacce. La procura non ha disposto indagini.

Mohamed “Oxygen” Ibrahm è stato arrestato il 21 settembre 2019.

Il 19 novembre 2020 un tribunale del Cairo ha arbitrariamente aggiunto Alaa Abdel Fattah e Mohamed Baker alla “lista dei terroristi” per cinque anni. A seguito di questa decisione, per quel periodo di tempo sarà loro vietato viaggiare all’estero o prendere parte ad attività politiche e civili.

Alaa Abdel Fattah, Mohamed “Oxygen” Ibrahim e Mohamed Baker sono detenuti nella prigione di massima sicurezza Tora 2 in condizioni punitive che violano il divieto assoluto di torture e altri maltrattamenti.

A differenza di altri detenuti, Alaa Abdel Fattah e Mohamed Baker sono confinati in celle piccole e scarsamente ventilate, non possono svolgere esercizi fisici, accedere ad aria fresca e leggere qualsiasi tipo di materiale. Dormono sul pavimento, senza letti né materassi, e soffrono di dolori alla schiena. Hanno denunciato questi trattamenti come violazione dei diritti di prigionieri ai sensi della legislazione egiziana sulle prigioni, ma i loro ricorsi stati ignorati così come le richieste di essere vaccinati contro il Covid-19. Non vengono loro forniti gel disinfettanti e mascherine nonostante si trovino in celle sovraffollate.

Le conseguenze sulla loro salute mentale sono devastanti. Ad agosto Mohamed “Oxygen” Ibrahim ha tentato il suicidio dopo mesi in cui gli era stato impedito di incontrare i familiari e di nominare un avvocato. A settembre Alaa Abdel Fattah ha espresso intenzioni suicide e continua a non avere corrispondenza regolare con i suoi familiari.

Oltre a questi tre processi, Amnesty International ha ricostruito altri 143 procedimenti assegnati ai tribunali d’emergenza dal 2017, compresi quelli derivanti unicamente dal pacifico esercizio dei diritti alla libertà di riunione e d’espressione.

Tra gli imputati attualmente sotto processo vi sono il difensore dei diritti umani e studente presso l’Università di Bologna Patrick George Zaki, l’ex parlamentare e avvocato per i diritti umani Zyad el-Elaimy, i giornalisti Hisham Fouad e Gossam Moanis, il difensore dei diritti umani Ezzat Ghoniem, l’avvocata per i diritti umani Hoda Abdelmoniem, l’ex candidato alle presidenziali del partito “Masr al-Qawita” Abdelmoniem Aboulfotoh e il vicepresidente di questo partito, Mohamed al-Kassas. Prima del rinvio a giudizio, sono stati in detenzione preventiva per accuse di terrorismo per quasi due anni e in alcuni casi anche oltre quello che è il massimo previsto dalla procedura egiziana.

Il 22 giugno un tribunale d’emergenza aveva condannato a quattro anni di carcere, al termine di un processo clamorosamente iniquo, lo studente dell’Università centrale europea di Vienna Ahmed Samir Santawy per “diffusione di notizie false”, a causa di post pubblicati sui social media.

Oltre all’impossibilità di ricorrere in appello a un tribunale di grado superiore, le procedure dei tribunali d’emergenza non riconoscono i diritti a un periodo di tempo adeguato per preparare la difesa, a comunicare coi propri avvocati difensori e a un’udienza pubblica. Alaa Abdel Fattah e Mohamed Baker non hanno colloqui privati coi loro legali dal mese di maggio.

Inoltre, i giudici dei tribunali d’emergenza respingono abitualmente le richieste degli avvocati di fotocopiare i fascicoli, che in alcuni casi sono di oltre 2000 pagine, imponendo loro di esaminarli durante le udienze. I procuratori e i giudici non forniscono copie dei capi d’accusa agli imputati e ai loro avvocati, compromettendo il diritto di essere informati sull’esatta natura e sulle ragioni delle imputazioni mosse contro di loro.