Egitto: condannato l’ex presidente Morsi al termine di un processo farsa

21 Aprile 2015

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La sentenza con cui il 21 aprile l’ex presidente Mohamed Morsi, deposto il 3 luglio 2013, è stato condannato a 20 anni di prigione si fa beffe della giustizia e dimostra, ancora una volta, che il sistema giudiziario egiziano sembra essere completamente incapace di condurre processi equi per i membri o i sostenitori dell’ex amministrazione della Fratellanza musulmana. Amnesty International chiede che Morsi sia sottoposto a un nuovo ed equo processo, da celebrarsi in un tribunale civile e secondo gli standard internazionali, oppure sia rilasciato.

Questa sentenza ha distrutto ogni restante illusione di indipendenza e imparzialità del sistema di giustizia penale egiziano‘ – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘Ogni apparenza di equo processo è stata compromessa sin dall’inizio da una serie di irregolarità giudiziarie e dalla detenzione arbitraria in isolamento dell’imputato‘ – ha aggiunto Sahraoui.

Morsi è stato condannato per ‘incitamento alla violenza’ e per l’arresto e la tortura di manifestanti durante gli scontri avvenuti al Cairo nel dicembre 2012 tra i suoi difensori e i suoi oppositori, fuori dal Palazzo federale. Morsi e altri 14 imputati, molti dei quali membri o dirigenti della Fratellanza musulmana o della sua ala politica, il Partito della libertà e della giustizia, erano stati incriminati per vari reati tra cui ‘omicidio’, ‘incitamento all’omicidio’, ‘violenza’, ‘atti di teppismo’, ‘diffusione di notizie allo scopo di disturbare il lavoro delle istituzioni giudiziarie’ e ‘minaccia ai civili’.

Anche prima di comparire in tribunale, le speranze di Morsi di ricevere un processo equo erano profondamente compromesse. Nei mesi seguenti la sua deposizione, le forze di sicurezza lo avevano tenuto agli arresti in isolamento, insieme ai suoi collaboratori, in condizioni equivalenti a una sparizione forzata. Durante questo periodo, era stato interrogato dai pubblici ministeri in assenza dell’avvocato, senza poter contestare la legittimità del suo arresto e avere una difesa adeguata, come previsto dalla Costituzione egiziana e dal diritto internazionale. I suoi legali hanno potuto ottenere una copia del documento di 7000 pagine solo dopo aver sborsato una cifra considerevole e pochi giorni prima del processo, iniziato il 4 novembre 2013.

Amnesty International ha documentato anche ripetute irregolarità durante il processo. Durante le prime udienze, è stato impedito a molti dei legali di Morsi di assistere al processo. Il principale avvocato difensore ha potuto incontrarlo solo dopo l’inizio del processo. Le indagini sugli scontri del dicembre 2012 non sono state né indipendenti né tantomeno imparziali e si sono concentrate solo sulle violenze commesse dai sostenitori di Morsi. Secondo Amnesty International, sebbene anche i seguaci della Fratellanza musulmana si resero responsabili di atti di violenza, la maggior parte delle persone uccise si riscontrò proprio tra questi ultimi. L’ex presidente Morsi deve rispondere di un’ulteriore serie di accuse in quattro altri processi.