Egitto, i sostenitori di Morsi hanno torturato. Le prove raccolte da Amnesty International

2 Agosto 2013

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Amnesty International ha denunciato, sulla base di prove e di testimonianze dei sopravvissuti, che i sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi hanno torturato persone del campo politico opposto.

Manifestanti anti-Morsi hanno riferito di essere stati catturati, picchiati, sottoposti a scariche elettriche e accoltellati da persone fedeli all’ex presidente. Da quando, il 28 giugno, sono iniziate le manifestazioni di massa pro e anti-Morsi, l’obitorio del Cairo ha ricevuto almeno otto corpi con segni di tortura. Almeno cinque dei corpi erano stati trovati nei pressi dei sit-in dei sostenitori di Morsi.

‘Si tratta di denunce estremamente gravi che devono essere indagate con urgenza’ – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘L’uso della tortura come forma di vendetta è inaccettabile. Le singole persone non dovrebbero impadronirsi della legge. I leader politici devono assumersi la responsabilità di condannare questi atti criminali e chiedere ai loro sostenitori di porvi fine. Il governo egiziano, a sua volta, non deve usare questi crimini, compiuti da poche persone, come pretesto per punire collettivamente i sostenitori di Morsi o usare forza eccessiva per disperdere i loro sit-in’.

Mastour Mohamed Sayed, 21 anni, è stato aggredito il 5 luglio insieme a una ventina di persone da un gruppo di sostenitori di Morsi, nei pressi del loro sit-in a Rabaa al-Adawiya. Gli aggressori erano a volto coperto e alcuni avevano coltelli e mitragliatori. Molti sono riusciti a fuggire ma Mastour Mohamed Sayed e alcuni altri sono stati catturati:

‘Mi puntavano l’arma in faccia ed ero terrorizzato. Ci hanno immobilizzato, ci urlavano ‘infedeli’…  Ci hanno portato in mezzo al sit-in, mi hanno trascinato a terra. Alla fine ci siamo ritrovati sotto un palco. Mi hanno preso a bastonate e applicato la corrente elettrica. Ho perso conoscenza alcune volte’.

Mastour Mohamed Sayed afferma di aver sentito una donna che veniva picchiata e violentata:

‘Avevo le mani legate dietro la schiena ed ero bendato, ma riuscivo a vedere qualcosa. Ho sentito le urla della ragazza mentre le davano le scariche elettriche. Ho sentito la voce di una seconda donna ordinarle di togliersi i vestiti. Allora ho urlato che quello che stavano facendo era ‘haram’ (vietato) e mi hanno colpito alla testa. Poi ho visto due uomini con la barba entrare dentro la stanza e ho sentito la ragazza che urlava ancora…’

Nella stanza in cui è stato portato, Mastour Mohamed Sayed ha visto sangue sul pavimento. I suoi sequestratori gli chiedevano perché parteggiasse per il generale Abdel Fattah al-Sisi. Lo hanno lasciato andare la mattina dopo, ma la sua carta d’identità non gli è stata restituita.

Amnesty International ha notato che il rapimento e la tortura di presunti manifestanti anti-Morsi si sono verificati soprattutto durante o subito dopo gli scontri tra le due fazioni.

Karam Hassam, un uomo di 48 anni di Giza, è stato catturato il 2 luglio da uomini armati appartenenti alla Fratellanza musulmana e portato in una località segreta. Poco prima c’erano stati scontri tra residenti di Giza e membri della Fratellanza musulmana in piazza Nahda. Il corpo di Karam Hassan è stato ritrovato da sua madre il 10 luglio all’obitorio di Zenhom, pieno di ferite e di bruciature sul petto, sulla schiena, sulla braccia e sulle gambe. Aveva anche una frattura al cranio e segni di una coltellata al petto.

Ahmed El Kelhy, un vicino di Karam Hassam che aveva assistito al sequestro, ha raccontato che i Fratelli musulmani sparavano proiettili letali contro la popolazione locale.

Hassan Sabry, 20 anni, è stato attaccato da uomini armati nei pressi dell’Università del Cairo, dove era in corso una manifestazione anti-Morsi, e trascinato insieme ad altri nel vicino parco Oumran.

‘Mi hanno bloccato i polsi coi lacci di plastica e hanno iniziato a bastonarci su ogni parte del corpo. Almeno due di noi perdevano sangue’. Ha visto un manifestante con la gola tagliata e un altro accoltellato a morte.

Il 3 luglio, a Rabaa al-Adawiya, Shehab Eldeen Aldelrazek, un giornalista di 23 anni, è stato trascinato dentro una tenda e colpito con un bastone di legno al capo, sulla schiena e sulle gambe.

Il 30 luglio il ministero dell’Interno ha reso noto che dallo scoppio della crisi erano stati ritrovati 11 corpi recanti segni di tortura e che altri 10 casi erano stati denunciati dai sopravvissuti alla tortura.

Il gruppo egiziano ‘Sono contro la tortura’ ha riferito ad Amnesty International di aver verificato, in modo indipendente dalle autorità, che 11 persone sono morte dopo essere state torturate dai sostenitori di Morsi.

‘Vogliamo essere chiari: catturare persone perché hanno idee differenti e torturarle è un atto criminale e i responsabili devono rispondere delle loro azioni’ – ha concluso Sahraoui.

La tortura e i maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza egiziane si susseguono a ogni cambio di governo. La polizia e le forze di sicurezza continuano a torturare detenuti con impunità totale.

Fine del comunicato                     Roma, 3 agosto 2013