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In seguito all’uccisione di Fernando Villavicencio, candidato alla presidenza dell’Ecuador, avvenuta la notte del 10 agosto, Erika Guevara-Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International, ha dichiarato:
“Amnesty International è estremamente preoccupata per lo stato attuale della violenza in Ecuador, dove nelle ultime settimane ci sono stati un marcato incremento del tasso di omicidi e una serie di assassinii di candidati a cariche pubbliche, culminata, due notti fa, con l’uccisione di Fernando Villavicencio, il cui movente appare chiaramente di natura politica. Le vittime dell’attuale ondata di violenza politica meritano verità, giustizia e risarcimento. Le autorità devono agire tempestivamente per investigare su questi crimini. Contemporaneamente, la dichiarazione dello stato di emergenza non deve fare da apripista a gravi violazioni dei diritti umani, che potrebbero minacciare la sicurezza dell’intera popolazione dell’Ecuador”.
Nel corso degli ultimi mesi, l’Ecuador ha affrontato una crisi di insicurezza, incentrata principalmente nelle zone costiere adiacenti alle città di Guayaquil ed Esmeraldas, strettamente collegata alle attività di criminalità organizzata.
Il 3 maggio, il presidente dell’Ecuador ha emesso un decreto che autorizza lo schieramento delle forze armate su tutto il territorio nazionale al fine di “sopprimere la minaccia terroristica” nel paese. Tuttavia, questo decreto non ha stabilito alcun limite temporale per la sua vigenza, contravvenendo agli standard internazionali che regolano l’impiego delle forze armate per compiti di sicurezza pubblica. Tali standard richiedono che tali decisioni siano vincolate da limiti temporali e geografici precisi. Il 17 maggio, il presidente ha sciolto l’Assemblea legislativa con un decreto e ha indetto le elezioni per il 20 agosto.
Lo stato di emergenza, dichiarato dopo l’uccisione di Villavicencio, è l’ultimo di una serie di provvedimenti d’emergenza del presidente e viola una serie di diritti umani, tra cui il diritto alla libertà di riunione. Inoltre, amplia il mandato sia della polizia che delle forze armate, consentendo loro di entrare in abitazioni private e nei locali per eseguire perquisizioni, confiscare beni e accedere alla corrispondenza.
Nel contesto dello stato di emergenza e della violazione di alcuni diritti umani, Amnesty International ricorda alle autorità dell’Ecuador che tali diritti non devono mai essere soggetti a deroghe, in linea con il Patto internazionale dei diritti civili e politici e con la Convenzione interamericana sui diritti umani. Di particolare rilevanza nell’ambito del recente dispiegamento delle forze armate su tutto il territorio nazionale sono il diritto alla vita, il divieto di tortura o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, il principio di legalità, che presuppone che la responsabilità penale e quella sanzionatoria siano circoscritte da disposizioni legge chiare e precise, nonché il riconoscimento dell’individuo come soggetto di diritto di fronte alla legge.
Dato il contesto attuale, le massime autorità dell’Ecuador devono invitare tutti i funzionari pubblici a garantire con la massima attenzione il rispetto degli standard dei diritti umani. Questi standard includono i Principi di Siracusa sulla limitazione e la deroga delle disposizioni del Patto internazionale dei diritti civili e politici, nonché gli standard interamericani in materia. Tale impegno è fondamentale per evitare possibili atti arbitrari che potrebbero portare a gravi violazioni dei diritti umani e crimini di diritto internazionale.