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Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, è tornato a chiedere al primo ministro Gentiloni e al ministro degli Esteri Alfano “se vi siano novità relative alla ricerca della verità sull’uccisione di Giulio Regeni“.
“Passi in avanti” nella collaborazione della procura del Cairo con quella di Roma, annunciate dal governo sia il 14 agosto in occasione dell’ufficializzazione del ritorno dell’ambasciatore sia successivamente come sviluppo positivo di tale decisione.
Marchesi ha inoltre chiesto al governo di sapere come l’Italia abbia risposto alla convocazione del suo ambasciatore – e di quelli di Canada, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito – da parte del ministero degli Esteri egiziano per esprimere profonda indignazione per una “interferenza inaccettabile ed evidente“, ossia aver espresso preoccupazione per la sorte dell’avvocato per i diritti umani Ibrahim Metwally, detenuto da metà settembre.
Infine, Marchesi ha sollecitato il governo a condividere notizie sulla figura di supporto tecnico alle indagini sulla tortura e l’uccisione di Giulio Regeni. Tale figura, di cui era stato dato annuncio dalla Farnesina il 14 agosto, contestualmente a quello del ritorno dell’ambasciatore ai Cairo, non risulta presente al Cairo e presumibilmente neanche ancora nominata.
Come in occasione della prima lettera, Marchesi ha informato il governo che Amnesty International Italia continuerà a chiedere verità per Giulio Regeni e a monitorare con scadenza mensile i progressi realizzati, nell’auspicio di ricevere buone notizie.
Il presidente è stato anche ospite della trasmissione “Uno mattina” per ribadire queste richieste.
#veritapergiulioregeni non ci stancheremo mai di ripeterlo finche non si raggiungerà quella verità e quella verità appare ancora lontana. In studio: Antonio Marchesi, Presidente di @amnestyitalia . In coll. dal #Cairo : Giuseppe Bonavolontà Corrispondente #Rai pic.twitter.com/Yc7muIJAtL
— Uno Mattina (@Unomattina) 15 novembre 2017