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Il 4 dicembre 2025, davanti alla corte d’appello di Lesbo, in Grecia, Seán Binder sarà processato per il suo lavoro come volontario impegnato nei soccorsi in mare di persone in difficoltà e a rischio di annegamento. Insieme ad altri 23 imputati, Seán deve rispondere di accuse penali che includono partecipazione a un’associazione criminale, riciclaggio di denaro e favoreggiamento dell’ingresso irregolare, rischiando fino a vent’anni di carcere in caso di condanna.
Il processo arriva al termine di un lungo iter giudiziario iniziato nel 2018 con l’arresto di Seán, che da allora vive in una situazione di incertezza. Il caso ha contribuito a creare un clima di ostilità e intimidazione nei confronti delle organizzazioni della società civile e delle persone che prestano assistenza a chi, spesso in fuga da persecuzioni o da altre condizioni disperate, arriva in Grecia attraverso rotte insicure e irregolari.
A pochi giorni dal processo, Seán Binder ha dichiarato:
“Quando sono stato arrestato per la prima volta nel 2018 è stato devastante rendermi conto di essere in prigione solo per aver cercato di aiutare persone in pericolo. In realtà, quello che fa davvero paura è che, se posso essere perseguito per aver compiuto un gesto normale, allora nessuno può sentirsi al sicuro. La verità è che ci sono molte altre persone impegnate in attività umanitarie in tutta Europa che vanno incontro a intimidazioni e molestie simili, segno che il mio caso fa parte di un modello più ampio di criminalizzazione del lavoro umanitario da parte degli stati. In Grecia è la solidarietà a essere processata. Queste tattiche vengono utilizzate per controllare la migrazione e hanno avuto un effetto dissuasivo sulla società civile”.
Esther Major, vicedirettrice di Amnesty International per le ricerche sull’Europa, ha commentato:
“Persone come Seán Binder non dovrebbero mai essere perseguite per aver mostrato compassione verso chi si trova in forte necessità. Seán ha fatto ciò che ciascuno di noi spererebbe di fare nella sua posizione: aiutare persone in pericolo in una delle rotte marittime più letali d’Europa. Non è solo un gesto umano, è anche conforme alla legge e necessario. È assurdo che questo processo abbia luogo: tutte le accuse contro Seán sono infondate e devono essere archiviate”.
Seán Binder ha iniziato a fare volontariato nel 2016 con l’organizzazione di ricerca e soccorso ERCI sull’isola di Lesbo, un anno particolarmente pericoloso per chi attraversava il Mediterraneo: oltre tremila persone risultavano morte o disperse. Lavorava pattugliando la costa greca, avvistando gommoni in difficoltà e prestando assistenza a chi riusciva a raggiungere la riva.
Nel 2018 le autorità greche hanno arrestato Seán e lo hanno detenuto per oltre cento giorni, prima di scarcerarlo su cauzione nel dicembre dello stesso anno. Le autorità hanno inoltre formulato accuse penali nei confronti di altri ventitré imputati collegati alla stessa organizzazione. Tra il 2023 e il 2024 le accuse minori di contraffazione, spionaggio e uso illecito di frequenze radio sono state archiviate sia per Seán che per gli altri imputati. Restano però in piedi le imputazioni più gravi, oggetto del processo imminente.
In un rapporto del 2020 che analizzava il modo in cui diversi paesi europei criminalizzano la solidarietà verso migranti e rifugiati, Amnesty International aveva già esaminato e criticato le accuse contro Seán. L’organizzazione ha costantemente chiesto alle autorità greche di archiviare le accuse, poiché infondate, basate su un’interpretazione errata e arbitraria delle disposizioni legislative in materia di contrasto al traffico di migranti, e non supportate dalle prove presentate dall’accusa.
Rappresentanti di Amnesty International saranno presenti al processo di Seán e i portavoce saranno disponibili per eventuali richieste di commento.
Della vicenda di Seán Binder e dell’imminente processo, così come del più ampio tema della criminalizzazione della solidarietà in Europa, si parlerà domani, martedì 18 novembre, durante l’incontro “Tutela dei diritti e forza della solidarietà”, che si terrà alle 17.30 presso il Rettorato dell’Università degli Studi Roma Tre. Tra i relatori interverranno, per Amnesty International Italia, Riccardo Noury, portavoce, e Serena Chiodo, coordinatrice campagne. Verrà inoltre proiettato il documentario “La storia di Seán Binder”, realizzato da Valeria Solarino, testimonial di Amnesty International Italia.
