© Simone Dalmasso
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Il 24 marzo Bernardo Caal Xol, un insegnante guatemalteco di 50 anni, sindacalista e difensore dei diritti del popolo nativo Maya Q’eqchi’, è stato scarcerato per “buona condotta”.
Una “buona condotta” che in realtà aveva mostrato per tutta la vita impegnandosi nella protezione della sua comunità, minacciata da un progetto idroelettrico sul fiume sacro Cahabon, che avrebbe devastato il territorio dei Maya Q’eqchi’.
Il suo attivismo gli era costato l’arresto, il 30 gennaio 2018, la successiva incriminazione per le accuse fabbricate di rapina aggravata e sequestro di persona e il 9 novembre dello stesso anno una condanna a sette anni e quattro mesi di carcere.
Ne ha scontati poco più di quattro, comunque un’enormità per una persona che non aveva commesso alcun reato. In suo favore Amnesty International aveva raccolto oltre mezzo milione di firme.
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