I crimini di Boko haram: migliaia di bambini diventati soldati o “spose”

27 Maggio 2020

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In una nuova ricerca di 91 pagine abbiamo analizzato le pratiche diffuse della detenzione illegittima e della tortura a opera delle forze militari, che hanno aggravato le sofferenze dei bambini degli stati di Borno e Adamawa che hanno affrontato crimini di guerra e crimini contro l’umanità per mano di Boko haram.

Il nuovo rapporto è stata l’occasione per ammonire la Nigeria ad affrontare con urgenza il fallimento del paese nel proteggere e fornire l’istruzione a un’intera generazione di bambini nel nord-est del paese, una regione devastata da anni di atrocità perpetrate da Boko haram e da enormi violazioni delle forze militari.

Il rapporto svela altresì come i donatori internazionali abbiano foraggiato un programma fallimentare che pretende di reinserire ex presunti combattenti, ma che perlopiù equivale a una detenzione illegale di minori e adulti.

Gli ultimi dieci anni di aspro conflitto tra le forze militari nigeriane e Boko haram hanno costituito un attacco all’infanzia stessa nella Nigeria nord-orientale. Le autorità nigeriane rischiano di dar vita a una generazione perduta se non affrontano con urgenza la questione di migliaia di minori che sono stati presi di mira e traumatizzati dalla guerra“, ha dichiarato Joanne Mariner, direttrice per le risposte alle crisi di Amnesty International.

Tra le varie atrocità, Boko haram ha più volte attaccato scuole e rapito moltissimi minori per farne soldati o ‘spose’. Il trattamento delle forze militari nigeriane per coloro che sfuggono a tale brutalità è stato altrettanto atroce. Dalla detenzione illegittima e di massa in condizioni disumane a pestaggi e torture, fino a consentire abusi sessuali da parte di detenuti adulti: è difficile immaginare un altro luogo al mondo in cui ai minori possano essere arrecati danni così gravi dalle stesse autorità deputate alla loro protezione“, ha proseguito Joanne Mariner.

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I risultati della ricerca: i minori colpiti dalle atrocità di Boko haram

Tra novembre 2019 e aprile 2020, i nostri ricercatori hanno intervistato oltre 230 persone colpite dal conflitto, tra le quali 119 che, quando hanno subito gravi crimini da parte di Boko haram, delle forze militari nigeriane o di entrambi, erano minori. Il gruppo includeva anche 48 minori che erano stati in regime di detenzione militare per mesi o anni, oltre a 22 adulti che erano stati arrestati insieme ai loro figli.

I minori sono uno dei gruppi più colpiti dalle atrocità di Boko haram, perpetrate su grandi aree della Nigeria nord-orientale per circa un decennio. Il gruppo armato ha fatto ampio ricorso ad attacchi a scuole, rapimenti di massa, reclutamento e utilizzo di bambini soldato, matrimoni forzati di ragazze e giovani donne, che per il diritto internazionale sono tutti crimini.

Questo modello di crimini è ben noto per via di casi di grande rilievo come il rapimento di centinaia di studentesse a Chibok nel 2014. Tuttavia, la portata dei rapimenti è stata ampiamente sottovalutata e con grande probabilità raggiunge le migliaia. Boko haram continua a costringere genitori a consegnare ragazzi e ragazze, sotto minaccia di morte. Continua a “sposare” dietro costrizione bambine e giovani donne. E continua a uccidere le persone che cercano di scappare.

I minori nelle aree sotto il controllo di Boko haram sono stati sottoposti a torture, come fustigazioni e altre violenze, oltre a essere costretti ad assistere a esecuzioni pubbliche e ad altre brutali punizioni.

Una ragazza di 17 anni che è fuggita da Boko haram dopo essere stata rapita e tenuta in prigionia per quattro anni ha descritto la vita nella foresta di Sambisa: “Il [mio] perfido ‘marito’ mi picchiava sempre… Le mie attività giornaliere comprendevano la preghiera, cucinare se c’era del cibo, [e] andare a lezione di Corano. Non era permesso nessuno spostamento e non si poteva andare a trovare gli amici. È stata un’esperienza terribile e ho assistito a diverse punizioni: fucilazioni, lapidazioni o fustigazioni“.

La ragazza e la maggior parte delle altre ex “spose” bambine intervistate, tra le quali alcune che erano tornate con dei bambini nati durante la prigionia, hanno ricevuto poca o nessuna assistenza nel rientrare a scuola, procurarsi i mezzi di sostentamento o accedere a un sostegno di natura psicosociale.

Vorrei andare a scuola ma non ci sono soldi“, ha detto la diciassettenne. “Il più grande aiuto per me sarebbe andare a scuola“.

I minori che scappano dal territorio di Boko haram affrontano moltissime violazioni a opera delle autorità nigeriane, tra le quali anche crimini di diritto internazionale. Se va bene, finiscono sfollati a combattere per la sopravvivenza con uno scarso o nessun accesso all’istruzione. Se va male, sono tenuti in regime di detenzione arbitraria per anni in caserme militari, in condizioni che equivalgono a tortura e altri maltrattamenti.

L’Onu ha comunicato ad Amnesty International di aver verificato il rilascio di 2879 minori dal regime di detenzione militare a partire dal 2015, sebbene avesse precedentemente menzionato un numero maggiore di minori detenuti tra il 2013 e il 2019. È molto probabile che questi dati siano ampiamente sottostimati. L’Onu ha riferito di avere accesso limitato alle strutture di detenzione militare e quindi non è in grado di fornire il numero reale dei minori detenuti nell’ambito del conflitto.

La maggior parte di queste detenzioni sono illegali; i minori non sono mai accusati o perseguiti per un reato ed è loro negato il diritto di accesso a un avvocato, di comparire davanti a un giudice o di comunicare con le famiglie. Le detenzioni illegali diffuse possono configurarsi come crimine contro l’umanità.

Quasi tutti coloro che scappano dal territorio di Boko haram, anche i minori, sono “controllati” dalle forze militari e dalla Task force civile congiunta attraverso un processo che per molti comporta la tortura fino a quando si “confessa” l’affiliazione a Boko haram. I presunti membri e sostenitori di Boko haram vengono trasferiti e detenuti, spesso per mesi o anni, in condizioni misere in centri di detenzione come la caserma di Giwa a Maiduguri e la base militare di Kainji nello stato del Niger.

Ogni ex detenuto intervistato ha descritto le condizioni in maniera coerente e molto dettagliata: grande sovraffollamento, mancanza di aerazione in un clima di caldo asfissiante, parassiti ovunque, urine e feci sul pavimento a causa della mancanza di servizi igienici. Nonostante vi siano stati alcuni miglioramenti negli ultimi anni, molti ex detenuti, tra i quali alcuni minori, hanno anche dovuto affrontare uno scarsissimo accesso ad acqua, cibo e assistenza sanitaria.

Decine di migliaia di detenuti sono stati tenuti in queste condizioni, talmente estreme da costituire il crimine di guerra di tortura, e molti minori continuano a esserlo, persino dopo i rilasci di massa alla fine del 2019 e all’inizio del 2020. Abbiamo calcolato che almeno 10.000 persone, tra cui molti minori, siano deceduti in regime di detenzione durante il conflitto.

Un ragazzo di 14 anni che Boko haram aveva rapito da piccolo prima che potesse scappare ed era stato posto in regime di detenzione dalle forze militari nigeriane ha dichiarato: “Le condizioni a Giwa sono così terribili da morirci. Non c’è un posto dove stendersi… Fa caldo, hai tutti i vestiti bagnati come se ti avessero messo in un fiume… Finora, nessuno mi ha detto perché sono stato portato qui, cosa ho fatto e il motivo per cui mi hanno arrestato. Mi chiedo, perché sono scappato via [da Boko haram]?”.

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Il fallimento del programma di aiuti

L’operazione Corridoio sicuro è un programma di aiuto di milioni di dollari elargiti da Unione europea, Regno Unito, Usa e altri partner.

Il centro di detenzione fuori Gombe gestito dalle forze militari è stato istituito nel 2016 con lo scopo di deradicalizzare e riabilitare presunti combattenti o sostenitori di Boko haram. Ci sono stati circa 270 “diplomati” in molti gruppi da allora

Le condizioni sono migliori in Corridoio sicuro rispetto a qualsiasi altro contesto di detenzione militare e gli ex detenuti si sono espressi in maniera positiva in merito al sostegno psicologico e all’istruzione per adulti ricevuti lì. Tuttavia, alla maggior parte degli uomini e dei ragazzi presenti nel centro non è stata comunicata alcuna motivazione legale per la loro detenzione e ancora non hanno accesso ad avvocati o tribunali per presentare ricorso. Era stato loro promessa una permanenza di sei mesi, che in alcuni casi è stata prolungata a 19 mesi, periodo durante il quale sono stati privati della libertà e sono stati costantemente sotto vigilanza armata.

Gli ex detenuti hanno riferito che l’assistenza medica era profondamente carente. Sono morti sette detenuti, molti, se non tutti, dopo aver ricevuto un’assistenza medica inadeguata. Le autorità nigeriane non lo hanno neanche comunicato alle famiglie, che sono invece state informate dai detenuti rilasciati.

Un programma di formazione professionale che fa parte di Corridoio sicuro potrebbe corrispondere a lavoro forzato, considerato che la maggior parte dei detenuti, se non tutti, non è mai stato condannato per nessun reato e fabbrica di tutto, dalle calzature ai saponi e ai mobili senza ricevere alcun corrispettivo.

Il programma costringe anche alcuni detenuti a lavorare in condizioni non sicure. Alcuni di essi hanno subito dei gravi incidenti alle mani per aver dovuto lavorare a contatto con la soda caustica, sostanza altamente corrosiva, senza dispositivi di protezione. “La soda caustica è pericolosa. A contatto con il corpo, toglie la pelle”, ha detto un ex detenuto sessantunenne.

Nessuno dei maggiori donatori del programma Corridoio sicuro approverebbe un tale sistema di detenzione prolungata e illegale per i propri cittadini, quindi perché lo fanno in Nigeria?“, ha dichiarato Osai Ojigho, direttrice di Amnesty International Nigeria.

Le forze armate nigeriane devono rilasciare tutti i minori in detenzione arbitraria e mettere fine alle altre violazioni che sembrano avere l’obiettivo di punire migliaia di minori, molti dei quali sono stati anche vittime delle atrocità di Boko haram. Un impegno nell’istruzione dei minori e nel loro recupero psicologico potrebbe aprire la strada a un nuovo percorso per il nord-est del paese“, ha concluso Osai Ojigho.

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