@Photo: Arseny Vesnin / Twitter
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Il 13 aprile un tribunale di San Pietroburgo ha ordinato la detenzione preventiva, almeno fino al 1° giugno, di Aleksandra Skochilenko, attivista del movimento Resistenza femminista contro la guerra.
Skochilenko, arrestata l’11 aprile, è accusata del nuovo reato di “discredito delle forze armate russe” per avere, il 31 marzo, sostituito i cartellini dei prezzi sugli scaffali di un supermercato con scritte contro la guerra. Secondo il suo avvocato, a chiamare la polizia era stato un cliente del supermercato.
La Resistenza femminista contro la guerra ha assunto la guida del movimento di protesta in Russia. Il gruppo, costituitosi il 25 febbraio, utilizza volantini e graffiti, distribuisce copie di articoli di portali indipendenti messi al bando dal governo e stampa slogan contro la guerra su banconote e su altri oggetti. Ha aperto un numero telefonico di emergenza per fornire sostegno psicologico alle attiviste e ha istituito la Fondazione contro la guerra, che assiste le persone multate o espulse dalle università per essersi opposte alla guerra.
“La guerra è contraria a tutti gli obiettivi del movimento femminista”, ha dichiarato ad Amnesty International Ella Rossman, una delle fondatrici della Resistenza femminista contro la guerra.
Il movimento ha installato 500 croci di legno in 41 città per commemorare le vittime civili della guerra. Almeno 3000 attiviste hanno preso parte ai cosiddetti “picchetti silenziosi”, indossando vestiti che riportavano scritte contro la guerra.
Finora almeno 100 attiviste di Resistenza femminista contro la guerra sono state arrestate, perquisite o minacciate. Il 30 marzo Yevgenia Isaeva, un’artista di San Pietroburgo, è stata multata di 45.000 rubli (circa 500 euro) e in seguito posta in stato di detenzione per otto giorni per “vandalismo” a causa delle sue performances artistiche.
Un’altra artista, Yulia Kaburkina, è stata arrestata il 2 aprile a Cheboksary per “discredito nei confronti delle forze armate russe” per avere, come Aleksandra Skochilenko, tolto i cartellini dei prezzi dagli scaffali di un supermercato sostituendoli con immagini di persone che manifestavano contro la guerra.