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Israele: azione legale di Amnesty International per fermare le esportazioni di software di sorveglianza dell’azienda Nso Group
Domani, martedì 14 maggio, una cinquantina di soci e simpatizzanti di Amnesty International e altri attivisti per i diritti umani presenteranno un esposto a un tribunale di Tel Aviv per chiedere che il ministero della Difesa revochi le licenze all’esportazione in favore dell’azienda israeliana NSO Group, i cui software di sorveglianza sono stati usati per attaccare difensori dei diritti umani in vari paesi.
I ricorrenti sostengono che il ministero della Difesa ha messo a rischio i diritti umani consentendo alla NSO Group di continuare a esportare i suoi prodotti.
Nell’agosto 2018 un impiegato di Amnesty International era stato attaccato da un software particolarmente aggressivo chiamato Pegasus, chiamato in causa per altri attacchi ad attivisti e giornalisti in Arabia Saudita, Messico ed Emirati Arabi Uniti.
“La NSO Group vende i suoi prodotti a governi noti per violare gravemente i diritti umani, mettendoli in grado di sorvegliare attivisti e critici. L’attacco ad Amnesty International è stato il colpo finale”, ha dichiarato Danna Ingleton, vicedirettrice di Amnesty Tech.
“Il ministero della Difesa israeliano ha ignorato le sempre più numerose prove sul collegamento tra la NSO Group e gli attacchi ai difensori dei diritti umani. Fino a quando prodotti come Pegasus saranno commercializzati senza adeguati controlli, i diritti e l’incolumità del personale di Amnesty International e di attivisti, dissidenti e giornalisti nel mondo saranno in pericolo”, ha aggiunto Ingleton.
L’azione legale fa parte di un progetto portato avanti insieme all’Istituto Bernstein per i diritti umani e la giustizia globale della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di New York, che sollecita giustizia per i difensori dei diritti umani attaccati da software malevoli.
“Prendere di mira i difensori dei diritti umani per il loro lavoro usando strumenti digitali intrusivi di sorveglianza non è consentito dal diritto internazionale. In assenza di controlli legali più robusti, l’industria dello spionaggio consente ai governi di aggirare i diritti alla privacy, alla libertà d’opinione e alla libertà d’espressione”, ha dichiarato la direttrice della Facoltà Margaret Satterthwaite.
“Il governo israeliano deve revocare le licenze all’esportazione in favore della NSO Group, non consentendo ulteriormente a quest’azienda di trarre profitti dalla repressione di stato”, ha aggiunto Satterthwaite.
Un reticolo globale di sorveglianza
Secondo quanto emerso dalle ricerche, il software Pegasus della NSO Group è stato usato per spiare numerosi esponenti della società civile tra cui almeno 24 difensori dei diritti umani, giornalisti e parlamentari in Messico; un impiegato di Amnesty International; gli attivisti sauditi Omar Abdulaziz, Yahya Assiri e Ghanem Al-Masarir; il premiato promotore di campagne per i diritti umani degli Emirati Ahmed Mansoor. Pegasus sarebbe stato usato anche per spiare il dissidente saudita, poi assassinato, Jamal Khashoggi.
Nell’agosto 2018 un impiegato di Amnesty International ha ricevuto un messaggio contenente dettagli su una protesta in programma di fronte all’ambasciata saudita di Washington, seguito da un link. In quel periodo Amnesty International stava svolgendo una campagna per ottenere il rilascio di alcune attiviste per i diritti umani arrestate in Arabia Saudita.
Aprendo il link, si sarebbe installato Pegasus. Questo software avrebbe infettato lo smartphone, accedendo alle liste dei contatti e prendendo il controllo della videocamera e del microfono.
Salvaguardie inefficaci
La NSO Group sostiene di voler aiutare i governi a combattere terrorismo e criminalità ma non ha potuto reagire di fronte alle crescenti prove riguardanti l’uso dei suoi prodotti per attaccare ai difensori dei diritti umani. Sebbene sostenga di svolgere rigorose analisi prima della vendita dei suoi prodotti, l’azienda non ha saputo fornire dettagli: qualora queste analisi fossero state realmente svolte, considerato il numero degli attacchi se ne dovrebbe dedurre che in molti casi siano state inefficaci.
La NSO Group ha ripetutamente negato, anche se in modo non credibile, che il software Pegasus sia stato usato scorrettamente per prendere di mira difensori dei diritti umani né si è mai assunta la responsabilità o ha messo a disposizione rimedi per le numerose denunce di uso scorretto della sua tecnologia di sorveglianza. L’azienda non ha neanche fornito informazioni sulle sue procedure di “due diligence”, facendo solo un vago riferimento all’esistenza di un comitato etico. Continua a non essere chiaro, dunque quali elementi vengano presi in considerazione prima che la NSO Group venda un prodotto che di per sé è invasivo come Pegasus.
In assenza di controlli efficaci basati su regole precise sulla vendita di prodotti commerciali di spionaggio e dell’assenza di azioni adeguate da parte della NSO per prevenire, mitigare o porre rimedio all’uso scorretto della sua tecnologia, gli attori della società civile continueranno a essere soggetti a sorveglianza illegale solo per voler esercitare i loro diritti umani.
“Occorre fermare l’uso dei prodotti della NSO Group per infiltrare, intimidire e ridurre al silenzio la società civile. Siamo decisi a chiamare la NSO Group a rispondere del suo ruolo negli attacchi ai difensori dei diritti umani”, ha concluso Ingleton.
Ulteriori informazioni
Alla fine del 2018 Amnesty International ha contattato la NSO Group su questi temi e ha ottenuto questa risposta:
“La NSO Group sviluppa tecnologia informatica per consentire alle agenzie governative di identificare e sventare piani di terrorismo e criminalità. I nostri prodotti sono sviluppati per essere usati unicamente per le indagini e la prevenzione della criminalità e del terrorismo, Ogni altro uso della nostra tecnologia contrario tali scopi è una violazione delle nostre politiche, dei contratti e dei valori che la nostra azienda sostiene. Se emerge una denuncia riguardante la violazione di un nostro contratto o l’uso inappropriato della nostra tecnologia, come Amnesty International ci ha segnalato, noi indaghiamo e assumiamo le azioni appropriate. Apprezziamo ogni specifica informazione che possa aiutarci a indagare ulteriormente”.
Roma, 13 maggio 2019
Per interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio Stampa
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