Tempo di lettura stimato: 9'
Alla vigilia del processo, la cui apertura è prevista il 15 dicembre, Amnesty International ha chiesto alle autorità tunisine di ritirare le accuse contro sei operatori dello staff della sezione tunisina dell’ong francese France Terre d’Asile, coinvolti in un procedimento giudiziario infondato per il loro lavoro umanitario con le persone migranti e rifugiate, e di porre fine alla sistematica criminalizzazione della società civile.
Tre operatori dello staff di Terre d’Asile Tunisie – tra cui Sherifa Riahi e Mohamed Joo – sono arbitrariamente in custodia cautelare da oltre 19 mesi, insieme a dipendenti municipali della città di Susa che collaboravano con l’organizzazione.
“Il recente verdetto contro il personale del Consiglio tunisino per i rifugiati ha confermato la criminalizzazione del sostegno alle persone rifugiate e richiedenti asilo, che fa seguito alla decisione delle autorità tunisine di interrompere l’accesso alla procedura d’asilo nel paese. Invia un messaggio intimidatorio alle persone impegnate nel lavoro umanitario e alle organizzazioni della società civile, che spesso contribuiscono a far sì che gli stati rispettino i loro obblighi internazionali in materia di diritti delle persone migranti e rifugiate e, più in generale, di diritti sociali ed economici”, ha dichiarato Sara Hashash, vicedirettrice regionale per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
“Chiediamo alle autorità tunisine di rispettare i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale, porre fine a questa ingiustizia e garantire la scarcerazione del personale delle ong e delle persone detenute arbitrariamente con loro, perseguitate unicamente per il loro legittimo lavoro di assistenza e protezione essenziale a persone rifugiati, richiedenti asilo e migranti in situazioni di precarietà”, ha aggiunto Hashash.
Il personale dell’ong è sotto processo insieme a 17 tra ex funzionari ed ex dipendenti municipali, accusati di aver collaborato con l’organizzazione. Ciò avviene dopo la condanna, il 24 novembre, a due anni di carcere di due dirigenti dell’organizzazione non governativa Consiglio tunisino per i rifugiati (Ctr), in un contesto di crescente repressione contro le organizzazioni della società civile che ha contribuito allo smantellamento completo dei meccanismi di protezione per le persone rifugiate, richiedenti asilo e migranti nel paese.
Il 15 dicembre 23 operatori e operatrici delle ong e funzionari municipali che collaboravano con loro compariranno davanti al tribunale di prima istanza di Tunisi. Tre membri di Terre d’Asile Tunisie, difensori dei diritti umani e operatori umanitari – l’ex direttrice Sherifa Riahi, il direttore amministrativo e finanziario Mohamed Joo e l’attuale direttore – si trovano arbitrariamente in custodia cautelare dal loro arresto, avvenuto nel maggio 2024. Insieme a loro sono detenuti anche Imen Ouardani, ex vicesindaca della città di Susa, e un altro ex funzionario locale, accusati unicamente di aver messo a disposizione dell’ong un edificio municipale per le sue attività.
Il gruppo è sottoposto a procedimento giudiziario per il proprio lavoro umanitario di assistenza a persone rifugiate, richiedenti asilo e migranti sulla base di accuse vaghe e generiche, tra cui “aver ospitato persone entrate o uscite illegalmente dal territorio” e “aver facilitato l’ingresso, l’uscita, la circolazione o la permanenza irregolare di una persona straniera”.
Terre d’Asile Tunisie era regolarmente registrata secondo la normativa tunisina e operava in modo trasparente, in stretta collaborazione con le autorità locali e nazionali. Il procedimento giudiziario viola non solo il diritto alla libertà di associazione ma criminalizza anche la cooperazione tra società civile e autorità locali, in palese contraddizione con gli obblighi della Tunisia ai sensi del diritto internazionale nei confronti delle persone rifugiate, richiedenti asilo, migranti e nei confronti dei difensori dei diritti umani, ostacolando il lavoro di protezione e assistenza.
Fornire sostegno umanitario e in materia di diritti umani alle persone migranti, indipendentemente dal loro status giuridico, è tutelato dal diritto alla libertà di associazione sancito dal Patto internazionale sui diritti civili e politici e dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani e non deve essere equiparato al traffico di persone, in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, ratificata dalla Tunisia. Gli stati hanno inoltre l’obbligo di garantire un ambiente sicuro e favorevole ai difensori dei diritti umani, affinché possano svolgere il proprio lavoro senza timore di ritorsioni.
Il processo arriva dopo la preoccupante condanna, il 24 novembre, del personale del Ctr, ong che collaborava con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) per fornire assistenza essenziale. Il tribunale di prima istanza di Tunisi ha condannato il fondatore e direttore dei progetti del Ctr, Mustapha Djemali, e Abderrazek Krimi a due anni di carcere, sottraendo i 18 mesi si detenzione preventiva e sospendendo il resto della pena. Di conseguenza sono stati scarcerati.
Dal maggio 2024 le autorità tunisine hanno intensificato la repressione contro le organizzazioni della società civile, in particolare quelle che lavorano sulla migrazione. Questa campagna ha incluso arresti e detenzioni arbitrarie, congelamenti di beni, restrizioni bancarie e sospensioni delle attività su ordine dei tribunali, colpendo oltre 15 organizzazioni negli ultimi due mesi.
Secondo una dichiarazione diffusa dalla Lega tunisina per la difesa dei diritti umani l’8 dicembre 2025, nell’ultimo mese le autorità tunisine hanno rifiutato in almeno quattro occasioni di permettere all’organizzazione di visitare le carceri, nonostante un memorandum firmato nel 2015 col ministero della Giustizia. Il ministero ha negato l’intenzione di revocare il memorandum.
Altre organizzazioni prese di mira con indagini penali e detenzioni arbitrarie includono l’ong antirazzista Mnemty e l’ong per i diritti dell’infanzia Bambini della luna di Medenine, i cui presidenti sono in carcere rispettivamente dal maggio e dal novembre 2024. Le autorità tengono inoltre in custodia cautelare arbitraria, dal 12 dicembre 2024, la direttrice esecutiva dell’Associazione per la promozione del diritto alla differenza, Salwa Ghrissa.
Nel giugno 2024 le autorità tunisine hanno ordinato la sospensione delle attività di registrazione e determinazione dello status di rifugiato dell’Unhcr, eliminando di fatto l’unico canale per chiedere asilo nel paese.
La repressione contro le organizzazioni della società civile e la sospensione delle attività dell’Unhcr hanno compromesso gravemente l’accesso alla protezione e a servizi essenziali come alloggio di emergenza, assistenza sanitaria, protezione dell’infanzia, sostegno alle persone sopravvissute alla violenza di genere e assistenza legale. Migliaia di persone rifugiate, richiedenti asilo e migranti – tra cui minori non accompagnati – sono ora esposte a un rischio maggiore di violazioni dei diritti umani.
“La persecuzione incessante delle ong, in particolare di quelle impegnate nella protezione di rifugiati e migranti a rischio, rivela una strategia dello stato profondamente inquietante, volta a smantellare le basi dello spazio civico in Tunisia” ha dichiarato Anne Savinel-Barras, presidente di Amnesty International Francia.