Lettera aperta al Ministro della Giustizia Orlando sull’introduzione del reato di tortura

25 Febbraio 2017

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Insieme ad Antigone, A Buon Diritto e a Cittadinanzattiva, abbiamo inviato al Ministro della Giustizia Orlando una lettera aperta per chiedere di concretizzare l’impegno del Governo per l’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano.

Al nostro appello si è unito Roberto Saviano con un video in cui ricordiamo Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Riccardo Magherini, Giuseppe Uva, Francesco Mastrogiovanni, tutti morti mentre erano affidati allo Stato.

Gentile Ministro,

abbiamo ascoltato, apprezzandole, le Sue recenti dichiarazioni sull’ormai annosa questione del reato di tortura, con particolare riferimento all’assicurazione dell’impegno del Governo affinché questo venga al più presto introdotto. Abbiamo altresì notato come, dopo una lunga sospensione del dibattito, e a quasi due anni dall’approvazione del testo trasmesso dalla Camera dei Deputati, il tema sia stato nuovamente previsto all’ordine del giorno del Senato.

Ci rivolgiamo a Lei chiedendoLe innanzitutto di voler perseguire con determinazione l’obiettivo dell’introduzione di una fattispecie specifica di tortura nel nostro ordinamento. A tal proposito, ci permettiamo di segnalarLe come, a nostro avviso, la definizione contenuta nel testo attualmente oggetto di discussione in Senato presenti diversi elementi problematici, alcuni dei quali la rendono difforme da quanto richiesto dall’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, ratificata dall’Italia nel lontano 1989.

La definizione in questione, peraltro, qualora fosse approvata dal Senato, essendo diversa da quella trasmessa a suo tempo dalla Camera dei Deputati, dovrebbe essere nuovamente esaminata da quest’ultima. In breve – sia perché il testo è insoddisfacente, sia perché l’esigenza di un’ulteriore lettura da parte di un ramo del Parlamento rischierebbe di causare un ennesimo nulla di fatto – Le chiediamo di non sostenere l’approvazione del testo attualmente in discussione e di valutare, invece, vie alternative.

Una prima ipotesi potrebbe consistere nella presentazione da parte del Governo, attraverso un emendamento, di un testo del tutto nuovo, pienamente conforme agli obblighi internazionali, e di promuoverne la rapida approvazione da parte di entrambi i rami del Parlamento. Qualora tale ipotesi non fosse da Lei considerata realizzabile, in subordine, si potrebbe riproporre in Senato, sempre nella forma di un emendamento, il testo già approvato dalla Camera dei Deputati. Quest’ultimo, pur non esente a – nostro avviso – da qualche limite, è senz’altro più vicino alla definizione di tortura contenuta nella Convenzione del 1984 e la sua approvazione da parte del Senato non renderebbe necessario un ulteriore passaggio parlamentare. Verrebbe in tal modo raggiunto l’obiettivo dell’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano.

Quale che sia la soluzione accolta – e i nostri vanno intesi come nulla più che modesti suggerimenti – l’essenziale è che qualunque iniziativa sia finalizzata a raggiungere davvero tale obiettivo. Qualora lo ritenesse opportuno saremmo lieti di incontrarla per illustrarLe a voce le nostre preoccupazioni e le nostre proposte.

FACCIAMOCI SENTIRE!

In vista della discussione in aula, prevista per la settimana del 6 marzo, abbiamo lanciato un’azione Twitter rivolta al Ministro Orlando affinché si arrivi finalmente all’approvazione di una legge in linea con gli obblighi internazionali.

Il picco dell’azione è stato il 3 marzo alle 12.30, quando una marea di tweet ha inondato il web con l’hashtag #reatoditorturasubito. Continuiamo a tenere alta l’attenzione per tutta la settimana! Per agevolare tutti i partecipanti, abbiamo già predisposto un tweet con le nostre richieste. Basta cliccare qui sotto e si aprirà il tweet.

Tweet: .@AndreaOrlandosp #reatoditorturasubito. Serve subito una legge in linea con gli obblighi internazionali https://ctt.ec/j00B7+

 

.@AndreaOrlandosp #reatoditorturasubito. Serve subito una legge in linea con gli obblighi internazionali