Nicaragua: “Il governo deve porre fine alla repressione”

18 Ottobre 2019

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Francisca Ramírez, attivista per i diritti umani e leader contadina, è fuggita dal Nicaragua in Costa Rica oltre un anno fa dopo aver ricevuto gravi minacce.

Lucía Pineda Ubau, giornalista di 100% Noticias, ha lasciato il paese nel giugno di quest’anno, dopo aver trascorso quasi sei mesi in detenzione arbitraria.

Lo stesso ha fatto Vilma Nuñez, coordinatrice del Centro nicaraguense per i diritti umani, organizzazione non governativa cui sono stati confiscati i beni e sospese le attività.

Sono le storie di solo alcuni dei difensori dei diritti umani che hanno subito gli effetti la repressione che è in corso da un anno in Nicaragua.

Secondo le organizzazioni internazionali per i diritti umani, la crisi ha costretto oltre 80.000 persone a lasciare il Nicaragua, tra cui più di 100 giornalisti. Oltre 68.000 nicaraguensi hanno chiesto protezione a Costa Rica. Questo paese è tra quelli che, nel 2018, hanno ricevuto il più alto numero di richieste d’asilo, insieme a Panama, Usa, Spagna e Messico.

La comunità internazionale deve dire a chiare lettere che la crisi dei diritti umani iniziata il 18 aprile 2018, e della quale il governo di Daniel Ortega è responsabile, è ancora in corso – ha dichiarato in una nota ufficiale Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe – e che le autorità non mostrano alcuna intenzione di garantire alla popolazione l’esercizio dei suoi dirittiLa strategia della repressione ha causato la fuga di decine di migliaia di persone, compresi giornalisti e difensori dei diritti umani“.

Per denunciare il perdurare delle violazioni dei diritti umani nel paese abbiamo lanciato la campagna “Cosa ci siamo lasciati alle spalle: in fuga dalla repressione“. Tra le azioni previste: raccolte firme, eventi, video e testimonianze di persone costrette a lasciare il paese.

Con questa campagna, chiediamo al governo del Nicaragua di porre fine alla repressione, rilasciare immediatamente e senza condizioni tutte le persone imprigionate solo per aver esercitato i loro diritti alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica e assicurare che i coraggiosi giornalisti e difensori dei diritti umani possano operare in un ambiente sicuro, senza timore di ripercussioni“, ha proseguito Guevara-Rosas.