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Francisca Ramírez, attivista per i diritti umani e leader contadina, è fuggita dal Nicaragua in Costa Rica oltre un anno fa dopo aver ricevuto gravi minacce.
Lucía Pineda Ubau, giornalista di 100% Noticias, ha lasciato il paese nel giugno di quest’anno, dopo aver trascorso quasi sei mesi in detenzione arbitraria.
Lo stesso ha fatto Vilma Nuñez, coordinatrice del Centro nicaraguense per i diritti umani, organizzazione non governativa cui sono stati confiscati i beni e sospese le attività.
Sono le storie di solo alcuni dei difensori dei diritti umani che hanno subito gli effetti la repressione che è in corso da un anno in Nicaragua.
Secondo le organizzazioni internazionali per i diritti umani, la crisi ha costretto oltre 80.000 persone a lasciare il Nicaragua, tra cui più di 100 giornalisti. Oltre 68.000 nicaraguensi hanno chiesto protezione a Costa Rica. Questo paese è tra quelli che, nel 2018, hanno ricevuto il più alto numero di richieste d’asilo, insieme a Panama, Usa, Spagna e Messico.
“La comunità internazionale deve dire a chiare lettere che la crisi dei diritti umani iniziata il 18 aprile 2018, e della quale il governo di Daniel Ortega è responsabile, è ancora in corso – ha dichiarato in una nota ufficiale Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe – e che le autorità non mostrano alcuna intenzione di garantire alla popolazione l’esercizio dei suoi diritti. La strategia della repressione ha causato la fuga di decine di migliaia di persone, compresi giornalisti e difensori dei diritti umani“.
Per denunciare il perdurare delle violazioni dei diritti umani nel paese abbiamo lanciato la campagna “Cosa ci siamo lasciati alle spalle: in fuga dalla repressione“. Tra le azioni previste: raccolte firme, eventi, video e testimonianze di persone costrette a lasciare il paese.
“Con questa campagna, chiediamo al governo del Nicaragua di porre fine alla repressione, rilasciare immediatamente e senza condizioni tutte le persone imprigionate solo per aver esercitato i loro diritti alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica e assicurare che i coraggiosi giornalisti e difensori dei diritti umani possano operare in un ambiente sicuro, senza timore di ripercussioni“, ha proseguito Guevara-Rosas.