I rapimenti di bambine e bambini, a volte coi loro insegnanti, da parte di gruppi armati (soprattutto Boko haram) prevalentemente nel nord della Nigeria, stanno mettendo a rischio il diritto all’istruzione di un’intera generazione.
Da quello tristemente famoso di 276 bambine della scuola di Chibok, avvenuto nell’aprile 2014 nello stato di Borno, ci sono stati almeno altri 15 rapimenti di massa di bambine e bambine che hanno evidenziato il fallimento delle autorità nel proteggere le persone, minorenni e adulte, che fanno parte del mondo della scuola e il diritto all’istruzione delle prime.
In alcuni casi le autorità addirittura arrivano ad accusare i dirigenti scolastici. Quando il 21 novembre 2025, nello stato del Niger, sono state rapite oltre 300 persone tra studenti e docenti, le autorità hanno dichiarato che la scuola St. Mary aveva ignorato un’allerta di sicurezza che avrebbe potuto impedire i rapimenti. L’Arcidiocesi cattolica di Kontagora, proprietaria della scuola, ha sfidato il governo a presentare le prove di quell’asserita allerta.
Anche ammesso che questi avvisi siano stati emessi veramente, non è compito delle autorità scolastiche adottare misure di sicurezza: spetta allo stato garantirle. Ciò non è avvenuto in occasione del penultimo rapimento dove pure c’era stata una segnalazione, avvenuto nello statodi Kebbi il 19 novembre, nel quale sono state sequestrate 25 ragazze.
Dopo gli ultimi episodi avvenuti la settimana scorsa, le autorità hanno ordinato la chiusura a tempo indeterminato di 20.468 scuole in sette stati della Nigeria.
Queste misure possono ridurre i rischi di rapimenti ma le ricerche di Amnesty International hanno dimostrato che molti degli istituti chiusi nel 2021 a seguito dell’ennesima serie rapimenti non hanno più riaperto e che alle studenti e agli studenti che le frequentavano non sono state messe a disposizione forme alternative d’istruzione.
